A guidare la classifica è la Roma-Ostia Lido, di cui si servono giornalmente circa 100mila studenti e lavoratori: lentezza esasperante, niente aria condizionata d'estate o riscaldamento d’inverno, mancanza di personale ferroviario
Treni vecchi, lenti e sovraffollati: in Italia, quei 3 milioni di cittadini che utilizzano il treno (e non di Alta Velocità) per raggiungere il luogo di lavoro o studio, ha a che fare ogni giorno con guasti tecnici, ritardi e carrozze sempre stracolme e sporche.
È questo ancora una volta il quadro delineato da Pendolaria 2016, il rapporto annuale di Legambiente sui servizi ferroviari, che indica le dieci linee peggiori scelte in base a criteri relativi alla qualità del servizio, alle proteste degli utenti per i problemi di ritardi e tagli dei treni, alla tipologia dei treni utilizzati sia per capienza sia per età, alla disponibilità di orari adatti all’utenza pendolare, alla frequenza dei convogli e alle condizioni in cui versano le stazioni.
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Complessivamente dal 2010 a oggi, a causa della riduzione dei trasferimenti da parte dello Stato, si sono registrati tagli nel servizio ferroviario regionale pari al 6,5% e negli intercity del 19,7%. Solo in pochissime regioni è aumentato il servizio – il caso migliore è la Provincia di Bolzano -, mentre in tutte le altre è stato ridotto o è numericamente rimasto uguale ma con tagli su alcune linee, mentre sono cresciute le tariffe. I pendolari più sfortunati quindi? Sono innanzi tutto quelli delle grandi città, dove i numeri di chi si muove ogni giorno sono enormi, e quelli che tentano di muoversi su linee cosiddette secondarie.
Le 10 peggiori linee ferroviarie
1. A guidare la classifica è la Roma-Ostia Lido, di cui si servono giornalmente circa 100mila studenti e lavoratori: lentezza esasperante, niente aria condizionata d’estate o riscaldamento d’inverno, mancanza di personale ferroviario
2. Circumvesuviana: collega un’area metropolitana di circa due milioni di abitanti e si estende per 142 km distribuiti su 6 linee e 96 stazioni. Salvo guasti, oggi viaggiano 56 treni, ma ne occorrerebbero almeno 70 per garantire un servizio dignitoso
3. Reggio Calabria-Taranto, la linea che dovrebbe unire le regioni del Sud, i centri turistici e i porti, garantendo un servizio di qualità per studenti, turisti, lavoratori, invece si trova in uno stato di grave degrado. Solo 4 collegamenti al giorno da Reggio a Taranto, per una durata minima di 6 ore e 15 minuti, ma con tre cambi e un tratto in pullman.
4. Messina-Catania-Siracusa (ma, dicono da Legambiente, tutte le tratte siciliane sono scomode e inefficienti)
5. Cremona-Brescia, che ha treni più lenti oggi di 15 anni fa (34 minuti nel 2002, 58 oggi), ritardi, soppressioni, carrozze sovraffollate, disagi dovuti allo spostamento del sottopasso di Brescia per i lavori dell’alta velocità.
6. Pescara-Roma, è una linea su cui pochissimi pendolari oramai prendono il treno malgrado gli spostamenti intensi tra le due Regioni e i tanti centri lungo la direttrice. La ragione? Ogni giorno il numero di pullman è tre volte quello dei treni e su gomma si viaggia più veloci e più comodi con collegamenti che vanno dalla mattina presto alla sera tardi.
7. Collegamenti per Casale Monferrato, con la linea per Vercelli e quella per Mortara che sono state chiuse a seguito del tagli decisi dalla Regione Piemonte
8. Bari-Martina Franca-Taranto, lentezza dei treni (41 kmh) e presenza del binario singolo per gran parte della tratta che, secondo uno studio della Regione Puglia, potrebbe potenzialmente servire oltre 700 mila persone tra pendolari e turisti
9. Treviso-Portogruaro, 52 km a binario unico utilizzati soprattutto dagli studenti e dagli utenti dell’Ospedale Riabilitativo di Motta di Livenza. Negli ultimi mesi i servizi su questa linea hanno subito un graduale peggioramento, con forte riduzione dei convogli soprattutto nel pomeriggio, e uso di mezzi vecchi (almeno 35 anni) con velocità media di soli 50 kmh
10. Genova-Acqui Terme, una tratta con 46 km a binario unico, che ha subito forti tagli, caratterizzata da ritardi cronici dovuti a problemi durante l’attraversamento dei passaggi a livello, ai lavori di potenziamento della stazione di Rossiglione e quelli tra Genova Brignole e Genova Principe.
Nel complesso, in Italia sono quasi 3.300 ogni giorno i treni del servizio regionale. Il 69% dei treni in circolazione supera i 15 anni d’età, con differenze tra le regioni del centro-nord e quelle del sud. Nel dettaglio, la regione con la più alta età media dei treni è l’Abruzzo, con 24,1 anni di età seguito dalla Basilicata con una età media dei treni di 23,3 anni e dalla Sicilia, con 23,2. L’età media nazionale è pari a 17,2 anni, migliorata rispetto allo scorso anno (era 18,6), per gli investimenti di alcune Regioni, per i nuovi contratti di servizio con Trenitalia che prevedono la sostituzione di 450 treni e, in alcuni casi, per la dismissione di quelli più vecchi (Puglia e Lombardia).
Quel che è peggio è che per i prossimi anni non sono previsti finanziamenti che possano aumentare i treni in circolazione, con la conseguenza che nelle tratte non ad Alta Velocità si rischiano ulteriori tagli nel servizio. Inoltre, secondo Legambiente, occorre garantire gli stessi standard di sicurezza e qualità su tutte le linee del Paese. E lo conferma il drammatico incidente del 12 luglio tra Andria e Corato.
Secondo Legambiente, infine, male non sarebbe se si trasferisse quanto la gestione delle infrastrutture regionali a RFI, per realizzare subito investimenti in sicurezza e efficienza delle linee, e poi affidare il servizio attraverso gare europee per garantire i diritti di chi ogni giorno prende il treno a Roma o Napoli come in tutte le altre città italiane.
Germana Carillo