Da novembre scorso a febbraio migliaia di container sono caduti in mare, spesso a causa di potenti tempeste causate dai cambiamenti climatici
Negli ultimi mesi è stata segnalata, da parte delle linee di trasporto, la caduta in mare di migliaia di container. Questo sta causando ritardi nelle consegne oltre che evidenti danni ambientali. Un problema che, almeno in parte, potrebbe essere uno degli effetti poco conosciuti dei cambiamenti climatici.
Le navi che trasportano container, dalla fine del 2020, hanno segnalato la caduta in mare di migliaia di casse. Anche in passato questo evento capitava spesso, ma sembra che la situazione stia peggiorando.
In particolare la perdita di container in mare si verifica in alcune zone, si parla soprattutto delle rotte commerciali tra Stati Uniti e Asia. Ne è un esempio la nave Maersk Eindhoven che a metà gennaio nel Pacifico settentrionale ha perso moltissimi container durante il trasporto di merci dalla Cina a Los Angeles.
A causa del mare particolarmente mosso e di una perdita di potenza del motore, la nave ha perso 750 container (e altri 79 sul ponte sarebbero stati danneggiati). Ma questo, purtroppo, non è un caso isolato. Pensate che, in media, secondo i dati diffusi dal World Shipping Council, sono circa 1380 i container dispersi in mare tra il 2018 e il 2019.
Una situazione che, però, come dicevamo, sta peggiorando: secondo le stime infatti, tra il 30 novembre e metà febbraio i container persi in mare sarebbero quasi 3000 a seguito di almeno 6 incidenti separati.
Il caso più eclatante è quello di ONE Apus, diretto al porto di Long Beach dalla Cina meridionale, che a novembre ha perso più di 1.800 container durante quelli che la compagnia ha chiamato “venti di burrasca e grandi mareggiate”.
Pensiamo non solo ai danni logicistici ed economici legati alla consegna delle merci che non arriveranno mai a destinazione ma anche, soprattutto, ai danni dell’inquinamento causato da queste casse che finiscono in mare con una certa regolarità.
Come mai avvengono questi incidenti?
C’è innanzitutto un problema di carichi:
“Si tratta di un boom nel carico di importazione al di là di qualsiasi cosa abbiamo visto prima. Non solo abbiamo navi di grandi dimensioni, maltempo, ma in molti casi abbiamo navi piene zeppe” ha dichiarato Lars Jensen, CEO di SeaIntelligence Consulting, che fornisce consulenza ai clienti nel settore del trasporto di container.
Vi è poi la possibilità che si verifichi un rollio parametrico, un improvviso movimento laterale di una grande nave causato da uno specifico allineamento delle onde, di solito durante una tempesta. Il rotolamento parametrico può far cadere i container, che a volte sono impilati in sei piani, l’uno sull’altro. Le navi più grandi, di conseguenza, tendono ad essere più a rischio.
Le compagnie di navigazione tendono però a dare la responsabilità degli incidenti soprattutto al maltempo. Come dicevamo, la maggior parte delle perdite di carico avvengono sulla rotta tra gli Stati Uniti e l’Asia. Dalle indagini marittime in corso, che comunque impiegheranno molto tempo a capire le dinamiche precise degli incidenti, si notano alcuni situazioni simili.
Secondo quanto dichiarato a Business Insider da Peregrine Storrs-Fox, direttore della gestione del rischio presso l’assicuratore specializzato nel trasporto di merci TT Club, vi sono sorprendenti cose in comune tra i vari incidenti:
“Le navi sembrano abbastanza ben caricate. Per lo più sono navi che stavano andando dalla Cina agli Stati Uniti attraverso il Pacifico. E la maggior parte di loro ha una capacità e un design di dimensioni simili di 10-13.000 TEU [unità equivalente a venti piedi]. Tutte queste navi hanno anche incontrato condizioni meteorologiche piuttosto estreme, per una serie di motivi”.
Ci soffermiamo in particolare su quest’ultimo punto: le condizioni metereologiche estreme. È sotto gli occhi di tutti che le tempeste negli ultimi anni stanno diventando sempre più forti e devastanti.
Secondo quanto dichiarato da un ex dirigente del trasporto di container:
“Si potrebbe ipotizzare che le compagnie di trasporto, a causa degli alti margini, siano desiderose di evitare ritardi e quindi che ‘ignorino’ condizioni meteorologiche estreme, ma in realtà sarebbe solo una speculazione” .
Al di là del comportamento più o meno corretto delle compagnie di trasporto, in particolare nel Pacifico sembrano essere aumentate negli ultimi mesi le condizioni meteo avverse e che quindi si stiano verificando numerose tempeste, che sarebbero la causa della maggior parte degli incidenti.
La tempesta più potente si è verificata intorno a capodanno e in quel caso le onde hanno raggiunto i 54 piedi. Si è trattato di un ciclone di proporzioni molto grandi alimentato dallo scontro tra aria fredda polare e aria calda proveniente da Sud.
Inoltre, come ha dichiarato Michael Page, meteorologo radiotelevisivo presso Flawless Forecast:
“Gran parte dell’oceano dal Giappone, e nell’area a sud dell’Alaska, ha una temperatura di 0,5-3 °C sopra la media. Quindi gli oceani più caldi possono portare a tempeste più potenti, che possono creare onde più grandi e potenzialmente essere collegate a una maggiore perdita di carico“.
Anche l’aumento della temperatura degli Oceani, dunque, può portare a questi eccezionali eventi atmosferici e ad una maggiore probabilità di perdere i container.
Come è evidente ancora una volta, gli effetti dei cambiamenti climatici si ripercuotono sulla nostra vita in tanti modi, alcuni dei quali tra l’altro sono ancora sconosciuti o poco noti.
Fonte: hellenic shipping news / Wired / Business Insider
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