La scoperta del secolo in fatto di biocarburanti è dell'equipe scientifica del professor Henry Daniell, docente alla Central Florida University: etanolo più economico e pulito da bucce d'arancia e giornali.
E dopo la benzina dall’erba gallese, direttamente dalla Florida arriva l’ultima novità in fatto di bioetanolo. Pare che l’equipe scientifica del professor Henry Daniell, docente alla Central Florida University, abbia fatto la scoperta del secolo in fatto di biocarburanti: etanolo più economico e pulito da bucce d’arancia e giornali. Insomma, non più petrolio ma tanta vitamina C e quotidiani per le nostre auto a basso impatto ambientale.
Dalle parole dello stesso Daniell sembra che ci troviamo davanti a un metodo all’avanguardia, più green e vantaggioso degli attuali sistemi di alimentazione dei veicoli a motore. Una scoperta che ha l’obiettivo di relegare la benzina alla posizione di carburante di serie B.
L’ennesima scoperta scientifica sensazionalista ma di difficile attuazione? Forse no.
L’etanolo prodotto dall’equipe statunitense, infatti, non intacca le preziose risorse alimentari del Pianeta Terra, fattore che ha esposto a forti critiche la produzione di carburante dal grano, ma utilizza i prodotti organici di scarto, quelli non commestibili e quindi impiegabili con facilità.
Non solo, rispetto alle emissioni di gas serra derivanti dalla produzione di etanolo dal grano, il metodo “bucce d’arancia” gode di ottime credenziali. Daniell afferma che la tecnica messa a punto ha emissioni bassissime, inferiori sia al grano che alla benzina e all’alimentazione elettrica.
” Il successo del team del Dottor Henry Daniell è una grande conquista. Ha trovato il modo di produrre una combinazione di enzimi in grado di degradare le pareti cellulari dai cloroplasti“ ha detto Mariam Sticklen, professoressa di scienze della terra e agraria alla Michigan State University.
La tecnica di Daniell, infatti, sviluppata in collaborazione con il Dipartimento degli Stati Uniti per il finanziamento all’agricoltura, utilizza un cocktail di enzimi di estrazione vegetale in grado di agire sui legami cellulari e trasformare bucce di scarto, giornali e quant’altro in zucchero che, fermentando, diventa etanolo.
Ulteriore elemento da non sottovalutare l’impiego delle piantagioni di tabacco per produrre gli enzimi in questione. L’uso del tabacco, al posto di procedimenti sintetici in laboratorio, permette di ridurre notevolmente i costi di produzione e quindi il prezzo dell’etanolo. Il tabacco, poi, produce molta energia per acro e, il suo impiego alternativo, può potenzialmente ridurre l’uso delle piantagioni per l’industriosa macchina del fumo.
Pubblicata questo mese sul Plant Biotechnology Journal, la ricerca americana necessiterà di ulteriori accertamenti per poter passare dal laboratorio al mercato, ma le prospettive sembrano interessanti anche a detta di altri scienziati che operano nel settore della ricerca sui biocarburanti.