A causa dell'abrasione provocata dal contatto con l'asfalto stradale, gli pneumatici di auto e moto generano nano-particelle inquinanti e pericolose per la nostra salute
Sappiamo già che la circolazione di auto e moto nelle nostre città è tra le principali cause di inquinamento dell’aria: questi mezzi di trasporto, infatti, funzionano grazie alla combustione di fonti energetiche fossili e rilasciano in atmosfera particelle inquinanti e dannose per la nostra salute (il cosiddetto particolato fine).
Ma non sono solo gli scarichi delle auto a inquinare l’ambiente della città: anche l’usura degli pneumatici sull’asfalto può dare origine a particelle di microplastica estremamente pericolose, che si accumulano ai bordi delle strade e vengono immessi negli ecosistemi acquatici grazie alla pioggia.
Si tratta di particelle di dimensioni sub-millimetriche costituite perlopiù da elastomeri: a causa della loro composizione chimica e delle loro dimensioni ridottissime, possono essere respirate da animali ed esseri umani e causare gravi danni alla salute e agli ecosistemi. La polvere degli pneumatici nell’aria sarebbe connessa ad un aumentato rischio di allergia nella popolazione, come dimostrato da uno studio condotto qualche anno fa.
Finora tali particelle non erano mai state indagate per l’assenza di una strumentazione adatta. Ma un nuovo studio internazionale, condotto dai ricercatori dell’Università di Göteborg (Svezia) e del CNR di Messina, ha messo a punto un sistema innovativo per analizzare le particelle che si generano con l’abrasione delle gomme sull’asfalto stradale attraverso l’ausilio di minuscole “pinzette ottiche” di precisione e di una tecnica detta spettroscopia Raman.
La spettroscopia vibrazionale permette di identificare la composizione chimica dei materiali analizzati in base allo spettro energetico unico delle vibrazioni dei nuclei atomici nei composti molecolari (la cosiddetta impronta vibrazionale). Con questa tecnica è possibile indagale la composizione dei materiali nonché le proprietà strutturali e chimiche delle particelle – con particolare attenzione alla presenza di sostanze quali minerali e ossidi metallici.
Le pinzette ottiche, invece, sfruttano l’azione dei raggi laser per intrappolare micro- e nano-particelle all’interno di un dato liquido. L’unione di queste due tecniche di indagine ha portato ad un potente strumento con capacità uniche per l’analisi chimica e strutturale di micro- e nano-strutture diluite in un liquido – come ad esempio le particelle di pneumatico all’interno dell’acqua piovana.
La ricerca mostra che possiamo utilizzare questa combinazione di pinzette ottiche e spettroscopia “Raman” per caratterizzare le particelle microscopiche che vengono create dall’abrasione dei pneumatici sulle strade e spesso finiscono in mare. Questo colma un divario tra le altre tecniche disponibili – spiega il professor Giovanni Volpe, fra gli autori dello studio.
L’analisi di queste nano-particelle potrebbe consentire ai produttori di pneumatici di creare gomme più sostenibili, che non siano responsabili anche di questa forma di inquinamento dell’aria e delle acque – o che rilascino nell’ambiente particelle biodegradabili.
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Fonte: Environmental Science: Nano
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