Arriva anche in Italia la campagna lanciata dal Times, Save our cyclists, che ha diffuso un manifesto in 8 punti per limitare le stragi dei ciclisti sulle strade di tutta Europa
Nelle città italiane, come in quelle inglesi, di bicicletta si muore. Stragi silenziose, ma che fanno paura, visti i numeri che si registrano in tutto il mondo. Ed è per questo che il Times ha deciso di avviare una campagna a favore della sicurezza in bici in città. E dopo il successo conquistato oltre la Manica, la campagna Save our cyclists è giunta grazie al passaparola sul web anche in Italia.
Sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema della sicurezza sulle strade per chi va sulle due ruote, ecologiche ma spesso mortifere, loro malgrado. Secondo alcuni dati diffusi dalla Fondazione Ania, oggi in Italia circolano oltre 11milioni di biciclette ma il nostro paese, a livello europeo, nel 2010, è finito al terzo posto per la mortalità stradale dei ciclisti con 263 decessi. Peggio di noi hanno fatto solo la Germania con 462 morti e la Polonia (280).
Inoltre, secondo quanto riferisce Umberto Guidoni, Segretario Generale della Fondazione, in 10 anni sulle strade britanniche sono morti 1.275 ciclisti. In Italia, come abbiamo detto, lo scenario è ancora più negativo: nel 2010 sono morti 263 ciclisti (6% del totale dei morti), 2.556 nel corso dell’ultimo decennio. Più del doppio di quelle registrati in Gran Bretagna.
Da qui l’urgenza di agire ed in fretta per porre fine a queste stragi ed incentivare l’uso della bici, che in Italia stenta a decollare anche per mancanza di un’adeguata rete di piste ciclabili.
Per questo, dalla scorsa settimana il Times di Londra è impegnato nella campagna Save our cyclists, che sta riscuotendo un grande successo. Finora sono state oltre 20mila le adesioni in soli 5 giorni.
“La tutela delle utenze deboli della strada è un problema comune in tutto il mondo. Ciclisti e pedoni sono le categorie che rischiano di più di essere investite” continua Guidoni. “Questi dati dimostrano che nel nostro Paese si deve fare ancora molto in termini di prevenzione, ma anche di comunicazione e sensibilizzazione“.
Tali cifre, quelle degli incidenti, fanno davvero paura, ma al tempo stesso fanno montare la rabbia visto che tutte queste morti sono evitabili, con poche semplici accortezze, suggerite dal manifesto del Times e indirizzate a politici e istituzioni:
1. Gli autoarticolati che entrano in un centro urbano devono, per legge, essere dotati di sensori, allarmi sonori che segnalino la volta, specchi supplementari e barre di sicurezza che evitino ai ciclisti di finire sotto le ruote.
2. I 500 incroci più pericolosi del paese devono essere individuati, ripensati e dotati di semafori preferenziali per i ciclisti e di specchi che permettano ai camionisti di vedere eventuali ciclisti presenti sul lato.
3. Dovrà essere condotta un’indagine nazionale per determinare quante persone vanno in bicicletta in Italia e quanti ciclisti vengono uccisi o feriti.
4. Il 2% del budget dell’ANAS dovrà essere destinato alla creazione di piste ciclabili di nuova generazione.
5. La formazione di ciclisti e autisti deve essere migliorata e la sicurezza dei ciclisti deve diventare una parte fondamentale dei test di guida.
6. 30 km/h deve essere il limite di velocità massima nelle aree residenziali sprovviste di piste ciclabili.
7. I privati devono essere invitati a sponsorizzare la creazione di piste ciclabili e superstrade ciclabili prendendo ad esempio lo schema di noleggio bici londinese sponsorizzato dalla Barclays.
8. Ogni città deve nominare un commissario alla ciclabilità per promuovere le riforme.
E in Italia? Questi l’invito rivolto ai quotidiani del Paese per sostenere la campagna del Times: “Cari direttori, il manifesto del Times è stato dettato dal buon senso e da una forte dose di senso civico. È proprio perché queste tematiche non hanno colore politico che chiediamo un contributo da tutti voi affinché anche in Italia il senso civico e il buon senso prendano finalmente il sopravvento. Vi chiediamo di essere promotori di quel cambiamento di cui il paese ha bisogno e di aiutarci a salvare molte vite umane. Chiunque volesse contribuire al buon esito di questa campagna può condividere questa lettera attraverso Facebook, attraverso il proprio blog o sito, attraverso Twitter utilizzando l’hashtag #salvaiciclisti e, ovviamente, inviandola via mail ai principali quotidiani italiani”.
E non non potevamo non accoglierlo. Sarà la volta buona?