Non se ne può più di assistere agli investimenti di ciclisti a Milano. Gli incidenti gravi o mortali sono diventati la normalità. Per il ministro Salvini non è una città adatta alle biciclette, ma stiamo facendo abbastanza per renderla tale e più sicura? Evidentemente no...
A Milano si allunga la scia di sangue dei ciclisti investiti da camion e auto. Ieri pomeriggio è toccato a una donna di 55 anni, che procedeva in sella lungo l’alzaia del Naviglio Pavese. Secondo le prime ricostruzioni, la ciclista – ancora ricoverata in gravi condizioni – procedeva nella stessa direzione della Toyota che l’ha travolta da dietro.
Quello avvenuto lunedì è soltato l’ennesimo terrificante incidente ai danni di chi si muove in bicicletta. Finora dall’inizio dell’anno si contano ben 5 ciclisti uccisi sulle strade del capoluogo lombardo. Nello scorso mese due donne sono morte nel giro di appena due giorni. Non sono bastati gli appelli e le numerose manifestazioni di protesta organizzate negli ultimi mesi, a Milano chi si sposta sulle due ruote rischia di finire schiacciato come una mosca. E non si tratta più di casi isolati, sono i numeri di una vera e propria emergenza che non si può più ignorare.
Ma invece di tutelare chi sceglie di muoversi con un mezzo sostenibile, non si fa altro che mettere (letteralmente) i bastoni fra le ruote, continuando a privilegiare chi, invece, usa l’auto, aggravando anche la piaga dell’inquinamento.
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Le parole di Salvini fanno discutere
Sull’urgente questione era intervenuto il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini qualche ora prima che la 55enne venisse investita nella città lombarda.
Io adoro andare in bicicletta laddove ci sono spazio e sicurezza, fare le piste ciclabili anche laddove le situazioni sono complicate può essere un rischio per tutti. – ha commentato Salvani – Nel codice della strada nuovo metto una distanza minima oltre la quale l’automobilista non può superare. È chiaro che Milano è una città straordinaria, la più bella del mondo, la mia, alla quale sono legato, ma è una città piccola, è stretta e non ha i vialoni di Parigi o le ciclovie del Trentino, ne parlerò con il sindaco perché le vite vanno al di là del colore politico.
Da un ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti ci si aspettava l’annuncio relativo a nuove misure concrete ed efficac a tutela dei ciclisti, ad esempio l’ampliamento e il miglioramento delle piste ciclabili, ma finora non sono arrivate. Salvini si è limitato a sottolineare che Milano non è il posto adatto a chi si muove in bicicletta, scatenando non pochi malumori fra gli utenti sui social. Il suo suona più come una sorta di invito a rassegnarsi a lasciarla in garage o ad uscire con la consapevolezza di poter andare incontro alla morte. Insomma fra le righe si legge un “evitate di andarvela a cercare”.
Un altro punto toccato dal ministro Matteo Salvini è quello relativo all’introduzione del limite di velocità di 30 km/h per favorire la sicurezza stradale e invogliare i cittadini ad andare a piedi o con mezzi ecologici. A fare da apripista lo scorso giugno è stata Bologna, divenuta la prima grande città 30 d’Italia e il sindaco di Milano Giuseppe Sala sta valutando di prendere ispirazione del comune emiliano.
Per Salvini, però, si tratta di una proposta inadeguata. “Il limite di 30 all’ora ha senso dove ci sono posti sensibili e pericolosi, dire che in città si va tutti a 30 all’ora non ha nessun tipo di senso” ha sottolineato.
In realtà, però, caro ministro, costringere gli automobilisti a rallentare potrebbe essere già un buon punto di partenza (anche se non la soluzione definitiva), che potrebbe ridurre il numero di incidenti fra i ciclisti e non solo e aiuterebbe a ridurre i livelli di smog in una città avvelenata dalle polveri sottili.
Per tutelare i ciclisti dobbiamo cambiare mentalità
Ma il problema non è rappresentato esclusivamente dalla velocità. La verità è che abbiamo bisogno di un cambiamento di mentalità, di educare i cittadini e ripensare le città con meno auto e mezzi inquinanti e più pedoni e ciclisti. Spesso gli automobilisti vedono i ciclisti come un ostacolo e a Milano e non solo c’è troppo traffico. Una soluzione davvero utile sarebbe quella di liberare i nostri comuni dalle automobili, come stanno facendo Parigi e Amsterdam.
Ne è convinto l’ex campione del mondo di ciclismo Gianni Bugno, che durante una recente intervista ha proposto di creare dei parcheggi di interscambio e iituire sensi unici in entrata e in uscita delle strade del capoluogo lombardo.
Milano è una città che potrebbe stare senza macchine. – sottolinea – Ci sono mezzi pubblici che ti portano comodamente ovunque. Oggi c’è tanta gente che va in palestra in macchina per fare anche solo 3 chilometri. È paradossale.
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Fonte: Ansa
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