Milano non è una città per bici! Due donne investite in soli due giorni, 5 ciclisti morti da inizio anno

La città di Milano si sta sempre più rivelando non a misura di bici. Non solo male attrezzata, ma anche – soprattutto – pericolosissima per chi pedala come dimostrano i 6 morti negli ultimi 6 mesi

È un bilancio drammatico quello che arriva nelle ultime ore da Milano, dove sembra ormai essere in corso una strage di ciclisti. Il 29 agosto Francesca Quaglia, una ragazza di 28 anni, è stata infatti travolta e uccisa da un camion in viale Caldara. Da inizio 2023 sono 5 i ciclisti che hanno perso la vita nella città meneghina che dopo il Covid voleva diventare un esempio di mobilità urbana lenta e sostenibile.

La scia di sangue è iniziata il 2 novembre 2022 con una sessantaseienne, poi a febbraio una trentottenne e ancora una trentanovenne.

A maggio è toccato ad un cittadino di origine cinese, mentre a giugno di una donna di 60 anni. E purtroppo non è finita qui, dato che ieri un’auto ha perso il controllo, si è ribaltata e ha fatto crollare un palo su una quarantatreenne che passava di lì con la bici e che ora versa in gravi condizioni, ricoverata in prognosi riservata all’ospedale Niguarda.

In arrivo il divieto di circolazione in Area B se sprovvisti di sensori per l’angolo cieco

Numeri e vite spezzate che fanno arrivare ad un’amara riflessione: Milano non è una città a misura di bicicletta. Non possiamo più parlare di casi isolati e della sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Da mesi le associazioni di ciclisti sostengono che il Comune e le istituzioni non stiano facendo abbastanza per prevenire gli incidenti di chi è in sella alle due ruote a pedali. Lo scorso aprile era stato organizzato un sit-in con 600 ciclisti per chiedere a gran voce la diminuzione della presenza di automobili e favorire una ciclabilità più sicura.

Qualcosa si sta muovendo, ma basterà? Dal 1° ottobre, infatti, la Giunta Comunale di Milano ha introdotto con una delibera il divieto di circolazione nell’Area B per i mezzi che non sono dotati di sensori per l’angolo cieco.

La misura riguarderà i veicoli con più di otto posti a sedere e quelli per il trasporto merci con un peso superiore alle 3,5 tonnellate che dovranno necessariamente essere dotati di sistemi in grado di rilevare la presenza di pedoni e ciclisti nei pressi del veicolo.

Nelle ultime ore il sindaco Giuseppe Sala ha anche promesso l’arrivo di un “piano bici” in linea con le grandi città europee, ammettendo come la città a 30 km/h non sia sufficiente. I recenti incidenti, infatti, non sono frutto della velocità ma della coesistenza di mezzi.

Gianni Bugno: bisogna cambiare la mentalità

Nell’attesa che ciò si produca, il tema si fa sempre più pressante ed emergono anche opinioni illustri, come quella dell’ex ciclista Gianni Bugno, due volte campione del mondo di ciclismo all’inizio degli anni ’90. A suo dire la situazione di Milano sta solo peggiorando perché manca la coscienza civica di condividere le stesse strade tra automobilisti e ciclisti.

Gli spazi in una città come Milano sono troppo stretti per costruire piste ciclabili e il capoluogo meneghino è nella morsa del traffico. Per Bugno una possibile via da percorrere potrebbe essere quella di “copiare” quanto fatto a Parigi, liberando la città dalle auto.

Sarebbe utile istituire sensi unici in entrata e in uscita delle strade. Area B e Area C vanno anche bene, ma sono solo una parte della soluzione. Prendiamo corso Buenos Aires a Milano. Andrebbe fatta a senso unico perché adesso è un caos, hanno peggiorato la situazione facendo una ciclabile costretta a una gincana tra le auto. È un pericolo per tutti. Il senso unico alleggerirebbe il traffico.

E poi si potrebbero creare parcheggi di interscambio in modo da potersi muovere comodamente ovunque senza auto. Per Bugno è assurdo e paradossale che ci si sposti in macchina anche solo per fare qualche chilometro. Ma in questo caso bisogna partire dal cambiare la mentalità, anche e soprattutto quella dei giovani, iniziando dalle scuole e dall’insegnamento dell’educazione stradale.

Linus: “Gli automobilisti odiano i ciclisti”

O ancora abbiamo lo sfogo amaro di Linus, conduttore radiotelevisivo e direttore artistico di Radio Deejay nonché appassionato ciclista secondo cui bisognerebbe prendere provvedimenti seri, come l’introduzione di fasce orarie di ingresso.

Il punto è che camion e bici non devono circolare insieme. Il problema è che mancano le condizioni, il Comune non aiuta i ciclisti a spostarsi. Le piste ciclabili spesso non hanno una effettiva separazione dalle automobili. In più gli automobilisti odiano i ciclisti, non li rispettano. La norma del codice della strada prevede una distanza di 1,5 metri, invece lo sport è sfiorarti con lo specchietto.

E poi ci sono le strade milanesi, ricche di insidie tra cui il pavé, le rotaie del tram, le strade sconnesse. Per Linus mancano le condizioni ambientali per trasformare Milano in una Amsterdam o una Copenaghen. Riuscirà l’amministrazione a trovare la chiave giusta per porre un freno a questi drammatici eventi e far diventare Milano un po’ più green?

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