“La Ciclovia del Garda non s’ha da fare”: ecco perché sindaci e ambientalisti si oppongono al Garda by Bike

Il progetto della Ciclovia del Garda è in un contesto estremamente delicato, con aree classificate ad alto rischio geologico, con pericoli di caduta massi e frane frequenti. Non solo: aumento di costi e problematiche legate alla sicurezza hanno spinto diverse associazioni a dire a gran voce il loro secco no a questa nuova infrastruttura

Salutata nel 2018 come la “ciclovia dei sogni”, ora la Ciclovia del Garda, la grande infrastruttura ciclabile prevista dal Sistema Nazionale delle Ciclovie Turistiche (SNCT, 2018), appare come il nervo scoperto di un territorio sul quale ormai c’è un acceso dibattito. Si progetta dove andare in bici, insomma, ma in un autentico paradosso in cui mobilità sostenibile questa volta non fa rima con sostenibilità di un progetto costoso e impattante.

Fu 5 anni fa (il tempo trascorso è sinonimo di quanto ci voglia per creare infrastrutture così impegnative), quando venne inaugurato il primo tratto della ciclabile sospesa sul Lago, che collegava Limone con Riva del Garda: tratto che comunque non è ancora stato terminato a causa dei costi elevati e di problemi di carattere geologico e paesaggistico.

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Ed è qui il punto: da meraviglia del lago di Garda a “devastante mostro di acciaio e cemento, ad alto rischio per la vita delle persone, dai costi esorbitanti e destinato a sfregiare per sempre uno dei luoghi più belli del mondo”, la Ciclovia del Garda adesso trova il secco no di decine di associazioni, comitati, partiti e cittadini mobilitati lungo le sponde gardesane, ma anche dei sindaci dei centri affacciati sul Garda tra le province di Brescia, Verona e Trento, di ingegneri, geologi e persino di circoli di cicloamatori e velisti.

Tutti difendono non solo l’integrità del paesaggio, minacciato dalla invasività dell’infrastruttura nel tratto in falesia – le ormai celebri “mensole” a sbalzo sulla roccia – ma più in generale sottolineano il consumo di suolo e l’eccessivo costo della realizzazione. In ambito lombardo pesa poi sul dibattito anche il rischio idrogeologico, confermato dalle frane degli ultimi mesi, mentre è sotto gli occhi di tutti una congestione veicolare crescente.

Solo qualche giorno fa, inoltre, si è staccata una frana sulla statale Gardesana che unisce Riva del Garda a Limone. Da quel momento, la protesta degli ambientalisti contro la ciclovia si è allargata.

Un’altra grossa frana è caduta a Riva. Per questo motivo chiediamo ancora con più forza la sospensione immediata dei lavori sulla parte trentina della Ciclovia, dicono dal Coordinamento Interregionale per la tutela del Garda. La sicurezza delle persone deve venire prima di ogni altra velleità turistica. La ciclovia in zona di massimo livello di rischio deve essere ripensata.

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Nelle settimane scorse, anche l’Associazione Italiana di Architettura del Paesaggio (AIAPP) ha avuto da ridire:

Il progetto della Ciclovia del Garda è stato avviato nel 2018 nell’entusiasmo generale ma le prime recenti realizzazioni mettono in evidenza criticità evidenti – spiega Simone Zenoni, presidente della sezione Lombardia di Aiapp – sollevando voci contrarie e proteste di matrice diversa. Si tratta di una iniziativa straordinaria per somme stanziate e chilometri previsti che coinvolge due importanti regioni del Nord, Veneto e Lombardia, e la provincia autonoma di Trento come soggetto capofila. Le soluzioni progettuali esecutive mostrano grandi mensole metalliche ancorate alle sponde rocciose del lago, alberi esistenti inglobati nel cemento della pavimentazione, lunghi tratti di costa naturale segnati dalla nuova ciclovia. Stupisce la totale assenza di valutazioni ambientali e paesaggistiche nell’elaborazione di un progetto tutto improntato alla sola soluzione tecnica, calato in un contesto paesaggistico di altissimo valore naturale e simbolico.

Così come Paolo Pileri, docente di pianificazione territoriale al Politecnico di Milano e pioniere le piste ciclabili in Italia, che alla conferenza stampa in Senato il 14 febbraio 2024:

Questo progetto dal punto di vista del rischio e del paesaggio un disastro. Non s’ha da fare, nel senso che i fattori di rischio sono elevatissimi. Possiamo proporre una cosa del genere dal punto di vista della sostenibilità?

Pileri si è soffermato ad illustrare le criticità dell’intervento definendolo “insostenibile”, sostenendo soprattutto che la ciclabile sia solo a finalità turistica ed escursionistica, e non per la viabilità sostenibile. Il secondo aspetto riguarda la sicurezza, visto che dovrebbe passare “sotto falesie ad alto rischio idrogeologico” e l’insostenibilità economica: il costo iniziale stimato era di 344 milioni di euro, lievitati a 1,2 miliardi.

Il prezzo medio – spiega Pileri – è ora di circa 8 milioni al chilometro, 90 volte più alto di quello di una normale ciclabile. Nel tratto trentino, a sbalzo e ancorato alle falesie rocciose, si arriva a un rincaro del 120% e fino a 26 milioni a chilometro. Per i primi 98 metri trentini, in costruzione tra Limone e Riva del Garda, si ipotizza una spesa di 2,2 milioni. I due chilometri inaugurati nel bresciano nel 2018, sono costati 7 milioni.

Su Change.org trovi la petizione “Modificare la Ciclovia del Garda, per una maggiore sicurezza e tutela del territorio”.

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