Un viaggio in bici, sulle bici, per le bici. Un film documentario dedicato ai sognatori che ancora esistono (e soprattutto resistono). A coloro che, nonostante tutto, non si stancano di cercare una strada migliore. Si chiama "Contromano", opera prima del regista Stefano Gabbiani, e racconta la storia di due piccole ciclofficine di Torino e delle persone che vi lavorano
Un viaggio in bici, sulle bici, per le bici. Un film documentario dedicato ai sognatori che ancora esistono (e soprattutto resistono). A coloro che, nonostante tutto, non si stancano di cercare una strada migliore. Si chiama “Contromano”, opera prima del regista Stefano Gabbiani, e racconta la storia di due piccole ciclofficine di Torino e delle persone che vi lavorano.
Persone che, grazie alla bicicletta, stanno vivendo la concreta possibilità di reinventarsi, come in parte accade alla loro città, e che, pur provenendo da storie e mondi molto diversi tra loro, sono testimoni di un riscatto personale e professionale ancora oggi possibile.
A loro si affianca, quasi nascosta, la presenza di una nuova categoria di emarginati ed invisibili delle nostre città: i “raccoglitori”, coloro che spostandosi ogni giorno sulla propria bici si muovono tra i bidoni alla ricerca di qualche “pezzo pregiato” da riciclare e rivendere.
Altro tema del film è l’analisi sulle politiche di mobilità sostenibile attuate (o non attuate adeguatamente) dalla città. Questa tematica è stata affrontata anche grazie alla collaborazione con l’Associazione Bike Pride.
E una domanda da lasciare a tutti noi: in un periodo di profonda crisi come quello che attraversiamo, la riscoperta di un mezzo semplice, cheap ed ecologico come la bici che ruolo può avere, che novità può portare?
Al momento il documentario è in fase di post produzione e, contemporaneamente, è stata avviata una campagna di crowdfunding per sostenere parte delle spese. Il progetto è stato finora interamente autofinanziato, ma ora serve una mano per la post-produzione, la colonna sonora, il sito internet, le spese legali (diritti d’autore), le spese di traduzione del documentario, e per ricompensare, almeno parzialmente, le persone che hanno fin qui lavorato al film senza ricevere alcun compenso per il loro impegno.
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Roberta Ragni
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