Fondamentale è trovare una soluzione per rendere le strade più sicure. Di qui la proposta di un team di ricercatori di far “comunicare” i veicoli autonomi con i ciclisti attraverso occhiali a realtà aumentata
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I ciclisti sono tra gli utenti più vulnerabili in strada, troppo spesso oggetto di incidenti perché travolti da auto che sono passate loro troppo vicino. Questo però potrebbe cambiare con le auto a guida autonoma che potrebbero imparare il “linguaggio dei ciclisti” per far sì che viaggiare sia più sicuro.
Serve, insomma, un nuovo sistema per replicare le “complesse interazioni sociali” tra auto e ciclisti. È la conclusione cui è arrivato un team di specialisti in interazione uomo-computer dell’Università di Glasgow che ha scritto un documento intitolato “Keep it Real: Investigating Driver-Cyclist Interaction in Real-World Traffic”.
I ciclisti viaggiano a fianco delle auto e non in situazioni controllate
Nello stesso ha suggerito come sia necessario fare di più per proteggere i ciclisti se le auto a guida autonoma diventeranno più comuni. Il professor Stephen Brewster, della School of Computing Science dell’Università di Glasgow, che ha guidato la ricerca ha sostenuto:
Negli ultimi anni sono state condotte molte ricerche sulla costruzione di dispositivi di sicurezza nei veicoli autonomi per aiutare a mantenere i pedoni al sicuro, ma relativamente poco su come le auto a guida autonoma possano condividere in sicurezza la strada con i ciclisti. Questo è un motivo di preoccupazione, dato che stanno diventano sempre più comuni sulle strade. Mentre i pedoni tendono a incontrare i veicoli autonomi in situazioni altamente controllate come gli attraversamenti stradali, i ciclisti viaggiano a fianco delle auto per periodi prolungati e si affidano a interazioni bidirezionali con i conducenti per determinare le reciproche intenzioni.
Per questo motivo la sfida è molto più complicata del previsto. Anche perché al momento:
Le auto a guida autonoma offrono pochissimo feedback diretto ai ciclisti per aiutarli a prendere decisioni importanti, come ad esempio se è sicuro sorpassare o cambiare corsia. Aggiungere qualsiasi congettura alle delicate trattative tra auto e bicicletta può potenzialmente rendere le strade meno sicure.
E così il team ha elaborato una serie di raccomandazioni, a partire dal fatto che, per lavorare in sicurezza, le auto a guida autonoma debbano “comportarsi in modo appropriato e comprendere le comunicazioni umane”.
Una possibile soluzione: gli occhiali intelligenti
Ma come si potrebbe arrivare ad una soluzione vincente per far sì che non accada nulla a chi è in bicicletta? L’idea c’è, anche se è parecchio fantascientifica. Prevede infatti che i ciclisti indossino “occhiali intelligenti” con i quali i veicoli autonomi potrebbero comunicare direttamente.
Tuttavia questo porrebbe l’onere sul ciclista e non sull’auto o sul suo conducente. Secondo i ricercatori, “interfacce multiple interconnesse che lavorano come parte di un’unica interfaccia olistica” potrebbero significare che “le auto a guida autonoma potrebbero inviare messaggi diretti ai ciclisti che indossano interfacce come gli occhiali realtà aumentata”.
Il documento suggerisce che le auto a guida autonoma potrebbero anche segnalare meglio le loro intenzioni con display integrati all’esterno, fornendo informazioni come l’intenzione di svoltare, rallentare o accelerare.
Tuttavia c’è un rischio. Per i ricercatori i progettisti di qualsiasi interfaccia auto-ciclista dovrebbero calibrare bene i propri strumenti in modo da “evitare di sovraccaricare i ciclisti di informazioni non necessarie, soprattutto in scenari in cui gli utenti della strada sono in movimento”.
Come si è svolta la ricerca
Per arrivare a tali conclusioni, il team ha condotto due studi di osservazione del traffico stradale nella città di Glasgow e nei suoi dintorni per capire meglio come interagiscono gli utenti della strada, nel tentativo di trovare soluzioni al problema.
Ha osservato 414 interazioni separate tra ciclisti e automobilisti in cinque incroci cittadini durante periodi di traffico intenso al mattino e nel tardo pomeriggio, notando se i ciclisti e gli automobilisti erano consapevoli l’uno dell’altro negli spazi adiacenti, come indicavano la loro intenzione per la prossima manovra, come negoziavano chi si sarebbe mosso per primo e come comunicavano il feedback una volta completata la manovra.
Sono stati studiati i segnali fisici e vocali, oltre a quelli impliciti come il rallentamento, per capire come funzionavano le interazioni. Il team ha anche fornito a 12 volontari occhiali per il tracciamento oculare e videocamere montate sulla testa con cui pedalare, per scoprire cosa guardano le persone durante il viaggio. Si è compreso come i ciclisti usino:
gli occhi per prendere decisioni sui loro movimenti, che non sono stati ampiamente osservati nelle ricerche precedenti. Nel corso del tempo, questi utenti della strada hanno sviluppato un linguaggio condiviso che li aiuta a negoziare in sicurezza gli spazi condivisi nel traffico. Essere in grado di identificare le modalità di funzionamento di questo linguaggio aiuterà a guidare lo sviluppo di nuovi e versatili metodi di comunicazione con i ciclisti che siano facilmente comprensibili in qualsiasi situazione di traffico, affidabili e prevedibili.
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Fonte: Keep it Real: Investigating Driver-Cyclist Interaction in Real-World Traffic
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