Volkswagen viola i diritti dei lavoratori in Cina? Attivisti in topless irrompono all’assemblea per protestare

Attivisti per i diritti umani e contro il cambiamento climatico hanno preso di mira l’assemblea annuale degli azionisti del gigante automobilistico tedesco

Nella regione dello Xinjiang, nell’estremo nord-ovest della Cina, il lavoro puzza di schiavitù. È qui che il governo cinese avrebbe costruito decine di fabbriche solo destinate a sfruttare il lavoro forzato di persone appartenenti alla minoranza etnica degli uiguri, fortemente discriminate.

Ed è qui che, tra le altre, anche la Volkswagen detiene una fabbrica. Motivo per cui l’ultima assemblea annuale degli azionisti della casa automobilistica a Berlino, nei giorni scorsi, è stata interrotta dalle proteste degli attivisti di diversi gruppi, tra cui Letzte Generation e Scientist Rebellion.

Leggi anche: Lavori forzati per produrre i pannelli fotovoltaici cinesi: gli uiguri sono i nuovi schiavi dello Xinjiang

Un’attivista in topless con la scritta “Soldi sporchi” dipinta sulla schiena ha infatti interrotto il discorso del CEO Oliver Blume prima che fosse portata via dal personale di sicurezza, con tanto di torta lanciata all’indirizzio del presidente della Volkswagen, Hans Dieter Poetsch, e tanti cartelli  con la scritta “End Uygher Forced Labour“.

Tra le accuse al colosso tedesco, le vendite di auto pianificate “oltre i limiti globali” e il controverso impianto nella regione dello Xinjiang.

Di cosa gli attivisti accusano Volkswagen

Queste azioni sono un messaggio contro lo sfruttamento e la distruzione operati dal gruppo in nome dei dividendi degli azionisti – hanno dichiarato gli attivisti.

La loro è una chiara protesta diretta a far comprendere come Volkswagen abbia in qualche modo contribuito al lavoro forzato degli Uiguri nella provincia dello Xinjiang, proprio dove la casa di automobili gestisce una fabbrica.

In passato Volkswagen ha comunque negato più volte di essere coinvolta in queste violazioni dei diritti umani. E anche oggi l’azienda si è detta “aperta al dialogo”, invitando le parti interessate e le organizzazioni per la protezione ambientale “a discutere”.

Non solo: la polizia ha anche fermato un tentativo da parte dei manifestanti per il clima di incollarsi a terra sulla piazza. La richiesta? Ridurre la propria impronta di carbonio.

Seguici su Telegram Instagram | Facebook TikTok Youtube

Fonte: Letzte Generation

Leggi anche:

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Iscriviti alla newsletter settimanale
Seguici su Instagram