Volkswagen, recentemente bollata da Greenpeace come una delle case automobilistiche meno attente all’ambiente e che maggiormente contribuiscono in negativo ai cambiamenti climatici, sembra ora essere particolarmente impegnata nella ricostruzione della propria immagine, con campagne pubblicitarie che si tingono di verde (anzi, di blu), non mancando di destare sospetti in merito ad una svolta tanto repentina.
Un maggiolino tutto matto, o meglio tutto riciclato. Volkswagen, recentemente bollata da Greenpeace come una delle case automobilistiche meno attente all’ambiente e che maggiormente contribuiscono in negativo ai cambiamenti climatici, sembra ora essere particolarmente impegnata nella ricostruzione della propria immagine, con campagne pubblicitarie che si tingono di verde (anzi, di blu), non mancando di destare sospetti in merito ad una svolta tanto repentina.
Per promuovere la campagna “Think Blue”, Volkswagen ha pensato di fare realizzare ad un esperto artista una riproduzione a grandezza naturale del proprio celebre Maggiolino, utilizzando unicamente materiali di scarto. I materiali di recupero impiegati per ricostruire “Think Blue Beetle” comprendono oltre 2800 pezzi, suddivisi tra tappi di bottiglia, candele d’accensione, audiocassette, lattine, parti provenienti da vecchi computer ed hard disk, schede madri, biro, monitor, cavi telefonici e tasti delle macchine da scrivere.
L’opera è stata realizzata per mano di Haribaabu Naatesan, artista e scultore che è certamente riuscito nel compito di realizzare un modellino capace di attirare l’attenzione degli automobilisti verso la nuova filosofia di cui la casa automobilistica vorrebbe farsi portavoce. I materiali di scarto sono stati raccolti attraverso un’iniziativa facente parte della campagna stessa ed attivata in diverse città del mondo, sotto il nome di “Blue Clean Up”. Attirare gli sguardi dei nostalgici del modello tradizionale del Maggiolino non basterà probabilmente a salvare Volkswagen dalle accuse degli ambientalisti.
Secondo quanto dichiarato da Greenpeace nei mesi scorsi, soltanto una minima parte delle autovetture Volkswagen sarebbe dotata delle tecnologie necessarie per l’abbattimento delle emissioni inquinanti, mentre la casa automobilistica, con la sua potenza e notorietà, se solo lo volesse, potrebbe trasformarsi in colei che sarebbe in grado di aprire la strada verso una svolta reale nel mercato dell’auto. “Blue Campaign” a parte, Volkswagen, ancora nello scorso settembre, sarebbe stata impegnata in attività volte a fermare l’adozione di leggi per la protezione del clima.
Affermare di essere un’azienda verde non basta dunque a comprovare il proprio impegno rivolto alla tutela dell’ambiente. Se, da una parte, la ricostruzione del Maggiolino potrebbe rappresentare un buon esempio di “arte del riciclo”, dall’altra l’impegno della casa automobilistica in tal senso non può che essere affossato dal fatto che la campagna “Think Blue” sia volta a promuovere auto alimentate sia a benzina che a Gpl (Gas di Petrolio Liquido) oppure a gasolio, che saranno pur accompagnate da apposite tecnologie – di cui Volkswagen detiene specifico brevetto – per la riduzione delle emissioni inquinanti, ma che proseguono a basare il proprio funzionamento su carburanti derivati da combustibili fossili.
Perché non puntare invece, immediatamente, tutte le proprie forze e risorse sullo sviluppo di un’auto elettrica ad emissioni zero che sia del tutto simile per aspetto e comodità alle autovetture più comuni, nonché sulla promozione della realizzazione di postazioni destinate alla ricarica delle stesse lungo le reti autostradali, in modo che il loro utilizzo diventi al più presto una possibilità concreta, visto il recente eccessivo aumento dei costi dei carburanti?
Marta Albè