Tesla abbandona e denuncia la principale lobby automobilistica australiana per le “false affermazioni” sulle emissioni dei veicoli

Tesla dà il ben servito al principale gruppo di lobby dell’industria automobilistica australiana, per le “affermazioni palesemente false” sull’impatto delle auto “pulite”

Tesla, l’azienda leader di Elon Musk nel settore delle auto elettriche, prende le distanze dalla Federal chamber automotive industries (FCAI), la principale lobby automobilistica australiana, dichiarando di volersi dimettere dal suo consiglio di amministrazione.

Il motivo? La mega organizzazione ingannerebbe i consumatori riguardo agli standard di efficienza del carburante proposti dal governo e sul potenziale impatto sui prezzi delle auto.

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La Camera federale delle industrie automobilistiche è l’organizzazione di massima rappresentanza delle aziende automobilistiche in Australia. Del suo CDA fa parte anche Tesla, che però ora – nella sua lettera resa nota dal The Guardian – dichiara che non sarà più membro della FCAI dopo l’anno finanziario 2023-24 perché avrebbe “ripetutamente fatto affermazioni che si può dimostrare siano false”.

L’attuale governo laburista di centro-sinistra, al potere dal 2022, prevede di sviluppare un modello di efficienza del carburante che mira a limitare le emissioni medie di carbonio dei nuovi veicoli venduti a partire dall’anno prossima. E ora Tesla, nella sua lettera, sostiene di nutrire serie preoccupazioni per le affermazioni pubbliche della lobby secondo cui lo standard di efficienza dei veicoli proposto dal Governo avrebbe fatto aumentare significativamente il prezzo delle auto e dei furgoni più popolari e ridurre in modo significativo il prezzo dei modelli Tesla.

E non solo: dalla società di Musk si crede anche che non sia vero che la FCAI preveda o coordini se e come i marchi concorrenti attuino cambiamenti di prezzo in risposta alle normative ambientali.

Nei giorni scorsi, la FCAI aveva dichiarato che il Governo avrebbe scelto di imporre uno standard di efficienza del carburante con “obiettivi estremamente aggressivi e sanzioni severe da applicare con brevissimo preavviso” a partire dal 1° gennaio 2025. Per ora, non ha risposto alla lettera di Musk.

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