Norvegia e Olanda nel 2025, Svezia, Danimarca e Germania nel 2030, Belgio, Irlanda e Regno Unito nel 2035. Sono i paesi che per primi hanno fissato la data in cui cesseranno le vendite di veicoli con motori tradizionali a benzina e Diesel.
E l’Italia? Al momento non è stata presa alcuna decisione a livello nazionale, ma l’orientamento dell’Unione Europea è quello di stabilire la data in cui sul mercato potranno essere immesse esclusivamente auto ibride ed elettriche.
Una richiesta partita poche settimane fa da Malta, Olanda, Lussemburgo, Austria, Grecia, Irlanda, Lituania, Belgio, Danimarca hanno inviato una lettera alla Commissione Europea, chiedendo di stabilire un calendario preciso.
Si tratta, sostengono in molti, di un passo fondamentale per raggiungere gli obbiettivi fissati da Bruxelles di riduzione dei gas serra entro il 2030 del 55% rispetto al 1990 e di raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050.
Adesso è il CNR a pungolare i parlamentari e Palazzo Chigi. Nel recente report “Più mobilità elettrica: scenari futuri e qualità dell’aria nelle città italiane” realizzato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche insieme a Motus-E, associazione che riunisce numerose aziende coinvolte nella transizione alla mobilità elettrica, contiene una serie di proposte rivolte alla classe dirigente per un più efficace dispiegamento delle politiche che porteranno al cambiamento della mobilità urbana e intercittadina, non solo dei privati ma anche delle merci.
La prima è proprio «Fissare termine ultimo per la vendita delle auto endotermiche: resta necessario un target europeo per lo stop delle vendite delle auto a combustione interna con quote annuali crescenti», a cui dovrà accompagnarsi tra le altre cose «una forte riduzione dell’uso delle auto private in ambiente urbano» visto che il tasso di motorizzazione italiano è oggi fra i più elevati del mondo con 65 auto ogni 100 abitanti.
A Roma ancora non se ne parla o quasi, a parte qualche iniziativa parlamentare che nel marasma causato dalla pandemia e dal passaggio dall’esecutivo Conte II al Draghi fatica a trovare spazio nel calendario dei lavori, come quella del deputato 5 Stelle Giuseppe Chiazzese che ha suggerito il termine del 2035.
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