Sembravano – e continuano a sembrare – la rivoluzione in termini di inquinamento. Ma è davvero così? Stiamo parlando delle auto plug-in hybrid che dovrebbero essere dalla parte dell’ambiente, eppure sotto sotto non lo sono affatto. Una ricerca ha rilevato come in realtà emettano una quantità di anidride carbonica significativamente maggiore rispetto a quanto pubblicizzato e dichiarato.
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Siamo così sicuri che le auto plug-in hybrid siano così tanto dalla parte dell’ambiente? A quanto pare no, perché i test effettuati su strada dimostrano che veicoli di questo tipo di BMW, Renault e Peugeot emettono una quantità di anidride carbonica significativamente maggiore rispetto a quanto dichiarato nei test di laboratorio standard.
Ciò va ad accrescere le preoccupazioni sul reale impatto delle auto “spacciate” come eco-friendly. Sotto accusa in particolare è finita la BMW Serie 3 che ha emesso più di tre volte quanto pubblicizzato, secondo la ricerca dell’Università di Tecnologia di Graz in Austria.
Per chi non lo sapesse, i veicoli elettrici ibridi plug-in (PHEV) combinano una piccola batteria con un motore tradizionale a benzina o diesel. Le case automobilistiche sostengono che possono offrire il meglio di entrambi, permettendo ai proprietari di percorrere lunghe distanze pur mantenendo la capacità di guidare a emissioni zero. Tuttavia la realtà è ben altra.
Male anche l’autonomia dal punto di vista dell’elettrico
Come detto, la ricerca ha rilevato che la Serie 3 della BMW emette 112 g di anidride carbonica per chilometro, tre volte il suo valore ufficiale di 36 g. La Peugeot 308 inquinava il 20% in più rispetto al valore ufficiale di 27g, mentre la Renault Megane superava del 70% il valore ufficiale di 30g. Per arrivare a questi dati si è seguito sia un tipico itinerario da pendolare (da fuori città all’interno di un’area urbana) che un tragitto cittadino.
I test condotti da gruppi indipendenti, tra cui il gruppo di consumatori britannico Which?, hanno ripetutamente rilevato che le auto ibride plug-in, inoltre, consumino più carburante di quanto suggeriscano i dati di laboratorio.
Nello specifico, nella guida in città, l’autonomia in modalità elettrica della Peugeot è stata pari a poco più della metà di quanto dichiarato (53%). Poco meglio è andata alla BWM, che si è fermata però al 74%. Bene invece il test sulla Renault che ha confermato l’autonomia pubblicizzata.
Non serve ricordare che la combustione di più carburante aumenta non solo i costi di gestione per gli automobilisti ma, di conseguenza, anche le emissioni inquinanti di carbonio.
Nonostante l’enorme spesa per i sussidi per l’acquisto di auto plug-in hybrid, queste non sono veramente sostenibili
Il gruppo di campagna Transport & Environment (T&E) ha commissionato i ricercatori di Graz dopo che un’analisi simile condotta nel 2020 aveva rilevato emissioni molto più elevate di quelle pubblicizzate, soprattutto perché alcuni utenti non le ricaricano.
Anna Krajinska, responsabile delle emissioni dei veicoli di T&E (la Federazione europea per il trasporto e l’ambiente), ha dichiarato:
Gli ibridi plug-in vengono venduti come la combinazione perfetta di una batteria per tutte le esigenze locali e di un motore per le lunghe distanze. Ma i test nel mondo reale dimostrano che si tratta di un mito. Nei test in città, solo uno dei veicoli plug-in hybrid ha l’autonomia elettrica pubblicizzata, mentre tutti e tre emettono più di quanto dichiarato nella guida da pendolare.
Va specificato che i Paesi europei, lo scorso anno, hanno speso circa 350 milioni di euro per i sussidi all’acquisto dei soli veicoli ibridi plug-in di BMW, Peugeot e Renault, che godono di particolari trattamenti di favore e incentivi anche in Italia. Il tutto nonostante, a tutti gli effetti, queste auto non si siano dimostrate realmente sostenibili.
Il motivo di risultati così discordanti tra di loro
Per quale motivo si è però arrivati a risultati così discordanti tra di loro? I test sulle emissioni di carburante delle auto vengono eseguiti in base a regole note come procedura di prova per veicoli leggeri armonizzata a livello mondiale (WLTP).
Tuttavia chi è contrario ritiene che le condizioni artificiali di laboratorio non mostrino l’impatto della guida nel mondo reale. I ricercatori di Graz hanno invece utilizzato un sistema di test portatile e hanno guidato le auto in giro per la città, così come farebbero gli utenti.
Dal canto loro, le case automobilistiche sostengono di non avere altra scelta che includere i dati WLTP nella pubblicità. Un portavoce di BMW ha giustificato così la diversità di pensiero e di risultati:
La guida su strada presenta un’infinita variabilità di molteplici criteri e quindi non sorprende che ci siano alcune differenze rispetto ai dati WLTP.
BMW ha inoltre precisato che le vetture plug-in hybrid sono essenziali per lo sviluppo di una coscienza ambientalista negli automobilisti. Giocherebbero, a detta dell’azienda, un “ruolo importante nella transizione verso la piena mobilità elettrica”, poiché è più probabile che i proprietari passino a veicoli elettrici in futuro.
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