Incentivi auto ecologiche 2013: perché ancora non sono partiti

Incentivi auto elettriche ed ecologiche: che fine hanno fatto? Sarebbero dovuti partire a gennaio 2013, ma tutto tace. Vediamo cosa è successo.

Incentivi auto elettriche ed ecologiche: che fine hanno fatto? Sarebbero dovuti partire a gennaio 2013, ma tutto tace. Vediamo cosa è successo.

Nella malandata condizione in cui versano i conti dello Stato, l’approvazione la scorsa estate del “Decreto sviluppo” contenente gli incentivi alle auto elettriche e meno inquinanti, frutto di un’iniziativa parlamentare durata anni, era sembrato un mezzo miracolo: per tre anni sconti fino al 20% del prezzo d’acquisto per auto e moto elettriche e ibride, o alimentate a GPL, metano o biocarburanti con emissioni di CO2 inferiori a 120 g/km.

Il piano sarebbe dovuto partire il 1° gennaio 2013, eppure a oggi chi vuole acquistare una vettura “ecologica” (ma anche un ciclomotore, una moto un quadriciclo, un veicolo commerciale) non ha ancora diritto a nessun incentivo. Perché? Manca la chiave di avviamento del provvedimento, cioè il decreto attuativo con il quale il Ministero dello Sviluppo Economico d’intesa con il Ministro del Tesoro avrebbe dovuto stabilire le modalità di erogazione dei contributi. La scadenza prevista inizialmente era il 12 ottobre 2012, cioè 6 mesi dopo l’approvazione degli incentivi, ma un emendamento adottato nella Legge di Stabilità approvata lo scorso 21 dicembre e pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 29 dicembre 2012, è stato stabilito che le immatricolazioni potranno partire “dal trentesimo giorno successivo alla entrata in vigore del relativo decreto attuativo“, che però al 31 dicembre il MISE definiva ancora “in corso di emanazione”. Perché gli incentivi diventino realtà bisognerà probabilmente attendere che si insedi il nuovo Governo che verrà formato dopo le prossime elezioni politiche del 24-25 febbraio.

Questi gli sconti che avrebbero dovuto già essere in vigore:

a) 20 per cento del prezzo di acquisto, nel 2013 e 2014, fino ad un massimo di 5.000 euro, per i veicoli a basse emissioni complessive che producono emissioni di CO2 non superiori a 50 g/km;

b) 15 per cento del prezzo di acquisto, nel 2015, fino ad un massimo di 3.500 euro, per i veicoli a basse emissioni complessive che producono emissioni di CO2 non superiori a 50 g/km;

c) 20 per cento del prezzo di acquisto, nel 2013 e 2014, fino ad un massimo di 4.000 euro, per i veicoli a basse emissioni complessive che producono emissioni di CO2 non superiori a 95 g/km;

d) 15 per cento del prezzo di acquisto, nel 2015, fino ad un massimo di 3.000 euro, per i veicoli a basse emissioni complessive che producono emissioni di CO2 non superiori a 95 g/km.

e) 20 per cento del prezzo di acquisto, nel 2013 e 2014, fino ad un massimo di 2.000 euro, per i veicoli a basse emissioni complessive che producono emissioni di CO2 non superiori a 120 g/km;

f) 15 per cento del prezzo di acquisto, nel 2015, fino ad un massimo di 1.800 euro, per i veicoli a basse emissioni complessive che producono emissioni di CO 2 non superiori a 120 g/km.

In ogni caso non c’è da attendersi chissà quale boom delle auto a propulsione alternativa. Ne sono convinti anche costruttori e concessionari, coloro che ne trarrebbero i benefici più immediati, per i quali i fondi sono troppo esigui e mal ripartiti: dei 40 milioni di euro previsti per il 2013 e dei 35 invece per 2014 e 2015, solo 4,5 milioni all’anno sono destinati ai privati.

La restante parte è invece destinata esclusivamente alle aziende (compresi taxi, auto a noleggio e car-sharing), ma con l’obbligo di rottamare contemporaneamente un veicolo vecchio di almeno 10 anni. Che un’azienda possieda un veicolo tanto vetusto, però, sembra una possibilità veramente remota, dunque sarebbe stato meglio fare il contrario: è assai più probabile che sia un privato a possedere un’auto tanto vecchia che non un professionista o una società. Annunciare a più riprese gli incentivi e non farli partire sta provocando inoltre un effetto inverso alla ratio della legge, perché chi vorrà comprare un’auto elettrica, ibrida, a GPL o metano attenderà senz’altro il varo dei bonus invece che pagarne l’intero prezzo di listino. Così come stanno le cose si rischia di far contrarre la domanda attuale di vetture “eco-friendly”, che nel 2012 è aumentata del 128% per le auto a GPL e del 40% per quelle a metano, mentre la richiesta di ibride ed elettriche è cresciuta rispettivamente del 31 e del 70%.

Le “Disposizioni per favorire lo sviluppo della mobilita’ mediante veicoli a basse emissioni complessive” contenute all’articolo 17 della Legge di stabilità 2013 comunque rappresentano un passo importante, perché la maggior parte delle norme preparano il terreno allo sviluppo della rete di ricarica per le auto elettriche e ibride plug-in, un settore che il nostro Paese in questi ultimi anni ha trascurato: dall’1 giugno 2014 per ottenere la concessione edilizia alcune categorie di edifici dovranno obbligatoriamente prevedere parcheggi con stazioni di ricarica, mentre chi abita in un condominio potrà installare nel proprio box o posto auto una presa, anche in mancanza dell’approvazione dell’assemblea; le infrastrutture, anche private, destinate alla ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica vengono definite “opere di urbanizzazione primaria” realizzabili in tutto il territorio comunale; viene finanziata la ricerca tecnologica nel settore delle infrastrutture di ricarica; affida alla Autorità per l’energia elettrica e il gas la determinazione delle tariffe per la ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica ed approva il “Piano nazionale infrastrutturale per la ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica” che definisce le linee guida per lo sviluppo armonico del settore.

Daniele Pizzo

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