Metti una tigre nel motore. E' questo il nuovo rapporto lanciato oggi da Greenpeace per denunciare come l'adozione cieca dei biocarburanti senza distinzione di sorta favorita dall'Unione Europea è causa inconsapevole dell'estinzione di specie a rischio come appunto la tigre di Sumatra per via della deforestazione e dei cambiamenti climatici.
“Metti una tigre nel motore“. È questo il nuovo rapporto lanciato oggi da Greenpeace per denunciare come l’adozione cieca dei biocarburanti senza distinzione di sorta favorita dall’Unione Europea è causa inconsapevole dell’estinzione di specie a rischio come appunto la tigre di Sumatra per via della deforestazione e dei cambiamenti climatici.
L’associazione arcobaleno, infatti, ha raccolto 92 campioni di diesel nelle stazioni di servizio delle principali compagnie – Esso, Agip, Shell – in 9 paesi europei e, dopo averli inviati ad un laboratorio tedesco specializzato nelle analisi di carburanti, ha riscontrato come il diesel europeo venga regolarmente miscelato con i biocarburanti più dannosi per il Pianeta, ovvero qeulli prodotti da colza, soia e olio di palma.
Biocarburanti che stando anche a valutazioni ufficiali dell’Unione Europea, accelerano la deforestazione e il cosiddetto ILUC ossia il cambio d’uso dei suoli indiretti, togliendo in pratica terreni alla produzione di cibo. Questo li renderebbe perciò più dannosi anche dei combustibili fossili stessi.
Ma quali sono stati i diesel con la maggiore percentuali di biocarburanti “cattivi”? Il rapporto evidenzia come la percentuale più alta – tra il 5 e il 7 per cento
Tra i campioni di diesel raccolti, quelli con la maggiore percentuale di biocarburanti – tra il 5 e il 7 per cento- sono stati trovati in Francia, Germania, Italia, Svezia e Austria. Ma se in Francia la coltura più utilizzata è la soia, in Italia è stata riscontrata un’altissima percentuale di olio di palma.
«Gli italiani che si preparano per lunghi viaggi in macchina per le ferie estive, senza saperlo, faranno il pieno di cambiamenti climatici, deforestazione ed estinzione di specie – spiega Chiara Campione, responsabile della Campagna Foreste di Greenpeace Italia – Servono subito leggi che limitino l’uso di quei biocarburanti che distruggono clima e foreste e favoriscano soluzioni più efficienti.»
Il bello è che secondo i Piani d’Azione per le Energie Rinnovabili dei governi europei, le politiche comunitarie porteranno ad un uso sempre maggiore dei biocarburanti di origine vegetale per raggiungere gli obiettivi del 2020. Per questo Greenpeace chiede alla UE, che comunque avrebbe dovuto rivedere le opzioni per mitigare gli effetti della produzione dei biocarburanti proprio entro fine luglio 2011:
– l’introduzione di normative vincolanti per aumentare l’efficienza dei motori e ridurre l’uso di ogni tipo di carburante, inclusi i biocarburanti;
– una legislazione che obblighi i produttori di energia a calcolare le emissioni dei biocarburanti includendo quelle derivanti dal cambio d’uso dei suoli indiretto.
– che per il raggiungimento degli obiettivi di abbattimento delle emissioni stabiliti nei Piani Energetici degli Stati membri non vengano tenuti in considerazione quei biocarburanti che non garantiscono una reale riduzione delle emissioni rispetto ai carburanti convenzionali.
Scarica qui il rapporto in italiano