Come i social network aiutano a diffondere pratiche antiche come l'autostop e la richiesta di passaggi.
Nel 2010 pensare di inventare ancora qualcosa suona piuttosto ridicolo; ha spesso molto più senso reinterpretare antiche intuizioni in chiave moderna, sfruttando i mezzi e gli strumenti di oggi. È quanto è emerso dal convegno-dibattito “Social Network e Mobilità Sostenibile” a cura dell’Associazione Culturale Eqo, svoltosi presso la Facoltà degli Studi di Ingegneria di Cassino lo scorso 18 Febbraio per chiarire se e come i social network siano in grado di migliorare la qualità della nostra vita.
Fra le diverse applicazioni analizzate, dal social lending (prestito online) ai gruppi d’acquisto solidali, il modello denominato car pooling sembra risultare l’esempio calzante di una rilettura del passato vincente in tema di mobilità sostenibile: prodotta e gestita dal cittadino a suo uso e beneficio tramite una rete sociale.
Si tratta di una modalità di trasporto che si basa sulla condivisione spontanea di automobili private tra più persone che hanno in comune una destinazione nello stesso arco di tempo.
Il concetto non è nuovo, segue la semplice logica del risparmio, della convenienza. Il Car Pooling applica però questo principio su larga scala, tramite un software che permette a coloro che hanno percorsi simili di individuarsi, mettersi in contatto, conoscersi e scegliersi a vicenda come compagni di viaggio.
Ecco come funziona: supponiamo che i signori X e Y vivano entrambi a Ostia e lavorino a Roma. Ogni giorno percorrono per proprio conto tragitti molto simili. Attraverso un software cui è possibile accedere online (una sorta di social network di “servizio”) il signor X offre o chiede un passaggio per Roma, individuando nel signor Y (o chiunque altro nelle vicinanze) un potenziale compagno di viaggio. A questo punto X e Y, tramite chat, videochiamata o il tradizionale telefono, entrano in contatto diretto per accordarsi sui dettagli del viaggio comune (di lavoro o piacere, usuale o episodico).
Il risultato del modello d’azione Car Pooling finisce così per oltrepassare di gran lunga il beneficio individuale, creando una catena di conseguenze di più ampio raggio che lo rendono genuinamente punto di incontro tra bene privato, collettivo e ambientale: permette al singolo di risparmiare sui costi di benzina, caselli autostradali e parcheggio, di allungare i tempi di usura della propria auto, di condividere un viaggio piuttosto che farlo in solitudine, e non ultimo di creare nuove relazioni sociali.
Sul piano collettivo consente, quando applicato su larga scala, una notevole diminuzione del traffico e degli incidenti stradali, risolvendo con estrema semplicità e senza alcun investimento economico o logistico uno dei problemi chiave del nostro secolo.
Il beneficio ambientale è conseguente, ma non di piccole dimensioni: la condivisione di automobili abbatte drasticamente il livello dell’inquinamento atmosferico, riducendo le emissioni di gas emesse a causa del sovraffollamento automobilistico.
“L’accostamento del servizio di Car Pooling allo strumento del social network consente inoltre l’individuazione dell’ideale compagno di viaggio“, evidenzia l’Associazione, “mette l’utente in condizione di scegliere tra più persone, aumentando le sue possibilità di costruire relazioni sociali solide. Conoscere i gusti (ad esempio musicali) del proprio conducente/passeggero, o le sue abitudini (es: fumatore/non fumatore), o le opinioni che altri hanno espresso dopo aver viaggiato con lui (es: ritardatario/puntuale), permette la segnalazione di utenti poco affidabili e genera un criterio di selezione naturale ed autogestita.”
Il servizio Car Pooling è già attivo in molti paesi e finalmente anche in Italia stanno nascendo progetti come il sito Carfriend.it o il più internzionale RoadSharing.com, essendo il modello previsto nella legge di Stato, nel D.M. 27/3/98 sulla mobilità sostenibile, che individua come attività da promuovere, l’uso collettivo ottimale delle autovetture.