Dalla Corea del Sud arriva la nuova batteria al Litio in grado di ricaricarsi in meno di un minuto
Ricaricare l’auto elettrica in un batter d’occhio, e precisamente in meno di un minuto. La rivoluzione per i veicoli a zero emissioni potrebbe avere origine in Corea del Sud, dove un team di ricercatori dell’Ulsan National Institute of Science and Technology, guidati da Jaephil Cho, ha inventato un particolare tipo di batteria al litio in grado di ricaricarsi completamente in poco più di 30 secondi.
La batteria infatti può essere ricaricata da 30 a 120 volte più velocemente rispetto alle normali batterie Li-Ion. Lo sviluppo del dispositivo, già testato, secondo gli esperti potrebbe vedere una delle prime applicazioni nel settore della mobilità sostenibile, attraverso la creazione di una batteria appositamente dedicata ai veicoli elettrici e in grado di caricarsi completamente in meno di un minuto.
Uno dei problemi principali delle batterie ricaricabili è che impiegano parecchio tempo a caricarsi, e tale capacità è connessa alle loro dimensioni. Più sono grandi e più tempo utilizzano per la carica. E se finora per ovviare a tale limite si è cercato di realizzare batterie con tante piccole celle per frammentare la ricarica e diminuire i tempi, i risultati ottenuti sono stati al di sotto delle aspettative.
Almeno fino ad oggi. Il metodo dei sudcoreani utilizza un materiale catodico, l’ossido di litio e manganese (LMO) che è assorbito in una soluzione contenente grafite. Poi, attraverso il processo della carbonizzazione della grafite, essa si trasforma in una fitta rete di tracce conduttive che si trovano all’interno del catodo. Quest’ultimo, a sua volta, viene confezionato normalmente con un elettrolita e con un anodo di grafite, dando vita ad una batteria al litio caratterizzata dalla rapida ricarica.
Sicuramente anche la soluzione offerta dai coreani non è a buon mercato, ma è comunque una nuova strada da percorrere per rendere sempre più appetibile l’acquisto di un’auto elettrica, a vantaggio dell’ambiente e anche del portafoglio.
Lo studio è stato pubblicato su Angewandte Chemie.
Francesca Mancuso