Parma, il progetto Zero Emission City (Zec) volto a creare una rete cittadina dedicata alle auto elettriche, sembra destinato ad affondare. Almeno secondo il Corriere della Sera che oggi con un articolo sul quotidiano cartaceo ha fatto il punto della situazione, puntando il dito contro il Comune di Parma, accusandolo di rischiare di perdere i 650 mila euro di incentivi messi a disposizione
Parma, il progetto Zero Emission City (Zec) volto a creare una rete cittadina dedicata alle auto elettriche, sembra destinato ad affondare. Almeno secondo il Corriere della Sera che oggi con un articolo sul quotidiano cartaceo ha fatto il punto della situazione, puntando il dito contro il Comune di Parma, accusandolo di rischiare di perdere i 650 mila euro di incentivi messi a disposizione.
“L’auto elettrica (dimenticata) dalla città di Parma” è il titolo del pezzo, contro cui non è mancata la replica da parte dell’Amministrazione parmense, che ha parlato di “ricostruzione per sommi capi” della vicenda e della perdita da parte del Comune degli incentivi.
La storia non è semplicissima. Tutto comincia nel 2010, quando con la delibera di giunta n. 1474 del 04/11/2010 si stabilisce l’avvio di un modello speciale di introduzione della mobilità elettrica in città basato non solo sulla creazione di nuove infrastrutture ma anche sulla gestione delle flotte auto, tramite IREN e le società afferenti al Gruppo IREN (AEMD Torino e Iren Servizi).
Il progetto venne dunque avviato dall’Amministrazione Vignali, e il referente allora era Carlo Iacovini, già direttore di Infomobility e poi dirigente del Comune, ma presto alcune difficoltà costrinsero i vertici del Comune a rallentare: “A seguito della note vicende giudiziarie che interessarono il Comune di Parma nella seconda metà del 2011, l’attenzione verso il progetto Zec venne meno. La gestione commissariale, poi, rivide radicalmente le strategie precedentemente impostate relative ai piani di investimenti ed ai bilanci dell’Ente e delle società partecipate del Comune” si legge nella nota.
In cosa consisteva il Progetto ZEC? Almeno in linea teorica si parlò di 300 colonnine per la ricarica delle auto elettriche e 1000 veicoli a zero emissioni su strada entro il 2015, il tutto grazie ad un incentivo economico. Spiega il Comune che durante la prima fase era prevista l’installazione di 100 colonnine elettriche e durante la seconda l’installazione delle altre 200 nel territorio cittadino, con l’immissione di più di 500 veicoli elettrici.
Cosa è andato storto? Secondo quanto sostiene il Comune nella sua difesa contro l’articolo del Corriere, la prima fase del progetto si basava economicamente sul finanziamento di parte dei Fondi EXMetro per circa € 1,9 milioni. Questi, però, furono poi “dirottati sulla copertura di debiti del Comune e sul finanziamento di circa 650.000 da parte dell’Autorità dell’Energia Elettrica e del Gas (AEEG)“. La seconda fase del progetto invece già al momento della prima stesura non aveva alcuna copertura economica.
In realtà, il progetto aveva ottenuto un piazzamento fra i primi 5 finanziabili presso l’AEEG, per il modello speciale presentato, che era quello del “service provider in esclusiva”, anche se, spiega il Comune, la valutazione di AEEG lasciava aperti dubbi sulla non chiarezza di molti aspetti del progetto che dovevano essere chiariti meglio. E si arriva al mese di luglio 2011, quando il finanziamento viene finalmente reso noto. A quel punto non c’era più il dirigente di riferimento che ne aveva seguito le fasi, Carlo Iacovini, visto che il Comune era passato sotto la gestione commissariale.
E l’amara conclusione della vicenda si svolge a Milano, il 1° dicembre 2011 quando presso la sede dell’AEEG, “il Comune provò a riprendere i contatti per poter in qualche modo salvare il finanziamento o sua parte ma la cosa si rivelò infattibile in quanto il progetto aveva non solo perduto nel frattempo i finanziamenti dei Fondi ExMetro ma anche l’interesse da parte del maggiore attore che doveva essere IREN“.
Treno perso, quello di Parma, che da un anno vede come Primo Cittadino Federico Pizzarotti del Movimento 5 Stelle. E da tempo gli attivisti combattono contro il termovalorizzatore, entrato in fase di prova a fine aprile. Tra qualche giorno (se non tra qualche ora), inoltre, entrerà definitivamete a regime. Ed è polemica contro l’assenza degli amministratori 5 Stelle. Nessuno pare aver dimenticato le parole di Beppe Grillo che in campagna elettorale, a proposito dell’avvio del termovalorizzatore aveva detto: “Dovranno passare sul cadavere del sindaco“.
Qualche giorno fa, inoltre è stata presentata un’interrogazione scritta urgente dai parlamentari al Senato del M5S Maria Mussini e Carlo Martelli, vice presidente della Commissione Ambiente. Si legge sul blog: “Nell’interrogazione si ricordano tutte le vicende degli scorsi giorni con l’avvio, senza rispettare la fase di collaudo, dell’impianto, i pericolosi sforamenti dei limiti d’inquinamento durante tale fase, l’annosa questione degli incentivi Certificati Verdi, gli esposti del Comune e la diffida della Provincia“.
Una storia che non sembra avere fine.