Le auto elettriche sono davvero la soluzione più green e il futuro della mobilità?

Le auto elettriche sono davvero green? E rappresentano davvero la soluzione alla mobilità del futuro? Mentre si pensa in Europa di mettere al bando entro il 2030 tutte le vetture a combustibili fossili, i dubbi sulla mobilità a zero emissioni rimangono. Proviamo a fare qualche considerazione.

Le auto elettriche sono davvero green? E rappresentano veramente la soluzione alla mobilità del futuro? Mentre si pensa in Europa di mettere al bando tutte le vetture a combustibili fossili, i dubbi sulla mobilità a zero emissioni rimangono. Proviamo a fare qualche considerazione.

Può essere infatti difficile capire quale sia l’opzione di auto più ecologica. È meglio tenere il proprio veicolo attuale fino alla fine dei suoi giorni, acquistare una nuova auto elettrica, una ibrida o ancora o convertire la propria auto in elettrica o ibrida?

Le zone a basse emissioni disseminate nelle città e il potenziale divieto di utilizzo dei motori a combustione stanno finalmente costringendo i proprietari di auto nel Regno Unito e nell’UE a prendere in considerazione modalità di trasporto più ecologiche.

Con le autovetture che emettono 3,2 tonnellate metriche di CO2 all’anno a livello globale e l’aumento della temperatura che si avvicina sempre più al limite di 1,5°C, non c’è dubbio che dobbiamo decarbonizzare il nostro modo di viaggiare, ma come raggiungere questo obiettivo è ancora oggetto di dibattito.

Quanta CO2 occorre per produrre un’auto elettrica?

Con 250 milioni di auto attualmente in circolazione in Europa – la maggior parte delle quali alimentate a combustibili fossili – la rottamazione dei veicoli più vecchi potrebbe non essere la risposta migliore, seppur sia a primo impatto quella più ovvia.

Nick Molden, fondatore e amministratore delegato di Emissions Analytics, una società che analizza l’impatto ambientale dei veicoli, ha infatti spiegato:

Dobbiamo pensare in modo molto più olistico a come questi veicoli influiscono sull’ambiente, non solo concentrarci sul tubo di scappamento ed eliminarlo.

Una delle principali distinzioni tra le emissioni di CO2 (CO2e) della produzione di un veicolo elettrico e di un’auto con motore a combustione è la batteria. Per produrre una batteria da 80 kilowattora, per un’auto elettrica occorrono circa 8-10 tonnellate di emissioni produttive.

Questo dato tiene conto dei materiali estratti e raffinati in Cina, dove il carbone è ancora una delle principali fonti di energia. Con il passaggio del mondo alle energie rinnovabili, questa cifra è destinata a diminuire.

Il problema della durata delle batterie delle vetture elettriche

Una volta in strada, tuttavia, i veicoli elettrici a batteria sono privi di emissioni, a differenza delle auto con motore a combustione. Secondo Molden, un’auto familiare come una Nissan Qashqai o una Ford Kuga, emette da due a tre tonnellate di CO2 all’anno, per un guidatore medio che percorre circa 15.000 chilometri all’anno.

Sulla base di questi numeri, per bilanciare le emissioni di un’auto a combustione sarebbe necessario guidare il proprio veicolo elettrico per circa quattro anni. Ma queste batterie pesanti come il carbonio non durano per sempre: la maggior parte di esse ha una garanzia di soli otto anni.

In genere, però, devono essere sostituite ogni 10-20 anni. Per cui, per ottenere riduzioni significative di CO2, le batterie devono durare ben, ben, ben oltre il punto di pareggio. In realtà, devono arrivare a circa 14 anni, che è l’aspettativa di vita media di un veicolo tipico. Se riusciranno a raggiungere questo obiettivo nella pratica, allora produrranno riduzioni significative del ciclo di vita delle emissioni di CO2.

Gli altri problemi dei veicoli elettrici: in primis gli pneumatici

L’ansia da autonomia, i costi e le infrastrutture di ricarica limitate sono solo alcuni degli ostacoli che fanno riflettere sui veicoli elettrici. Ma c’è un altro problema di fondo di cui si parla meno. A causa dei loro grandi pacchi batteria, i veicoli elettrici sono più pesanti di circa 400-500 kg rispetto alle auto con motore a combustione.

Questo aspetto deve essere tenuto in considerazione nella progettazione. Non è un dettaglio da poco perché:

Su questi veicoli si devono montare pneumatici molto più grandi e appositamente progettati, che in genere si usurano più rapidamente.

Gli pneumatici sono però altamente inquinanti da produrre e rilasciano particolato quando si consumano. Una sostanza chimica tossica rilasciata dagli pneumatici, il 6PPD-quinone, è stata addirittura identificata come la causa della morte di massa dei salmoni nei fiumi dello stato di Washington, negli Stati Uniti.

Le gomme delle auto sono dunque prodotte essenzialmente con combustibili fossili provenienti dal petrolio. Quindi molti degli stessi inquinanti che si trovano nei tubi di scappamento sono presenti anche negli pneumatici. È solo un altro esempio che dimostra quanto sia complesso determinare l’impatto ambientale complessivo dei veicoli elettrici.

E invece convertire le auto in elettriche?

Purtroppo si tratta di un processo che è molto costoso, troppo perché la maggior parte delle persone lo prenda in considerazione. Una conversione base da auto classica ad auto elettrica costa circa 23.000 euro, non proprio un prezzo accessibile.

Inoltre questo approccio riduce in parte le emissioni di produzione, ma richiede importanti modifiche alle sospensioni e agli pneumatici per garantire una guida fluida con il peso della batteria. Per gli automobilisti facoltosi che desiderano mantenere le loro auto d’epoca su strada, questa è un’opzione interessante.

Ma essendo lungo, complesso e costoso significa che è improbabile che diventi mainstream per chi ha un’utilitaria, soprattutto se abbastanza nuova ma comunque inquinante. Per cui la conversione delle auto in elettriche o ibride potrebbe funzionare per le auto d’epoca o per quelle di nicchia, dove si tratta di un lavoro da fare per amore di quella vettura.

Le auto ibride sono una buona soluzione?

Le auto ibride, che combinano serbatoi di benzina con batterie elettriche, sono un argomento controverso. Greenpeace UK è arrivata a definire i veicoli ibridi plug-in “il lupo dell’industria automobilistica travestito da pecora”.

In seguito a queste affermazioni si è indagato e i test ufficiali hanno confermato che questi veicoli hanno tassi di emissione molto più elevati di quanto dichiarato dai produttori. A ciò si aggiunge il fatto che nel Regno Unito e nell’UE la vendita di nuove auto ibride sarà vietata nel 2035.

Ciò significa che gli automobilisti hanno ancora abbastanza tempo per trarre il massimo profitto dal veicolo, soprattutto perché sono più economici dei veicoli elettrici. Inoltre evitano alcuni degli attuali problemi dei veicoli elettrici.

Gli ibridi non plug-in hanno batterie più piccole, il che significa che non sono molto più pesanti di un veicolo standard. In più non dipendono da infrastrutture di ricarica. E nonostante l’autonomia elettrica limitata, sono comunque più ecologiche delle auto con motore a combustione. Ma per chi può permetterselo, passare direttamente a un veicolo elettrico è una scelta più ecologica che colmare il divario con un ibrido.

In che altro modo possiamo diventare automobilisti più ecologici?

Insomma sembra che nessuna di queste soluzioni sia green al 100%. Come fare dunque per essere automobilisti più ecologici? Semplice: cambiando le nostre abitudini di guida, cosa che ha lo stesso impatto di cambiare le nostre auto.

In un mondo perfetto e privo di emissioni di carbonio, tutti abbandoneremmo i veicoli privati per andare a piedi, in bicicletta o in treno. Ma è improbabile che ciò accada, soprattutto nelle zone meno collegate dal trasporto pubblico.

Un modo per ridurre le emissioni, tuttavia, è scegliere di non fare viaggi in auto non necessari scegliendo piuttosto la bicicletta o i mezzi pubblici se possibile. Già solo se riuscissimo a ridurre il numero di viaggi in auto del 5-10%, ad esempio per portare i figli a scuola per forza in macchina, sarebbe già un risultato significativo.

I governi hanno un ruolo da svolgere in questo senso. Fornendo incentivi per l’utilizzo dei trasporti pubblici, come biglietti scontati o servizi migliori, e tassando più pesantemente gli automobilisti per il carburante e l’inquinamento, si potrebbe incoraggiare le persone a pensarci due volte prima di usare l’auto anche solo per fare un chilometro.

Se quindi una soluzione di mobilità a quattro ruote totalmente a zero emissioni non pare esistere, non ci resta che adeguarci di conseguenza puntando su altri tipi di spostamenti, primi tra tutti quelli in bici e a piedi, nella speranza che prima o poi si riesca ad arrivare ad una soluzione che davvero aiuti tutti noi nelle nostre esigenze e allo stesso tempo protegga il Pianeta.

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