Soul Kitchen: il ristorante “comunità” solidale di Bon Jovi

Si tratta infatti di un community restaurant, concepito dalla“Jon Bon Jovi Soul Foundation” come un vero e proprio luogo di incontro, in cui si trova cibo sano e di qualità, cosa molto difficile per molte famiglie americane colpite dalla crisi e costrette a tagliare anche sulla spesa alimentare quotidiana. Un ristorante senza prezzi sul menù dove sono i clienti che lasciano la donazione per il proprio pasto in base a quanto si possono permettere e se qualcuno non riesce a donare soldi, può fare volontariato in cambio del pasto della propria famiglia. Insomma lavare i piatti per pagare il conto. Ma non solo. Anche servire ai tavoli, fare le pulizie o la manutenzione dell'orto antistante che fornisce anche i prodotti che verranno utilizzati come ingredienti.

Non è la prima volta che una star dello spettacolo decide di aprire un ristorante, ma Bon Jovi, nel lanciare un’attività tutta sua nello stato del New Jersey, ha fatto di più, inaugurando Soul Kitchen, un locale dove i clienti possono trovare cibo sano e di qualità al costo che possono permettersi.

Si tratta infatti di un community restaurant, concepito dalla“Jon Bon Jovi Soul Foundation” come un vero e proprio luogo di incontro, in cui si trova cibo sano e di qualità, cosa molto difficile per molte famiglie americane colpite dalla crisi e costrette a tagliare anche sulla spesa alimentare quotidiana. Un ristorante senza prezzi sul menù dove sono i clienti che lasciano la donazione per il proprio pasto in base a quanto si possono permettere e se qualcuno non riesce a donare soldi, può fare volontariato in cambio del pasto della propria famiglia. Insomma “lavare i piatti” per pagare il conto. Ma non solo. Anche servire ai tavoli, fare le pulizie o la manutenzione dell’orto antistante che fornisce anche i prodotti che verranno utilizzati come ingredienti.

In una società in cui una famiglia su cinque vive in povertà – ha dichiarato il cantante alla conferenza stampa d’inaugurazione – e dove un americano su sei non può permettersi il cibo, è giunto il momento di questo tipo di ristoranti“.

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A servire in sala e preparare in piatti in cucina sono dei semplici volontari, che hanno deciso di mettere il loro lavoro al servizio della comunità. Gli stessi che hanno costruito pezzo per pezzo il ristorante e che hanno contribuito a creare questo luogo innovativo ed equosolidale.

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Insomma – come lo stesso Bon Jovi ha tenuto a precisare – “non si tratta di una mensa in cui viene distribuito cibo di massa, ma di un ristorante solidale in cui gli avventori scelgono il cibo che vogliono mangiare pagando quello che possono”.

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Un’occasione per combattere la crisi a testa alta, senza rinunciare alla qualità delle materie prime, e allo stesso tempo contribuire al rafforzamento del volontariato. Secondo voi in Italia potrebbe funzionare?

Verdiana Amorosi

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