Olio di canola: caratteristiche, proprietà, vantaggi e controindicazioni

L'olio di canola , cos'è? Da dove si ricava, pro e contro di questo olio vegetale che sta tornando alla ribalta. Fa male alla salute? E all'ambiente? L'olio di canola si ottiene dalla lavorazione di una varietà geneticamente modificata di colza, una pianta erbacea che produce fiori dal colore giallo brillante. Dai suoi semi si estrae un olio usato soprattutto nel comparto chimico per la produzione di lubrificanti e biocarburanti.

L’olio di canola , cos’è? Da dove si ricava, pro e contro di questo olio vegetale che sta tornando alla ribalta. Fa male alla salute? E all’ambiente?

L’olio di canola si ottiene dalla lavorazione di una varietà geneticamente modificata di colza, una pianta erbacea che produce fiori dal colore giallo brillante. Dai suoi semi si estrae un olio usato soprattutto nel comparto chimico per la produzione di lubrificanti e biocarburanti.

L’olio di colza, infatti, è molto nocivo per la salute umana, a causa della presenza di acido erucico, un acido grasso cardiotossico, con comprovati effetti negativi sulla crescita, sul fegato e sul cuore. Generalmente, l’olio di colza ne contiene una percentuale compresa tra il 35 e il 50%.

Com’è nato l’olio di canola?

Intorno agli anni ’70, un gruppo di ricercatori canadesi pensò di selezionare una varietà di colza (Brassica napus) a basso contenuto di acido erucico, in modo da ricavarne un olio che potesse essere impiegato nell’alimentazione umana.

Isolarono così la Canadian Brassica, varietà di colza che, sottoposta a un laborioso processo di raffinazione chimica, produceva un olio con un bassissimo contenuto di acido erucico, pari al 2%. L’olio così ottenuto venne denominato olio di canola, abbreviazione di Canadian Oil Low Acid, ovvero olio canadese a basso contenuto di acido.

Dove si trova l’olio di canola?

Da allora, anche per il basso costo di questa sostanza, perlomeno nelle produzioni su scala industriale, l’olio di canola ha conosciuto una rapida diffusione commerciale. Oggi lo troviamo nelle merendine, nei dolciumi, nelle gomme e in generale nei prodotti alimentari confezionati, spesso nascosto nelle etichette sotto la denominazione generica di “olio vegetale” o “altri olii”.

In America settentrionale e in alcuni Paesi dell’Europa continentale, l’olio di canola è comunemente utilizzato nell’alimentazione quotidiana, poiché considerato un alimento dalle notevoli proprietà benefiche. Da noi invece è consumato in minima parte in alcune aree dell’Italia settentrionale, ma resta un prodotto di raro utilizzo.

Dopo che negli ultimi anni l’interesse dell’opinione pubblica e dei mass media si è polarizzato intorno all’ormai famigerato olio di palma, ultimamente l’attenzione si è spostata anche verso la salubrità di altri oli vegetali.

Il dibattito intorno alle presunte proprietà dell’olio di canola è particolarmente acceso, alimentato dalle tesi di chi ne sostiene i benefici, puntualmente smentite da coloro che invece ne mettono in risalto gli aspetti negativi. Periodicamente, vengono pubblicati studi di settore su prestigiose riviste scientifiche a suffragio della salubrità dell’olio di canola, studi che poi vengono sistematicamente confutati da argomentazioni di tipo opposto.

Per questa ragione, farsi un’idea univoca degli effetti di quest’olio sulla salute non è semplice.

In questo articolo cercheremo di far luce su quest’argomento, con la massima chiarezza ed esponendo i concetti nel modo più obiettivo possibile, senza idee preconcette rispetto a una sostanza che comunque deriva da organismi geneticamente modificati, ma cercando di analizzare i pro e i contro dell’olio di canola soprattutto dal punto di vista nutritivo.

olio canola

Olio di canola, valori nutrizonali

L’olio di canola è caratterizzato da un’ottima componente lipidica. Analogamente all’olio extravergine d’oliva, contiene un’alta percentuale di acido oleico e, cosa non molto comune, anche una buona quantità di acido linoleico. Inoltre, presenta un rapporto ottimale tra acido linoleico e alfalinoleico, cioè tra omega 6 e omega 3, nella proporzione di 2 a 1.

Tra gli oli vegetali, è quello che contiene il più basso contenuto di grassi saturi, pari soltanto al 7% della composizione totale. Inoltre, contiene anche vitamina E e vitamina K e altri micronutrienti importanti, quali clorofilla, fitosteroli e tocoferoli, che svolgono un’azione antiossidante.

Dal punto di vista lipidico, l’olio di canola è così composto:

  • grassi saturi 7%
  • grassi monoinsaturi 63%
  • grassi polinsaturi 28%
  • acido oleico (omega-9) = 61%
  • acido linoleico (omega-6) = 21%
  • acido alfa-linolenico (omega-3) = 11%

Olio di canola, il problema della raffinazione

L’olio di canola sembrerebbe quindi un olio estremamente pregiato, paragonabile per l’altissima qualità dei valori nutritivi all’olio extravergine d’oliva. In realtà, questo alimento, prima di essere commercializzato, subisce un processo di raffinazione molto invasivo, in grado di vanificare i suoi benefici, trasformando i suoi componenti positivi in elementi nocivi per la salute.

I solventi chimici utilizzati ai fini della sua decolorazione e deodorazione, combinati alle altissime temperature (superiori a 200 gradi), trasformano i grassi polinsaturi in grassi trans e idrogenati, decisamente dannosi per il nostro organismo.

Olio di canola, (presunte) proprietà

Secondo i suoi estimatori, l’olio di canola è particolarmente benefico per la salute. In particolare, quest’olio:

  • non contiene colesterolo
  • ha il minor contenuto di grassi saturi
  • svolge un’azione antiossidante
  • riduce il rischio di malattie cardiache
  • costituisce un aiuto contro la sindrome metabolica

L’olio di canola fa bene o fa male?

Come detto, il dibattito sugli effetti del consumo di olio di canola sulla salute è tuttora aperto. Di seguito riportiamo le argomentazioni dei sostenitori dei benefici di quest’olio vegetale e le relative confutazioni da parte di chi invece è contrario all’uso alimentare dell’olio di canola.

PRO: l’olio di canola è ricco di grassi buoni, i cosiddetti grassi polinsaturi, che svolgono una funzione protettiva nei confronti del cuore. Rispetto all’olio di palma, ad esempio, la sua percentuale di grassi polinsaturi è nettamente più alta (28% contro il 10% dell’olio di palma).

CONTRO: attraverso lavorazioni che raggiungono temperature superiori ai 200 gradi, i grassi “amici” si trasformano in nemici per l’organismo. I grassi polinsaturi, infatti, sono caratterizzati da una forte instabilità e un’estrema sensibilità al calore, che li trasforma in grassi cattivi, trans e idrogenati. Maggiore è la percentuale di polinsaturi, maggiore sarà l’instabilità dell’olio in questione.

PRO: secondo uno studio pubblicato sulla rivista Diabetes Care, condotto dal dottor David Jenkins, il consumo di olio di canola riduce il rischio di malattie cardiache, soprattutto nei pazienti con diabete di tipo 2. Nei pazienti oggetto dell’esperimento, infatti, si è riscontrata una riduzione dei livelli di glucosio nel sangue sia dei livelli di LDL, il cosiddetto colesterolo cattivo. Questo si tradurrebbe in una diminuzione delle malattie cardiovascolari pari al 7%.

CONTRO: il colesterolo è un fattore di rischio, non la causa scatenante di una malattia cardiaca. Per questo motivo, utilizzare un solo indicatore per determinare la probabilità d’insorgenza di una malattia è un errore metodologico. Un solo parametro, come quello del colesterolo LDL, non è sufficiente per delineare un quadro di rischio completo ed affidabile. Inoltre, altri studi hanno dimostrato che l’olio di canola, nonostante riduca il colesterolo nell’immediato, nel lungo periodo aumenterebbe il rischio di malattie cardiovascolari.

PRO: Secondo una ricerca condotta da Penny Kris-Etheron della Penn State University, grazie al suo contenuto di acidi grassi monoinsaturi, l’olio di canola ridurrebbe il grasso addominale, rappresentando un aiuto efficace nel contrasto della sindrome metabolica.

CONTRO: Questo esperimento da solo non è sufficiente per dimostrare scientificamente i benefici dell’olio di canola rispetto a questa specifica patologia. Occorrono altri studi, più approfonditi e di durata maggiore per poter stabilire una connessione certa tra consumo di olio di canola e diminuzione dell’incidenza della sindrome metabolica.

PRO: l’olio di canola è ricco di omega 3, acidi grassi molto utili per la salute dell’uomo, presenti soprattutto nell’olio di semi di lino, che hanno proprietà antinfiammatorie e sono in grado di abbassare i trigliceridi nel sangue.

CONTRO: Gli acidi grassi contenuti in quest’olio sono del tipo ALA (acido alfa linoleico), ovvero la forma vegetale degli omega3, che devono essere convertiti nelle forme animali EPA e DHA per poter essere assimilati al meglio dal nostro organismo. Secondo alcuni studi, il corpo umano non riesce ad operare questa conversione in maniera efficace. Quindi l’olio di canola, che è considerato particolarmente salutare perché ricco in omega 3 , in realtà non ne fornirebbe un apporto così elevato.

PRO: oltre ad essere inodore e insapore, l’olio di canola presenta un alto punto di fumo. Per questi motivi è particolarmente indicato per friggere.

CONTRO: attraverso la frittura, i grassi trans presenti nell’olio di canola aumentano in maniera esponenziale, passando da percentuali comprese in un range tra 0,5 e 4,2 a un valore pari al 25%.

PRO: l’olio di canola è microbiologicamente puro e sicuro per l’uomo, perché sottoposto a un lungo e standardizzato processo di lavorazione.

CONTRO: questo alimento viene sottoposto a decolorazione e deodorazione attraverso l’uso di solventi, che a volte rimangono nel prodotto finale. In particolare, l’olio di canola potrebbe contenere tracce di esano, una sostanza tossica per l’uomo.

PRO: l’olio di canola contiene composti fenolici che vantano un elevato potere antiossidante.

CONTRO: i composti fenolici sono presenti in buona percentuale nell’olio grezzo. Il processo di raffinazione cui è sottoposto conduce sistematicamente a una notevole perdita netta di queste sostanze.

olio canola bottiglia

Olio di canola, controindicazioni

Oltre ad essere un olio, quindi una sostanza che va consumata con moderazione perché fa ingrassare, l’olio di canola presenta quindi le seguenti controindicazioni:

  • presenza di grassi nocivi (trans e idrogenati)
  • possibile presenza di residui chimici (esano)
  • aumento del rischio di malattie cardiache nel lungo periodo
  • aumento del rischio di obesità
  • aumento del rischio di steatosi epatica
  • indebolimento del sistema immunitario

La sostenibilità ambientale dell’olio di canola

Inizialmente, la varietà di colza utilizzata per produrre l’olio di canola, venne selezionata attraverso il ricorso ai raggi UV. Questo metodo non configura un tipo di modificazione genetica della specie, ma è semplicemente un modo per accelerare normali processi di selezione naturale.

La selezione transgenica avvenne a partire dal 1995, quando la multinazionale Monsanto presentò la prima varietà di colza ottenuta con tecniche di modificazione genetica della pianta, che la resero resistente al glifosato.

Da allora, anche altre compagnie hanno seguito la scia della Monsanto e , ad oggi, possiamo tranquillamente affermare che l’olio di canola che troviamo in commercio sia di origine ogm.

Questa caratteristica non è sostenibile dal punto di vista dell’ecosistema e non è compatibile con coloro che abbiano adottato uno stile di vita rispettoso dell’ambiente e quanto più possibile in sintonia con la natura.

Se è vero che in astratto l’olio di canola sarebbe preferibile rispetto all’olio di palma o di cocco perché non provoca la distruzione delle foreste come nel caso di questi oli, è altrettanto vero che la produzione dell’olio di canola sta mettendo seriamente a rischio la vita delle api.

Il gene presente nella varietà Canadian brassica, necessario per abbattere il contenuto di acido erucico, sta causando la morte di tantissime api.

Per approfondire l’argomento, leggi anche:

OLIO DI COLZA: UN OLIO VEGETALE MOLTO DIBATTUTO. È SALUTARE O DANNOSO?

OLIO DI PALMA: FA MALE DAVVERO?

OLIO EXTRAVERGINE D’OLIVA: CALORIE, PROPRIETÀ E BENEFICI PER LA SALUTE

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Olio di canola, considerzioni finali

Al netto di quanto illustrato e di tutte le argomentazioni esposte finora, possiamo trarre delle conclusioni plausibili sugli effetti dell’olio di canola sulla salute. La composizione chimica di quest’olio è ottima, superiore a quello di molti altri oli vegetali. La bassa percentuale di oli saturi e l’apporto di omega 3 in proporzione di 1:2 con gli omega 6 lo rendono un prodotto potenzialmente benefico per la salute.

Il problema principale consiste nei processi di raffinazione e stabilizzazione cui è sottoposto, che trasformano i grassi buoni in grassi trans e idrogenati, molto nocivi per la salute. Le alte temperature e l’uso di solventi chimici ossidano l’olio e lo irrancidiscono, svuotandolo delle sostanze nutritive che conterrebbe se fosse estratto a freddo.

I grassi polinsaturi, che sarebbero grassi buoni, sottoposti a trattamento termico così invasivo, non solo vengono privati della loro utilità, ma si trasformano in grassi molto instabili. In pratica, la lavorazione industriale dell’olio di canola non solo ne neutralizza le sostanze benefiche, rendendoli inerti, ma le trasforma in elementi nocivi e pericolosi per il nostro organismo.

Pertanto, il problema principale dell’olio di canola risiede nella sua raffinazione e lavorazione su scala industriale.

Se fosse spremuto a freddo e di provenienza biologica, quest’olio costituirebbe senza dubbio un prodotto valido. Ma in questa formulazione è rarissimo e da noi praticamente introvabile Quello industriale,invece, per i motivi illustrati poc’anzi, è altamente sconsigliato, sia a crudo e ancor più come olio per friggere. In ogni caso, anche qualora fosse di provenienza biologica e spremuto a freddo, rimarrebbero le riserve circa la sua sostenibilità dal punto di vista ambientale.

Per tutte queste ragioni, è di gran lunga preferibile consumare olio extra vergine di oliva, che conserva intatti i suoi benefici perché è sempre spremuto a freddo, o magari orientarsi verso altri oli vegetali, preferibilmente di origine biologica e ottenuti comunque con estrazione a freddo.

Angela Petrella

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