L'umbra Alcantara ha vinto in primo grado contro la friulana Miko: la prima sentenza di greenwashing in Italia crea un importante precedente.
L’umbra Alcantara ha vinto in primo grado contro la friulana Miko, entrambe di proprietà giapponese: la prima sentenza di greenwashing in Italia crea un importante precedente
“Le dichiarazioni ambientali verdi devono essere chiare, veritiere, accurate e non fuorvianti, basate su dati scientifici presentati in modo comprensibile“: arriva, non con poca sorpresa, la prima ordinanza cautelare in materia di greenwashing.
Ad emetterla ci ha pensato il Tribunale di Gorizia a seguito di un ricorso d’urgenza presentato da Alcantara, azienda umbra leader mondiale dell’alcantara: è stata così “bloccata” quella che è stata definita la “comunicazione ingannevole” di Miko, produttore di “Dinamica”, usato anche per gli interni di alcune auto.
Il Tribunale ha così emesso una ordinanza cautelare per “ambientalismo di facciata” nei confronti della società friulana. Ma quest’ultima respinge ogni accusa.
Tutto è partito da quel tipo di tessuto utilizzato soprattutto nei rivestimenti delle auto, ma anche di molti arredamenti, che dalla Spagna è sbarcato anni fa in Umbria, nel ternano, facendo di Nera Montorio il quartier generale di Alcantara, divenuta azienda leader mondiale di quel tessuto e dei suoi principi legati alla sostenibilità. Per questo motivo, l’azienda umbra ha presentato ricorso nei confronti di Miko, l’azienda friulana specializzata nello stesso campo di quella umbra e che commercializza “Dinamica”, un materiale le cui caratteristiche green sarebbero – appunto – solo di facciata.
Ritenevamo che quella di Dinamica fosse una comunicazione ingannevole e la Corte ci ha dato ragione, dichiara l’AD di Alcantara, Andrea Boragno.
Ora, secondo il Tribunale di Gorizia:
La sensibilità verso i problemi ambientali è oggi molto elevata e le virtù ecologiche decantate da un’impresa o da un prodotto possono influenzare le scelte di acquisto […] le dichiarazioni ambientali verdi devono essere chiare, veritiere, accurate e non fuorvianti, basate su dati scientifici presentati in modo comprensibile.
E non solo: la prima ordinanza cautelare da parte di un Tribunale italiano – che si è tradotta nello stop alla comunicazione green di “Dinamica” e la pubblicazione della decisione sul sito di Miko, si è registrata su aspetti ritenuti non veritieri, come claim del tipo “L’amica dell’Ambiente” o “Scelta naturale” e “Microfibra ecologica”. Il cosiddetto greenwashing, appunto.
Inoltre, dichiarare che si tratta della “Prima microfibra sostenibile e al 100 per cento riciclabile”, quando le cose non starebbero così, vuol dire arrecare un danno ad un’azienda concorrente e prendere in giro il consumatore.
Sulla faccenda è intervenuta l’organizzazione no profit Save the Planet che ha sottolineato come non è tutto green quello che viene presentato come tale e i danni, in termini di concorrenza, possono essere elevati. L’organizzazione cita un recente studio condotto da McKinsey, secondo cui sono circa il 70% i consumatori che nelle loro scelte di acquisto sono pronti a optare per prodotti eco-friendly rispetto a quelli tradizionali, anche pagando prezzi più elevati.
È evidente quindi come eventuali dichiarazioni non veritiere sul fronte green non solo danneggiano la competitività delle aziende più rigorose – scrivono – ma sono in grado di influenzare i comportamenti dei consumatori, ingannandoli.
Come Save the Planet – ricorda Elena Stoppioni – abbiamo costituito una commissione di appositi esperti che avranno il compito di vagliare e monitorare possibili azioni di greenwashing e, quindi, di comunicazioni scorrette verso i consumatori in termini di sostenibilità. Abbiamo attivato una community sul nostro sito per segnalare potenziali pratiche di questo tipo, anche in forma anonima. Sarà poi cura della nostra commissione valutare se ci saranno gli estremi per un procedimento, previa richiesta di eventuali integrazioni al segnalato. Abbiamo bisogno di distinguere ciò che è green da ciò che è greenwashing per alzare il livello dell’azione ed evitare che il tema della sostenibilità sia solo una vetrina per la comunicazione e di good reputation delle aziende.
La decisione resa dal Tribunale di Gorizia il 26 novembre 2021 è un’ordinanza resa all’esito di un procedimento cautelare/d’urgenza. Entrambe le parti potranno proporre reclamo avverso la decisione entro l’11 dicembre 2021 oppure avviare un eventuale giudizio ordinario. Questi procedimenti potranno confermare l’ordinanza o disporre diversamente circa le condotte di Miko.
La replica di Miko:
L’Ordinanza del Tribunale civile di Gorizia è stata emessa all’esito di un giudizio sommario di natura cautelare avente ad oggetto la scelta di alcune espressioni utilizzate in passato per descrivere il prodotto Dinamica di Miko, non certo il valore del prodotto stesso […]. Miko respinge, pertanto, l’accusa di ‘ambientalismo di facciata’, in quanto l’azienda produce dal 1997 Dinamica, un prodotto innovativo il cui valore è da tempo riconosciuto da clienti internazionali leader di vari settori industriali, a partire da quello dell’automotive.
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Fonte: Miko
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