I supermercati italiani sono ancora pieni zeppi di imballaggi e contenitori di plastica monouso, che stanno contribuendo a far aumentare i tassi di inquinamento. I risultati del nuovo report "Carrelli di plastica" che valuta le principali aziende della GDO sono deludenti
La plastica monouso è una delle fonti principali di inquinamento sul nostro Pianeta. La troviamo ancora ovunque, nonostante esistano delle alternative più ecologiche. Ma ci sono dei luoghi in cui se ne fa un vero e proprio abuso: stiamo parlando dei supermercati. Qui la plastica usa e getta viene impiegata in maniera selvaggia e spesso scriteriata, a partire dagli imballaggi di verdura e frutta (spesso anche in casi in cui non ha assolutamente senso, ad esempio le banane, che hanno già una spessa buccia).
E nonostante sia ormai chiaro a tutti l’impatto devastante della plastica usa e getta, la stragrande maggioranza dei nostri supermercati non ha ancora un piano concreto che prevede l’abbandono o comunque una drastica riduzione di contenitori e rivestimenti monouso, progettati praticamente per diventare rifiuti quasi nell’immediato. A confermare questo desolante scenario è la recente classifica “Carrelli di Plastica”, redatta da Greenpeace e ilfattoquotidiano.it nell’ambito dell’omonima iniziativa editoriale congiunta, nata per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla piaga dell’inquinamento causata dalla plastica.
Il report include le valutazioni relative allo scorso anno sulle principali catene di supermercati del nostro Paese, alle quali è stato sottoposto un questionario. A essere state prese in considerazione sono state le maggiori insegne della GDO, fra cui Conad, Selex, COOP, Esselunga, Gruppo Végé, Eurospin, LIDL e Sogegross, rappresentative di oltre il 70% delle quote di mercato.
Lo scopo naturalmente era quello di valutare in che modo le aziende stanno affrontando il problema legato all’abuso di imballaggi in plastica monouso.
Le aziende sono state valutate sulla base di tre criteri:
- trasparenza, ovvero la disponibilità a rendere note le quantità di plastica usata
- impegni volontari sulla riduzione dell’impiego di plastica, come l’incremento di prodotti venduti in modalità sfusa o con ricarica e il ricorso a materiale riciclato
- il supporto a iniziative politiche, come l’introduzione del sistema di deposito su cauzione (o DRS) per i contenitori di bevande.
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Lo scarso impegno dei supermercati italiani: i risultati dell’iniziativa “Carrelli di plastica”
Fra tutte le aziende “esaminate” soltanto Selex ha un risultato intermedio, grazie agli impegni che riguardano la riduzione della quantità di plastica utilizzata (del 30% entro il 2025) e la volontà di incrementare la vendita di prodotti sfusi o con sistema di ricarica entro il 2025.
Al contrario, le altre insegne di supermercati, nonostante abbiano già avviato iniziative per ridurre l’uso della plastica (in termini di peso) per alcuni imballaggi e incrementare l’utilizzo di materiale riciclato, non hanno ancora una strategia coerente basata su obiettivi ambiziosi e a lungo termine, in particolare per quanto riguarda il riuso.
A ottenere i punteggi più deludenti sono stati il Gruppo Végé (Bennet, Multicedi, Moderna, GDA, ISA, etc) e Sogegross (Basko, Ekom, Doro, etc) che, oltre a non aver risposto al questionario, hanno scarse informazioni sui propri siti web.
Nella lista nera anche Conad, che rappresenta il più grande gruppo operante sul nostro Paese non solo non ha risposto alle domande ma si è classificata agli ultimi posti, raggiungendo un punteggio insufficiente di 10,33 punti sui 100 disponibili.
E quali sono risultati invece i più virtuosi? Per quanto concerne i singoli criteri di valutazione, Esselunga si è rivelata la migliore sulla trasparenza, elemento fondamentale per adottare qualsiasi tipo di impegno. invece, Selex, Coop e Lidl hanno ottenuto i risultati migliori nella categoria impegni volontari. Inoltre, Esselunga e Lidl sono le uniche a dirsi favorevoli all’introduzione del deposito su cauzione (o DRS) per i contenitori di bevande.
Come dimostrano numerose esperienze in altri Stati europei, il DRS permette di massimizzare la raccolta e facilitare il riciclo: un sistema altamente performante che in Italia, a causa dell’assenza da oltre un anno del decreto attuativo, non è mai entrato in vigore.
Ecco l’infografica con i vari risultati:
I supermercati italiani, con la loro dipendenza dal monouso in plastica, non solo contribuiscono all’inquinamento dei mari e del pianeta, ma alimentano la domanda di idrocarburi come gas e petrolio, da cui si produce la plastica, aggravando la crisi climatica. Serve un rapido cambio di rotta, con l’attuazione di misure concrete e ambiziose per incrementare la vendita con contenitori riutilizzabili, a partire dalle aziende leader del mercato come Conad – evidenzia Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace. – In un momento storico come questo è fondamentale adottare soluzioni meno impattanti come il riuso, che diventerà sempre più comune alla luce degli ultimi sviluppi legislativi in Europa.
Proprio di recente la Commissione Ue ha deciso di fare un importante passo avanti per combattere la produzione di inutili imballaggi di plastica e non solo. Fra le varie misure previste dal nuovo regolamento c’è l’incentivo del sistema del vuoto a rendere per le bottiglie di vetro e l’alluminio, la messa al bando delle bustine di zucchero da bar e ristoranti e dei flaconcini monouso dagli hotel, mentre tutti gli imballaggi dovranno essere riciclabili entro il 2030.
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