Si allunga la lista dei prodotti alimentari che, a breve, potrebbero subire rincari. A latte, olio extravergine d'oliva e tonno in scatola, oggi aggiungiamo anche le banane, uno dei frutti più amati e consumati nel nostro Paese. A lanciare l'allarme è Fruitimprese
Al supermercato o dal fruttivendolo presto potremmo veder lievitare anche il prezzo delle banane. La tendenza degli ultimi periodi, purtroppo, l’abbiamo già capita: a causa della crisi energetica, della carenza di materie prime e dell’inflazione, il prezzo di tanti prodotti di uso comune sta aumentando.
Alla base di questo, dunque, una serie di problemi produttivi che sempre più aziende o associazioni di settore stanno sottolineando negli ultimi mesi. Vi abbiamo parlato della situazione del latte, dell’olio extravergine d’oliva ma anche del tonno in scatola.
I rincari non risparmieranno neppure le banane che, forse non sapete, sono tra i frutti più “energivori”. Per farle arrivare sulle nostre tavole, infatti, non solo ci vuole del tempo (arrivano da lontano) e trasporti adeguati, ma la maturazione e conservazione avviene in celle refrigerate, così da evitare anche un veloce deperimento.
A tutto questo si aggiungono ora costi energetici e produttivi maggiori ma anche trasporti e imballaggi più cari.
A sottolineare questa situazione, è Fruitimprese che, a causa dei costi che devono fronteggiare gli operatori in tutta Europa, parla della richiesta di un adeguamento dei listini prezzi del 20-30%:
un incremento che non rappresenterebbe un impegno insostenibile per il consumatore, in considerazione del ridotto valore unitario del prodotto – scrive Fruitimprese.
La banana, però, è da sempre considerata un frutto ricco di proprietà e comodo da consumare, sia per la praticità con cui si sbuccia, sia per la facilità di reperilo e per il costo contenuto. Ma davvero non peserà sulle famiglie un possibile incremento del prezzo del 20-30%, considerando che le banane non sono certo l’unico prodotto più caro?
Un’idea per limitare i costi, secondo Fruitimprese, potrebbe essere quella di razionalizzare gli imballaggi, ovvero ricorrere meno al preconfezionato. Un suggerimento che noi di greenMe abbiamo già dato da tempo, fin da quando lanciammo la campagna #svestilafrutta.
Perché dobbiamo acquistare banane già confezionate utilizzando cartone e plastica quando potremmo metterle semplicemente in un sacchetto biodegradabile o, meglio ancora, in una sportina riutilizzabile?
Il settore chiede comunque anche alle istituzioni di ridurre il prezzo dell’energia, oltre che una transizione ecologica verso sistemi di conservazione che richiedano meno consumi e la possibilità di attingere ai fondi del Parco Agrisolare (incentivi per il fotovoltaico in agricoltura).
Nel frattempo, come sempre, a pagarne le conseguenze sono i consumatori.
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Fonte: Fruitimprese
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