Il problema del difficile approvvigionamento di anidride carbonica sta colpendo non solo il settore dell'acqua minerale ma anche quello della birra. Il primo marchio ad annunciare lo stop momentaneo alla produzione è Menabrea
Ve lo dicevamo in tempi non sospetti, dopo l’acqua minerale frizzante a rischio anche la birra. La motivazione è sempre la stessa: manca l’anidride carbonica. La prima azienda in difficoltà è la Menabrea, che ha già annunciato lo stop momentaneo alla produzione.
Dopo l’acqua Sant’Anna, che ha interrotto del tutto la produzione di acqua frizzante, i problemi annunciati da Pejo e Goccia di Carnia e, più recentemente, San Pellegrino che si è vista costretta ad interrompere (sia pure per soli 2 giorni), la produzione di acqua frizzante, ora è la volta della birra.
Parliamo della Menabrea, uno dei marchi di birra più amati che, proprio per la carenza di CO2, ha interrotto temporaneamente la produzione. Come hanno dichiarato dagli uffici dell’azienda il 20 settembre a La Repubblica:
La carenza di CO2 è un problema anche da noi. Oggi siamo fermi nello stabilimento di Biella, ma domani contiamo di potere ripartire.
Ha spiegato meglio qual è la situazione attuale Pietro Di Pilato, consigliere di Unionbirrai e proprietario del birrificio Brewfist di Codogno:
Il problema nel settore c’è eccome, anche da noi. Ne risentono meno i birrifici più piccoli perché tendono a non utilizzare anidride carbonica nelle fasi di confezionamento, ma quelli di dimensioni medie e grandi pagano le conseguenze della mancanza di materia prima. Non c’è abbastanza anidride carbonica per tutti. Manca soprattutto nella versione liquida: il mio birrificio, per esempio, ne è senza da giugno. Stiamo andando avanti con i pacchi bombole, che però costano circa tre volte tanto e vengono forniti in maniera più discontinua.
Sembra dunque che siano proprio i marchi medio-grandi ad avere i problemi maggiori, anche se per ora lo stop temporaneo è stato annunciato solo dalla Menabrea.
Alla base della carenza di anidride carbonica c’è, come avevamo spiegato in un precedente articolo, il problema dell’aumento dei prezzi dell’energia e delle difficoltà di trasporto.
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