Ogni anno perdiamo 1,3 miliardi di tonnellate di cibo, con un danno che si aggira attorno ai 750 miliardi di dollari. Come? Un terzo del cibo prodotto viene gettato via. E ciò, oltre ad essere un affronto per chi, nel 2013, muore per la malnutrizione, è dannoso anche per il pianeta. A lanciare l'allarme è stata la Fao
Ogni anno perdiamo 1,3 miliardi di tonnellate di cibo, con un danno che si aggira attorno ai 750 miliardi di dollari. Come? Un terzo del cibo prodotto viene gettato via. E ciò, oltre ad essere un affronto per chi, nel 2013, muore per la malnutrizione, è dannoso anche per il pianeta. A lanciare l’allarme è stata la Fao.
Nel suo rapporto “Food Wastage Footprint: Impacts on Natural Resources” (L’impronta ecologica degli sprechi alimentari: l’impatto sulle risorse naturali), l’organizzazione ha evidenziato l’assurdità legata agli sprechi a tavola che non solo causano gravi perdite economiche ma infliggono danni significativi all’ambiente, riducendo allo stremo le risorse naturali su cui l’umanità fa affidamento per nutrirsi.
In particolare lo studio si è soffermato ad analizzare le conseguenze degli sprechi per il clima, l’acqua, la terra e la biodiversità. Per dare un idea, ogni anno il cibo che viene prodotto ma non mangiato prosciuga un volume di acqua equivalente al flusso annuale del fiume russo Volga ed è responsabile dell’aggiunta di altri 3,3 miliardi di tonnellate di gas serra nell’atmosfera. Senza contare le conseguenze economiche, pari a 750 miliardi di dollari all’anno.
Lo scorso anno la Fao aveva calcolato che solo gli sprechi alimentari potrebbero sfamare l’intera Africa.
Achim Steiner, direttore esecutivo del Programma per l’Ambiente delle Nazioni Unite (UNEP), ha però spiegato che questa pessima abitudine potrebbe trasformarsi in un’opportunità, se si riuscisse ad invertire la rotta: “L’UNEP e la FAO hanno identificato i rifiuti alimentari – la perdita e lo spreco di cibo – come una grande opportunità per le economie di tutto il mondo”. In sostanza, evitare gli sprechi in famiglia, nelle scuole, nei ristoranti, nelle imprese ma anche nel commercio al dettaglio sarebbe di per sé già produzione di ricchezza, sia economica che ambientale, riducendo in quest’ultimo caso le emissioni di CO2.
“Tutti noi – agricoltori e pescatori, produttori alimentari e supermercati, governi locali e nazionali, singoli consumatori – dobbiamo apportare modifiche in ogni anello della catena alimentare umana per evitare lo spreco di cibo, in primo luogo, e per il riutilizzo e il riciclo quando non si può”, ha detto il Direttore Generale della FAO José Graziano da Silva. “Non possiamo permettere che un terzo di tutto il cibo che produciamo vada a finire nei rifiuti o vada perso a causa di pratiche inadeguate, quando 870 milioni di persone soffrono la fame ogni giorno”, ha aggiunto.
Cambiare si può, cominciamo subito?
Francesca Mancuso
LEGGI anche:
– Sprechi alimentari: per la FAO potrebbero sfamare l’intera Africa
– Sprechi alimentari: la meta’ del cibo prodotto finisce tra i rifiuti
– Consigli pratici per ridurre gli sprechi alimentari a partire dalla spesa settimanale