Spesa energetica: arriva il carrello che produce elettricità

Arriva un nuovo modo per aiutare la Terra facendo la spesa, il carrello che produce energia.

Arriva un nuovo modo per aiutare la Terra facendo la spesa, il carrello che produce energia camminando. La soluzione, progettata dai designer Kitae Pak e Inyong Jung e presentata su Yanko Design, si aggiunge ai numerosi spunti e consigli che vi abbiamo proposto in questi mesi, come dire no alle buste di plastica, ridurre gli imballaggi al reparto frutta e verdura in 7 modi,  preferire i negozi di prodotti sfusi o fare la spesa con i GAS (Gruppi di Acquisto Solidale).

Carrelli elettrizzanti in tutti i sensi, ridisegnati dotandoli di ruote in grado di immagazzinare l’energia cinetica prodotta dal movimento del carrello stesso successivamente trasformata, da un apposito commutatore, in elettricità disponibile per l’illuminazione del supermercato.

L’energia cinetica immagazzinata viene depositata nell’unità di stoccaggio principale quando il carrello viene riposto in sede. Basta metterli in fila, uno dietro l’altro, per formare una catena energetica!

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I designer Pak e Jung sostengono che l’energia prodotta dai carrelli sia in grado di dare elettricità all’intero supermercato per un mese. Sarà vero?

In ogni caso, una parte dell’elettricità necessaria sarà generata dai carrelli energetici e, riducendo i consumi interni, sarà possibile coprire buona parte del fabbisogno mensile. Il concetto base è l’offerta di un sistema di micro-generazione adatto ai grandi numeri, e quindi grandi store e centri commerciali che, in media, ospitano 10.000 clienti al giorno.

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Per il momento l’ecart è ancora un concept presentato su Yanko design in cerca di qualcuno che lo commercializzi, ma se prodotto, il risparmio di CO2 annuale stimato dagli ideatori sarebbe di circa 196 tonnellate con una notevole e conseguente riduzione dei costi dell’elettricità. Denaro destinabile ad altre attività sicuramente più utili e sostenibili come l’educazione, lo sviluppo e la nutrizione di chi, un centro commerciale non sa nemmeno cosa sia. Un’auspicabile riduzione degli sprechi che parte proprio da quei non-luoghi considerati tra i meno rispettosi dell’ambiente.

Una giornata di shopping che, indirettamente, contribuirà al bene del pianeta.

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