Il latte potrebbe arrivare a costare più di 2 euro al litro entro dicembre, l’allarme di Granarolo e Lactalis

Se non vi sarà alcun intervento da parte del Governo per contrastare l'inflazione, il latte potrebbe arrivare presto a costare 2 euro al litro. A lanciare l'allarme sono due aziende competitor del settore, Granarolo e Lactalis, questa volta unite in un fronte comune per evitare il peggio

L’inflazione e l’aumento dei prezzi non risparmia neppure il latte, un alimento di base nella dieta di molte famiglie. Al momento un litro di latte, a seconda di marche, supermercati e altre variabili, costa circa 1,75 euro (e non è poco!) ma entro dicembre 2022, avvertono i maggiori produttori, potrebbe arrivare a superare i 2 euro al litro.

A lanciare l’allarme, e a chiedere un intervento tempestivo sull’inflazione in corso, sono due aziende leader del settore: Granarolo e Lactalis, in genere competitor ma che in questo caso si sono unite per rivendicare la necessità di un intervento pubblico (e ciò è indice di quanto sia seria la situazione).

I due gruppi lo dicono in maniera molto chiara nel loro comunicato congiunto: il prezzo del latte al consumatore rischia di superare i 2 euro.

Il problema, anche in questo caso, sono i costi di produzione insostenibili, che come abbiamo visto in questi mesi, si stanno facendo sentire un po’ in tutti i settori dove energia e/o gas sono essenziali alla produzione. Ma non si tratta solo di questo.

Le motivazioni del costo aumentato del latte

I due gruppi spiegano così la situazione in cui si trovano:

L’inflazione ha toccato in maniera importante, con numeri a doppia cifra, quasi tutte le voci di costo che compongono la filiera del latte: alimentazione animale (aggravata dalla siccità che riduce sia i raccolti degli agricoltori sia la produzione di latte) che ha reso necessario un aumento quasi del 50% del prezzo del latte riconosciuto agli allevatori, packaging (carta e plastica sono in aumento costante da mesi), ulteriori componenti di produzione impiegati nella produzione di latticini. Oggi, però, la preoccupazione maggiore è rappresentata dall’incremento dei costi energetici che nelle ultime settimane sono aumentati a tal punto da rendere difficile trasferirli sul mercato, in un momento economicamente complesso per le famiglie italiane.

Ricordano poi che è già dalla scorsa primavera che il prezzo del latte al consumatore è aumentato, raggiungendo un costo di 1,75/1,80 Euro/litro (dato Nielsen). Una cifra destinata ad aumentare ulteriormente entro dicembre 2022, andando appunto a superare i 2 euro a litro.

È impensabile che un alimento primario e fondamentale nella dieta italiana possa subire una penalizzazione così forte da comprimerne la disponibilità di consumo – scrivono le aziende.

Fino ad ora Granarolo e Lactalis sono riuscite – anche se con difficoltà – ad assorbire l’inflazione, ma a questo punto sostengono di non farcela più e per questo si chiede un intervento tempestivo del Governo:

Ad oggi l’inflazione ha portato a un aumento di listino del 23/24% ma i costi energetici continuano a crescere in misura esponenziale. Chiediamo un provvedimento transitorio per contenere un aumento dell’inflazione scatenato prevalentemente da questioni geopolitiche e da evidenti fenomeni speculativi. Si rende necessario un intervento urgente del Governo – chiedono all’unisono Gianpiero Calzolari, Presidente di Granarolo e Giovanni Pomella, AD di Lactalis Italia.

C’è da considerare poi che, insieme al latte, sono a rischio anche le 24 mila stalle italiane che ne producono circa 2,7 milioni di tonnellate l’anno, dando lavoro a 200mila persone. La Coldiretti sostiene che, se non si interviene subito, a rischio c’è una 1 stalla da latte su 10. E c’è anche il discorso relativo agli animali: che fine faranno?

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Fonte: Gruppo Granarolo

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