Ferrero smetterà di acquistare olio di palma dall'azienda malese Sime Darby, leader nella produzione di olio di palma sostenibile (!) dopo che un'indagine della dogana degli Stati Uniti ha scoperto che viene prodotto sfruttando i lavoratori. Sime Darby rappresenta lo 0,25% dei volumi di palma di Ferrero
La Ferrero continua ad utilizzare olio di palma nella Nutella e in altri prodotti del suo marchio, un ingrediente chiave per conferire morbidezza e buona conservazione alla nota crema spalmabile ma anche ai cioccolatini.
Ferrero afferma di utilizzare solo olio di palma sostenibile certificato, di cui l’85% proviene dalla Malesia.
Recentemente però, secondo quanto riporta la Reuters, il colosso dolciario (che in questi giorni è particolarmente occupato dalla questione della salmonella che ha contaminato lo stabilimento di Arlon in Belgio) ha deciso di interrompere l’approvvigionamento dell’olio di palma dalla piantagione Sime Darby in Malesia.
Questa decisione è arrivata dopo che gli Stati Uniti hanno fatto sapere di avere le prove che l’azienda ha utilizzato il lavoro forzato per produrre l’olio, poi esportato anche in Italia. Cosa più che mai grave, considerando che Sime Darby è il leader nella produzione sostenibile (!) di olio di palma (una prova in più del fatto che l’olio di palma davvero sostenibile non esiste? Leggi anche: L’olio di palma sostenibile non esiste, parola dell’ONU)
L’indagine della dogana Usa sulle condizioni di lavoro nel sud-est asiatico, condotta nel corso degli ultimi due anni, ha portato a bandire dagli Stati Uniti 6 aziende (tra cui appunto Sime Darby), accusate di sfruttamento dei lavoratori. Nelle piantagioni malesi si tratta per l’80% di migranti provenienti da paesi come Indonesia, India e Bangladesh.
La Reuters scrive che la Ferrero in una mail gli ha fatto sapere che:
Il 6 aprile abbiamo chiesto a tutti i nostri fornitori diretti di interrompere la fornitura a Ferrero di olio di palma e olio di palmisti provenienti indirettamente da Sime Darby, fino a nuovo avviso. Ferrero rispetterà la decisione della US Customs and Border Protection.
Ferrero ha anche affermato che i suoi prodotti e marchi negli Stati Uniti hanno smesso di rifornirsi da Sime Darby già nel gennaio 2021. Tra l’altro l’azienda acquista relativamente poco olio di palma da questa multinazionale malese e comunque non si rifornisce direttamente.
Nonostante questo la scelta, che si unisce a quella delle aziende statunitensi, peserà e non poco sulla reputazione della Sime Darby, che non a caso venerdì scorso ha visto scendere le sue azioni del 4%.
L’azienda comunque ha già replicato alla Reuters sostenendo di aver adottato misure per il rispetto dei diritti umani e promettendo “cambiamenti radicali”, sottolineando anche che Ferrero non è un cliente (come già detto, infatti, la multinazionale italiana acquistava in modo indiretto).
Come forse avrete notato, si torna a parlare sempre più spesso di olio di palma da quando, con la carenza di materie prime dovuta al conflitto in corso, le aziende si trovano costrette a sostituire l’olio di girasole nei prodotti e la scelta potrebbe ricadere proprio su palma e palmisto. Leggi anche: Così l’olio di palma sta per rientrare nei nostri cibi (ma non era mai davvero andato via)
Sempre di questi giorni è poi anche la scoperta di olio di palma contaminato con Sudan IV cancerogeno in Ghana.
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Fonte: Reuters
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