Dall’olio alla pasta fino al tonno in scatola: ecco i 10 prodotti che sono aumentati di più negli ultimi anni

Prezzi alle stelle per i beni di prima necessità: un’analisi di Federconsumatori svela come gli aumenti degli ultimi dieci anni abbiano contribuito a rafforzare le disuguaglianze e a mettere in difficoltà milioni di famiglie italiane

Passeggiando tra gli scaffali del supermercato, nei mercati ma anche al bar, è impossibile non notare come i prezzi di molti prodotti siano lievitati. A pagarne le conseguenze sono soprattutto le famiglie con redditi medio-bassi, costrette a ricorrere a strategie di risparmio sempre più drastiche: dai tagli sul carrello della spesa alla scelta di prodotti scontati o prossimi alla scadenza, fino alla rinuncia a cure mediche.

Secondo un rapporto della Fondazione Gimbe, ben 4,5 milioni di italiani hanno rinunciato a cure sanitarie negli ultimi anni, e di questi circa 2,5 milioni per ragioni economiche. Parallelamente, l’aumento degli acquisti presso i discount (+11,9%) e il calo del consumo di carne e pesce (-16,9%) sono segnali di una situazione critica che continua ad aggravarsi.

A fotografare lo scenario dei rincari che pesano di più sulle famiglie è l’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori che ha monitorato i prezzi di 100 prodotti di prima necessità, confrontando gli attuali con quelli di 10 anni fa e stilando la “top ten” degli aumenti maggiori.

In cima, troviamo alimenti fondamentali per chi segue la dieta mediterranea, come pasta e olio extra vergine di oliva ma anche passate di pomodoro e tonno.

I prodotti che sono aumentati di più

Ecco l’elenco dei prodotti che hanno subito i rincari maggiori negli ultimi 10 anni:

  • Pasta: +84%
  • Olio extra vergine di oliva: +81%
  • Fette biscottate: +64%
  • Riso: +52%
  • Farina: +51%
  • Tonno in scatola: +50%
  • Passata di pomodoro: +50%
  • Zucchero: +39%
  • Pane: +33%
  • Caffè al bar: +20%
top ten aumenti prodotti alimentari

@Federconsumatori

Federconsumatori sottolinea poi un aspetto molto importante:

La percezione di tali aumenti è spesso alterata a causa della shrinkflation e della riduzione di formati delle confezioni.

Leggi anche: Dalla shrinkflation alla cheapflation: i “trucchi” delle aziende per aumentare (di nascosto) i prezzi

La situazione, inevitabilmente, pese sulle famiglie che hanno redditi medio- bassi:

È interessante notare come la dinamica dei prezzi di tutti questi prodotti, negli anni, segni un’accelerata decisamente più marcata rispetto all’andamento dell’indice di inflazione per l’intera collettività, nonché a quello relativo ai prodotti ad alta frequenza di acquisto. Questo dà perfettamente la misura di come l’impatto della crescita dei prezzi, specialmente negli ultimi 3 anni, sia stato determinante e deleterio specialmente per le famiglie con redditi medi e bassi, aumentando così, significativamente, le disuguaglianze nel nostro Paese.

Poche note positive

Non tutti i prezzi sono aumentati: alcuni prodotti hanno registrato un calo, ma si tratta purtroppo solo di eccezioni, che si contano sulle dita di una mano. Federconsumatori segnala in particolare questi 3 alimenti:

  • Cereali da colazione: -29%
  • Biscotti senza lattosio: -26%
  • Pane in cassetta: -20%
prodotti diminuiti di prezzo federconsumatori

@Federconsumatori

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Fonte: Federconsumatori

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