Nei negozi Cuorebio, da quest'anno è possibile trovare le buste biodegradabile in Biocartene anche nel reparto ortofrutta
Ora che è stato finalmente centrato l’obiettivo della messa al bando delle buste di plastica, rimane ancora vivo il problema legato al reparto ortofrutta. Tra i guanti usa e getta e le classiche sportine leggerissime in politilene per pesare gli alimenti sulla bilancia, il problema sembra essere più che mai presente.
Ma in controtendenza rispetto all’utilizzo dei sacchetti di plastica, troviamo i negozi Cuorebio che ormai da anni utilizzano altri materiali, anticipando di gran lunga i tempi della legge. Si tratta di una rete di oltre 260 negozi specializzati in prodotti biologici e biodinamici.
Cuorebio già dal 2004 ha posto un freno all’utilizzo della plastica per le buste della spesa, introducendo le prime borsette in mater-bi, fatte con bioplastiche realizzate a partire da materie prime rinnovabili di origine agricola. Insieme ad esse, erano già presenti anche le shopper in carta, o meglio in ‘Cartafrutta‘, materiale realizzato dal riciclaggio del Tetra Pak.
Ma non è ancora tutto. L’iniziativa più recente, avviata in concomitanza con l’entrata in vigore in Italia del decreto che metteva fine ai classici sacchetti, è quella riguardante l’introduzione per l’acquisto di frutta e verdura, dei sacchetti gratuiti, biodegradabili e compostabili al 100 per cento, realizzati in Biocartene. Quest’ultimo è realizzato a partire dall’amido di patata, sostanza non commestibile. Primo punto a suo favore, cui ne seguono molti altri: molto resistenti, privi di odori e morbidi al tatto, i sacchetti in Biocartene sono riutilizzabili anche per la raccolta dell’umido o ancora per la conservazione domestica di altri prodotti perché secondo Cuorebio “essendo naturalmente traspiranti, proteggono e non creano condensa di umidità“.
Un altro passo avanti nella diminuzione delle emissioni di CO2. Secondo recenti statistiche infatti, in media in un anno ogni famiglia utilizza circa 8 chili di sacchetti di plastica, il cui smaltimento comporta un’emissione di circa 19 chili di CO2 nell’atmosfera. Ridurre tale quantità sarebbe davvero un grosso aiuto per l’ambiente, non credete?
Francesca Mancuso
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