A Bologna nasce il primo supermercato autogestito d’Italia, un’esperienza che segue l’esempio di New York dove esiste un negozio del genere addirittura dal 1973. In questo luogo speciale i clienti sono soci e si impegnano attivamente nello sviluppo e nella gestione dell'emporio.
A Bologna nasce il primo supermercato autogestito d’Italia, un’esperienza che segue l’esempio di New York dove esiste un negozio del genere addirittura dal 1973. In questo luogo speciale i clienti sono soci e si impegnano attivamente nello sviluppo e nella gestione dell’emporio.
Riuscite ad immaginare un supermercato autogestito in cui i clienti sono anche proprietari, commessi, cassieri e magazzinieri volontari? È quello che potremo vedere a Bologna dove, nei primi mesi del 2018, è in programma l’apertura di un emporio di comunità autogestito ovvero un supermercato che punta tutto sulla qualità alta e i prezzi bassi grazie alla collaborazione volontaria dei clienti che sono anche soci e donano qualche ora del loro tempo ogni mese per il buon andamento dell’attività.
Cosa devono fare concretamente i soci? Quello che farebbe un normale commesso, magazziniere o cassiere: posizionare la merce sugli scaffali, occuparsi del magazzino, stare alla cassa, pulire e riordinare, ecc. In questo modo si abbassano considerevolmente i costi di gestione e ciò ovviamente è un vantaggio che si ripercuote sui prezzi dei prodotti. Nessuno ci perde ma tutti ci guadagnano: i fornitori vengono pagati il giusto e nessun lavoratore è sfruttato per poter tenere bassi i prezzi. Naturalmente solo se si collabora attivamente alla gestione del negozio è possibile fare la spesa lì e usufruire dei vantaggi sociali ed economici dell’iniziativa.
Il primo e più celebre negozio del genere è il Food Coop di Park Slope (New York) ma anche a Bruxelles è stato inaugurato un supermercato autogestito e in Francia ne esistono circa 30 dislocati tra Parigi e altre città del paese.
Finalmente questa esperienza arriva anche in Italia e precisamente a Bologna con Camilla. Camilla non è, come si potrebbe pensare, un nome di una persona ma quello di un collettivo che a partire dall’esperienza dei Gruppi di acquisto solidale ha deciso di fare un passo in più.
Sarà realizzato infatti da Alchemilla GAS e dall’Associazione Campi Aperti (Associazione di produttori biologici e contadini del territorio) un emporio autogestito in cui si prediligeranno l’agricoltura locale, biologica ed eco-sostenibile, il rapporto diretto con il produttore, le filiere partecipate e i progetti volti a ridurre le diseguaglianze economiche e a sostenere i diritti dei lavoratori.
Food Coop, il documentario
A raccontare questa esperienza che si sta diffondendo un po’ in tutto il mondo ci pensa un documentario di Thomas Boothe che si intitola proprio “Food Coop” e che potremmo vedere anche in alcune sale italiane a partire dal 14 novembre.
Thomas è un americano che vive a Parigi e ha pensato di replicare l’esperienza di Park Slope. Il documentario racconta proprio lo studio dell’esperienza del primo negozio di New York e i vari passaggi che hanno portato poi al risultato finale praticamente in concomitanza con le riprese del documentario: la nascita di La Louve, un negozio di 1500 mq aperto nel 2016 a Parigi e che oggi vanta circa 13mila soci.
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Il modello del Food Coop sembra davvero buona idea per compare prodotti di qualità e freschi a buon prezzo puntando su un’esperienza sociale che è in grado anche di responsabilizzare i singoli e dargli un ruolo attivo nel buon funzionamento dell’impresa. Insomma un bel progetto di consumo critico e solidale!
Francesca Biagioli