A Bologna il primo farmers market degli agricoltori colpiti dal terremoto in Emilia

Si è svolto oggi a Bologna il primo farmers market dedicato alle aziende agricole emiliane e lombarde colpite dal terremoto con in vendita tutti prodotti salvati dal sisma. Dal Parmigiano Reggiano al miele, dai latticini ai meloni, dall'aceto balsamico di Modena al Lambrusco: fin dal primo mattino turisti e cittadini hanno fatto la file per acquistare i cibi recuperati dal terremoto, dando così il loro piccolo contributo al rilancio delle aziende agricole locali.

Si è svolto oggi a Bologna il primo farmers market dedicato alle aziende agricole emiliane e lombarde colpite dal terremoto con in vendita tutti prodotti salvati dal sisma. Dal Parmigiano Reggiano al miele, dai latticini ai meloni, dall’aceto balsamico di Modena al Lambrusco: fin dal primo mattino turisti e cittadini hanno fatto la file per acquistare i cibi recuperati dal terremoto, dando così il loro piccolo contributo al rilancio delle aziende agricole locali.

La Coldiretti, che ha organizzato il mercato di Campagna Amica di oggi a Bologna, ha stimato che 1 italiano su 4 ha acquistato prodotti alimentari provenienti dalle zone terremotate attraverso GAS e ordini collettivi organizzati in tutto il Paese per sostenere la ripresa del’occupazione e l’economia delle zone colpite: “La spesa “salva aziende” dal terremoto – spiega la Coldiretti – ha avuto tra i cittadini italiani e stranieri una adesione esplosiva che ha contagiato tutti i canali a partire dalla rete dove sono stati aperti centinaia di blog per arrivare alle maggiori catene della distribuzione commerciale che hanno aderito ad azioni di solidarietà fino alle più tradizionali botteghe e ai mercati degli agricoltori di Campagna Amica dove per sostenere i caseifici colpiti sono stati vendute centinaia di migliaia di spicchi di Parmigiano reggiano e Grana padano in poche settimane“.

Tra i banchi presenti oggi al farmer market di Bologna c’erano, ad esempio Monica Ferrarini di Mirandola che conduce una azienda di ortaggi biologici che ha visto azzerata la sua capacità di lavorazione e vendita dei prodotti a causa del terremoto e ha dovuto trasferirsi momentaneamente altrove, ma anche Morselli che coltiva fiori con due magazzini totalmente da abbattere e danni agli impianti automatici di irrigazione con la conseguente morte di molte piante che sono state anche irrigate “a mano. E ancora Alberto Malaguti di San Carlo di Sant’Agostino che ha dovuto evacuare l’azienda che si trova nel pieno della zona del fenomeno della “liquefazione” dei terreni, ma il sisma gli ha danneggiato anche la casa e soprattutto il laboratorio di estrazione e lavorazione del miele, loro unico prodotto.

Una dimostrazione concreta di solidarietà – continua l’associazione – per aiutare la ripresa di un territorio dove si produce quasi il 10 per cento dell’agricoltura italiana e dal quale partono verso l’Italia ed il resto del mondo le più prestigiose produzioni agroalimentari nazionali, dal Parmigiano Reggiano all’aceto balsamico di Modena, dal prosciutto di Parma fino al Lambrusco. Il successo dell’iniziativa – sottolinea la Coldiretti – è un incoraggiamento importante sul piano umano ed economico per gli agricoltori che si sono rimboccati le maniche per ripartire con il proprio lavoro in grado di avere anche un impatto positivo sul piano sociale ed ambientale per il territorio colpito“.

A causa del terremoto l‘agroalimentare in Emilia e Lombardia ha riportato danni per 705 milioni di euro, 400 milioni dei quli provocati alle strutture agricole (fienili, stalle o magazzini). In cima alla lista delle produzioni danneggiate, come sappiamo, spicca il Parmigiano Reggiano, seguito da vicino dal Grana Padano che ha accusato un colpo da 70 milioni di euro e dall’aceto balsamico che conta perdite per 15 milioni di euro.

Le imprese che operano in questi settori hanno solo la possibilità di scegliere se chiudere o ripartire – spiega Coldiretti – poiché le uniche attività che certamente non saranno delocalizzate sono proprio quelle legate all’agricoltura e ai suoi prodotti tipici, dal parmigiano al grana, dall’aceto balsamico tradizionale alle pere tipiche, la cui produzione non puo’ avvenire per legge al di fuori del territorio delimitato dai disciplinari di produzione approvati dall’Unione Europea.

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