Assalto ai supermercati: la psicosi degli italiani sta facendo svuotare gli scaffali

La corsa all'acquisto indiscriminato degli ultimi giorni ha riportato alla mente immagini che avevamo visto durante la pandemia, ma il panico è davvero giustificato?

È ormai psicosi diffusa in tutto il Paese, quella che sta portando molti consumatori a fare provviste e scorte di cibo a lunga conservazione, prendendo d’assalto gli scaffali dei supermercati e dando vita a immagini dal sapore apocalittico che avevamo “assaggiato” durante i mesi bui del lockdown e della pandemia e che pensavamo di esserci messi definitivamente alle spalle.

Effetto del conflitto russo-ucraino, dell’aumento dei prezzi dell’energia e dei trasporti ma, soprattutto, dell’allarmismo dei media che annunciano l’imminente fine di alcune materie prime – come grano, mais, olio di semi di girasole – e che gettano la popolazione nel panico. Ecco quindi che, mentre le automobili si incolonnano presso i distributori di carburante per il pieno, dallo scorso fine settimana è partita anche una corsa all’accaparramento di alcuni generi alimentari.

Come testimoniato dagli scatti che circolano in rete, molti scaffali si sono completamente svuotati. Contestualmente, le catene di supermercati si tutelano come possono dall’acquisto selvaggio e indiscriminato – per esempio, imponendo un tetto massimo per il numero di pezzi acquistabili di determinati prodotti, in modo da garantirne la fruibilità per tutti i clienti.

Ma quali sono i prodotti maggiormente acquistati in questi ultimi giorni? Ai primi posti ci sono certamente quegli alimenti essenziali e a più lunga conservazione come farina, zucchero e pasta; seguono poi prodotti caseari (latte, burro) e surgelati; infine, anche frutta e verdura sono state prese d’assalto, benché siano prodotti più deperibili e da consumarsi entro tempi brevi.

(Leggi anche: Anche da Lidl inizia il razionamento della spesa. Ecco per quali prodotti c’è un limite di acquisto)

Un discorso a parte va fatto per l’olio di semi di girasole, nuovo “oggetto del desiderio” per molti italiani: il maggiore esportatore al mondo di questo prodotto, infatti, è l’Ucraina (60% della produzione e 75% dell’export mondiali) – Paese impossibilitato al momento ad esportare l’olio, a causa del conflitto con la Russia. Non saranno però i consumatori a subire le conseguenze della mancanza di olio di semi, quanto piuttosto le industrie di alimenti processati (sughi, merendine, biscotti, salse…), che sono alla ricerca di sostituti per l’olio ucraino che non alterino la qualità dei loro prodotti.

Tuttavia, malgrado ciò che si vede in alcuni supermercati, le associazioni dei commercianti assicurano sulla presenza delle merci a disposizione dei consumatori e sulla loro reperibilità: i prodotti sono presenti nei magazzini e all’interno della catena di distribuzione. L’assalto repentino agli scaffali rende però difficile per i commessi dei negozi sopperire alle mancanze in tempi altrettanto celeri e il colpo d’occhio degli scaffali vuoti genera il panico ingiustificato fra i consumatori. Insomma, è solo una questione di velocità nei rifornimenti: i prodotti non mancano ma ovviamente, se gli scaffali si svuotano in tempi record, riempirli nuovamente richiede un po’ di tempo.

Insomma, la corsa all’accaparramento di provviste è controproducente e non ha senso in questo momento: i media e i social stanno alimentando una paura ingiustificata, almeno in questa fase del conflitto, costringendo i supermercati a mettere assurde regole anti-accaparramento – quando si potrebbe continuare a fare acquisti in modo normale, come si è fatto fino ad oggi.

Ciò che va temuto è invece un ulteriore aumento dei prezzi degli alimenti al dettaglio, dopo la stangata di inizio anno dovuta ai rincari nei prezzi dell’energia. Secondo i dati di Coldiretti, la spera media degli italiani è destinata ad aumentare, e non poco: +9% per il prezzo della farina, +12% per la pasta, +6% per il pesce +11% per il prezzo del burro, +7% per la frutta, +17% per la verdura. Tali aumenti sono dovuti principalmente ai prezzi più alti dei trasporti:

In un Paese come l’Italia dove l’85% delle merci per arrivare sugli scaffali viaggia su strada l’aumento dei prezzi di benzina e gasolio – sottolinea la Coldiretti – ha un effetto valanga sui costi delle imprese e sulla spesa di consumatori con il rischio di alimentare psicosi, accaparramenti e speculazioni.  L’aumento dei costi si estende all’intera filiera agroalimentare, dai campi all’industria di trasformazione fino alla conservazione e alla distribuzione ed occorre intervenire nell’immediato per contenerli e non far chiudere le attività produttive e distributive essenziali al Paese.

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Fonte: ANSA / Coldiretti

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