Producevano vino di pessima qualità (anzi per meglio dire un prodotto vinoso) a basso costo con l’aggiunta di zucchero e sostanze chimiche spacciandolo poi per un vino Doc, Igt o biologico. A Lecce, ma in realtà anche in altre parti d'Italia, i Nas hanno sgominato 3 associazioni a delinquere che avevano fatto del vino adulterato un vero e proprio business.
Producevano vino di pessima qualità (anzi per meglio dire un prodotto vinoso) a basso costo con l’aggiunta di zucchero e sostanze chimiche, spacciandolo poi per un vino Doc, Igt o biologico. Nella provincia di Lecce, ma in realtà anche in altre parti d’Italia, i Nas hanno sgominato 3 associazioni a delinquere che avevano fatto del vino adulterato un vero e proprio business.
L’indagine denominata “Ghost Wine” dopo una serie di indagini, perquisizioni di aziende del settore vinicolo in Puglia, Campania, Lazio e Abruzzo ma anche intercettazioni telefoniche e riprese video, si è conclusa con l’arresto di 6 persone mentre altre 5 sono ai domiciliari e ulteriori 30 hanno ricevuto un avviso di garanzia in quanto indagate.
Le accuse sono molte e variegate: falsità ideologica, frode nell’esercizio del commercio, vendita di sostanze alimentari non genuine spacciate per genuine, contraffazione di indicazioni geografiche o denominazione di origine dei prodotti agroalimentari, riciclaggio e altro ancora.
Tutto è partito in seguito ad un controllo sospetto all’interno di un’azienda dove erano state trovate enormi sacche di zucchero. A che serviva dato che si produceva vino?
In sostanza la rete criminale utilizzava la pratica della fermentazione alcolica di sostanze zuccherine, ottenute dalla canna da zucchero e dalla barbabietola, riuscendo così ad aumentare il volume del mosto. E a farlo erano veri e propri professionisti dato che il processo enologico illegale si serviva di complesse formule per utilizzare correttamente le miscele zuccherine e altre sostanze.
Il tutto era così ben fatto che le strumentazioni di controllo avevano difficoltà a riscontrare le irregolarità.
Praticamente quello che si è scoperto in seguito alle serrate indagini dei Nas di Lecce era l’esistenza di un sistema commerciale ben organizzato e ramificato il cui scopo era ottenere come prodotto finale un vino a basso costo, che veniva poi però venduto come prodotto di alta qualità a prezzi concorrenziali e in alcuni casi addirittura come Doc, Igt o biologico.
Le aziende vinicole incriminate
Sono circolati anche i nomi delle 4 aziende vinicole coinvolte nello scandalo del vino allungato. I principali indagati sono due enologi e imprenditori agricoli della Megale Hellas Srl, azienda con sede a San Pietro Vernotico (Salento) che è attualmente sotto sequestro.
Altre aziende per le quali sono scattati i sequestri preventivi sono poi: Agrisalento Srl di Copertino; Enosystem Srl di Copertino e Ccib Food Industry Srl di Roma.
Leggi anche:
- Vino di bassa qualità spacciato per Marchesi Antinori: 11 mila bottiglie sequestrate
- Dalla mozzarella con la soda al lifting del pesce: il segreto oscuro e criminale dei prodotti che portiamo in tavola
Francesca Biagioli