Che ci sia mercurio nel tonno lo sappiamo ormai (quasi) tutti, ma la nuova inchiesta shock della Ong Bloom svela dettagli inquietanti e un vero e proprio scandalo ai danni della salute pubblica
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Il tonno in scatola, uno degli alimenti più diffusi sulle nostre tavole, è noto per contenere mercurio, estremamente dannoso per la salute umana. In passato, diversi studi e test avevano già rilevato la presenza di questa sostanza neurotossica nel tonno ma ora una nuova inchiesta, condotta a livello europeo, conferma che il problema è tutt’altro che risolto.
Dopo 18 mesi di indagine, Bloom, Ong specializzata nella conservazione marina, lancia una vera e propria bomba. Nel suo rapporto rivela non solo che tutte le scatolette di tonno testate in Europa contengono mercurio ma anche che le autorità pubbliche e la potente lobby del tonno hanno consapevolmente scelto di favorire gli interessi economici della pesca industriale, a scapito della salute di milioni di consumatori.
Bloom spiega che:
Queste pressioni ciniche hanno portato alla fissazione di una soglia di mercurio “accettabile” tre volte più alta per il tonno rispetto ad altre specie ittiche come il merluzzo, senza che ci fosse la minima giustificazione sanitaria per una soglia differenziata. La contaminazione autorizzata da mercurio nel tonno non è stata fissata arbitrariamente: corrisponde ai livelli più alti di contaminazione riscontrati nel tonno. In altre parole, la soglia di pericolosità non è stata fissata con l’obiettivo di tutelare la salute umana ma solo gli interessi finanziari dell’industria del tonno. Le soglie, fissate dalle autorità pubbliche in complicità con la lobby del tonno, generano quindi una contaminazione diffusa delle popolazioni con conseguenze potenzialmente gravi per la salute.
L’inchiesta sul mercurio nel tonno
Ma partiamo dall’inizio. L’inchiesta di Bloom ha coinvolto 148 scatolette di tonno provenienti da Germania, Inghilterra, Spagna, Francia e Italia. Il pesce è stato fatto testare da un laboratorio indipendente e, sorpresa (o forse no), il 100% del campione è risultato contaminato da mercurio.
Ma non è tutto. Più di una lattina su due testata (57%) superava il limite massimo di mercurio applicato ad altre specie ittiche (0,3 mg/kg). Delle 148 scatole, una confezione della marca Petit Navire, acquistata in un Carrefour City parigino, presentava un contenuto record di 3,9 mg/kg, cioè 13 volte superiore a 0,3 mg /kg.
Ma come mai tanto mercurio nel tonno? Questo pesce, in quanto predatore situato al vertice della catena alimentare, accumula metalli pesanti dalle sue prede e presenta quindi una contaminazione da mercurio dieci volte maggiore rispetto alle specie più piccole. Proprio il tonno, però, è il pesce più venduto in Europa e i rischi sono noti, soprattutto per alcune categorie di persone.
Gli esperti di Bloom scrivono:
L’ingestione regolare di metilmercurio rappresenta – anche in piccole quantità – un grave pericolo per la salute, in particolare (ma non solo) per lo sviluppo cerebrale dei feti e dei bambini piccoli.
Ma veniamo ora alla questione più scottante e controversa su cui punta il dito Bloom: la concessione di limiti troppo alti di mercurio nel tonno e la motivazione di questa scelta.
Perché il tonno ha limiti di mercurio più alti rispetto ad altri pesci?
Un esempio concreto chiarisce la situazione: nel tonno fresco è consentito un limite massimo di mercurio di 1 mg/kg (secondo i calcoli di Bloom, questo equivale a circa 2,7 mg/kg nei cibi in scatola), mentre per il merluzzo è di 0,3 mg/kg. Ma quale è la reale differenza di rischio, considerando che entrambi i pesci vengono consumati e che il tonno è addirittura più popolare? In effetti, non c’è alcuna differenza significativa. Secondo Bloom, sembra che la questione sia stata trattata esclusivamente in termini economici.
Come si legge nell’inchiesta:
La nostra indagine rivela che per definire i livelli massimi di mercurio nel tonno non viene utilizzato alcun metodo che tenga conto delle conseguenze sulla salute di adulti e bambini. Le autorità pubbliche europee, al contrario, scelgono un approccio in totale contrasto con il dovere di tutela della salute pubblica: partono dalla reale contaminazione da mercurio del tonno per stabilire una soglia che ne garantisca la commercializzazione al 95%.Questo è il motivo per cui al tonno, una delle specie più contaminate, viene assegnata una tolleranza massima al mercurio tre volte superiore a quella delle specie meno contaminate (1 mg/kg contro 0,3 mg/kg per il merluzzo, ad esempio). Nessuna ragione sanitaria giustifica questa differenza: il mercurio non è meno tossico se ingerito tramite il tonno.
Un’accusa davvero molto grave. Ma c’è di più.
L’indagine di Bloom ha approfondito anche decenni di elaborazione degli standard di sicurezza alimentare da parte della FAO e dell’OMS, organizzazioni che per anni hanno significativamente influenzato le normative europee. Analizzando documenti ufficiali, l’Ong ha evidenziato che diversi membri del comitato congiunto FAO-OMS sugli additivi alimentari (JECFA) – incaricato di garantire la sicurezza alimentare – risultano legati a conflitti di interesse.
Anche il Codex Alimentarius, creato nel 1963 da FAO e OMS per stabilire standard alimentari internazionali, è oggetto di forti pressioni da parte della lobby del tonno. Il Comitato del Codex sugli additivi e i contaminanti alimentari (CCCF), responsabile della regolamentazione dei contaminanti, è guidato dai Paesi Bassi, uno dei maggiori attori nel settore della pesca industriale. Inoltre, le grandi aziende del tonno hanno regolarmente una rappresentanza diretta nelle delegazioni nazionali che partecipano alle riunioni del CCCF, a differenza delle ONG.
Le cose devono cambiare
Non c’è dubbio che bisogna fare qualcosa, per questo Bloom e l’associazione Foodwatch hanno lanciato un’iniziativa che chiede di cambiare la regolamentazione e proteggere la salute pubblica.
Per fermare l’esposizione su larga scala al mercurio, le due associazioni fanno delle richieste ben precise alle autorità pubbliche:
- fissare per il tonno un livello massimo di mercurio di 0,3 mg/kg, in linea con quello di altre specie ittiche meno consumate, rafforzando i controlli sul pesce più venduto in Europa
- gli Stati membri dovrebbero attivare immediatamente una clausola di salvaguardia che vieti la vendita di tonno con livelli di mercurio superiori a 0,3 mg/kg sul proprio territorio
- bandire prodotti a base di tonno da mense scolastiche, asili nido, case di riposo, reparti maternità e ospedali
Le due organizzazioni hanno avviato anche una petizione internazionale rivolta a 10 dei maggiori distributori europei, tra cui Carrefour, Intermarché e Leclerc in Francia; Carrefour, Mercadona e Lidl in Spagna; Conad, Coop ed Esselunga in Italia; Edeka, Rewe e Aldi in Germania.
Si chiede ai marchi della grande distribuzione di assumersi le proprie responsabilità e di adottare misure concrete per proteggere la salute dei consumatori, tra queste bloccare la pubblicità e promozione del tonno (sarà davvero dura!).
Potete firmare la petizione QUI.
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Fonte: Bloom
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