Garnier Good si presenta come una linea di tinte per capelli con una predilezione per gli ingredienti di origine naturale, ma la realtà è un po' diversa. Nonostante i claim "green", questi prodotti contengono molte sostanze chimiche, come il toluene-2,5-diamine, con profili di sicurezza complessi. Anchela dicitura "senza ammoniaca" può risultare fuorviante per i consumatori
La nuova linea di tinte per capelli Garnier Good promette una colorazione più “naturale” dato che, come si legge sul sito del marchio, la formula (vegana) privilegia appunto ingredienti di origine naturale, ma dietro a questa presentazione allettante, che strizza l’occhio al green, si nasconde una realtà un po’ diversa. Nonostante i claim di sostenibilità e l’assenza di ammoniaca e siliconi, a guardare bene questa tintura non è così “green” come potrebbe sembrare a prima vista.
A far notare alcuni particolari di queste tinte è Altroconsumo che ne ha analizzato la composizione scoprendo che, in fondo, non c’è nulla di particolarmente diverso o più naturale rispetto ad altre in commercio. Il problema è che questi prodotti sembrano tutt’altro perché si presentano molto bene, hanno denominazioni delle nuances come “biondo miele”, “castano cioccolato” e “rosso melograno” e sono confezionate in barattoli che riportano immagini simili a quelle di creme spalmabili.
All’interno delle confezioni di Garnier Good, però, si trovano le classiche componenti di ogni tintura per capelli: una bustina con il colorante e unacon l’acqua ossigenata, che poi vanno miscelate e applicate sui capelli. Gli ingredienti sono solo apparentemente innocui, la realtà è che molti di essi, come toluene-2,5-diamine, m-aminophenol e hydroxybenzomorpholine, presentano profili di sicurezza delicati e complessi.
Altroconsumo scrive:
La maggior parte di questi ingredienti ha un profilo di sicurezza complesso perché si tratta di sostanze che potenzialmente sono in grado di scatenare violente reazioni di sensibilizzazione in alcuni soggetti. Proprio per questo nelle istruzioni di Garnier good viene indicata la necessità di effettuare un test allergico 48 ore prima. Esattamente come riportato nei foglietti illustrativi di tutte le altre colorazioni permanenti.
E poi aggiunge:
Insomma, in questi barattoli c’è qualcosa di molto diverso rispetto a una crema alla nocciola, al caffè o al melograno. Ed è giusto così: se vogliamo ottenere una colorazione permanente, infatti, abbiamo bisogno di una formula complessa ottenuta con ingredienti che reagiscano chimicamente tra di loro e con i capelli.
Anche la presenza di ingredienti come l’ethanolamine, utilizzato al posto dell’ammoniaca, può comportare problemi di sicurezza, il che dimostra che l’etichetta “senza ammoniaca” può essere fuorviante e far ritenere erroneamente al consumatore che la composizione sia più naturale e ben tollerata.
Il marketing spesso esalta l’assenza di alcune sostanze, come appunto l’ammoniaca, ed enfatizza la presenza di ingredienti naturali per creare un’illusione di sicurezza. Tuttavia, è fondamentale approcciarsi a questi prodotti con uno sguardo critico.
È sbagliato cercare di associare una classica tinta per capelli a qualcosa di “naturale”. Non lo è: nemmeno quando sono presenti elementi vegetali (di solito usati in minima quantità solo nel balsamo da applicare a fine trattamento). In generale, sempre più cosmetici si vestono di verde per infondere sicurezza, mostrarsi rispettosi dell’ambiente e attrarre così una platea sempre più vasta di consumatori sensibili al richiamo del naturale. Ma naturale non significa automaticamente che un prodotto sia più sicuro e rispettoso dell’ambiente.
Non facciamoci ingannare neppure dall’aspetto “green” delle confezioni e non parliamo solo di questa linea di tinte, ma più in generale. Ricordiamoci di leggere sempre con attenzione tutto, non solo i claim, con cui vengono pubblicizzati i vari prodotti che intendiamo acquistare.
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Fonte: Altroconsumo
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