I ricercatori tedeschi fanno luce sulla filiera produttiva di una delle bevande più amate, evidenziando sfruttamento dei lavoratori e inquinamento letale da pesticidi per coloro che coltivano le piante di tè
Non c’è nulla di meglio di una bella tazza di tè per riscaldarsi in un pomeriggio di autunno, quando le giornate si accorciano e le temperature si abbassano.
Ma cosa si nasconde dietro una tra le bevande più vendute e consumate al mondo, protagonista di molte tradizioni? Un lato oscuro fatto di pericolosi pesticidi, sostanze chimiche controverse e condizioni di lavoro disumane, come rivela un’indagine fatta dai ricercatori di Öko-Test.
Il test
I ricercatori tedeschi hanno selezionato un campione di 24 tè neri fra i più presenti nei supermercati in Germania, selezionati in un ampio range di prezzo fra prodotti pregiati e prodotti di discount; 10 referenze erano tè biologici.
Ogni referenza è stata sottoposta a delle analisi laboratoriali, nelle quali sono stati valutati diversi parametri:
- residui di pesticidi (con particolare attenzione al cosiddetto “effetto cocktail”, ovvero all’interazione fra pesticidi diversi e alle conseguenze di tale interazione)
- tracce di glifosato
- presenza di clorato (rischioso per la salute della tiroide)
- tracce di tossine vegetali (come gli alcaloidi pirrolizidinici, che possono danneggiare il fegato e sono potenzialmente cancerogeni).
Purtroppo, i risultati del test hanno rivelato la pessima qualità di molti prodotti: in alcuni tè è stata rilevata la presenza di pesticidi classificati come “altamente pericolosi” dal Pesticide Action Network (PAN), vietati nell’UE o non più consentiti nelle coltivazioni di tè nero.
Anche se si tratta sempre di quantità bassissime, inferiori ai limiti legali, gli autori dello studio puntano i riflettori sulla questione dell’interazione tra diversi pesticidi, ancora poco studiata dalla comunità scientifica.
Un altro punto dolente dell’indagine riguarda la presenza di glifosato, erbicida controverso e pericoloso che è stato rilevato in tutte le varietà di tè coltivate convenzionalmente.
La presenza di tutte queste sostanze tossiche, alcune vietate sul nostro mercato, in prodotti che consumiamo anche noi, è spiegata in questo modo dagli autori del test:
I pesticidi sono vietati solo nella coltivazione – sono ammessi residui di questi nel prodotto. Abbastanza bizzarro. In altri Paesi verranno ulteriormente iniettati e l’UE non è così coerente da vietare anche l’importazione di alimenti contaminati proprio da questi veleni iniettabili. Così i pesticidi che i nostri agricoltori non possono più iniettare qui arrivano comunque nei nostri piatti – o nelle nostre tazze.
Infine, le analisi hanno rilevato anche contenuti di clorato che superavano notevolmente i limiti legali. Questa sostanza è in grado di infiltrarsi negli alimenti attraverso l’acqua potabile trattata con cloro o attraverso prodotti per la pulizia.
Potete leggere i risultati dello studio, con i prodotti migliori e peggiori, nel nostro articolo in merito.
Lo sfruttamento dei lavoratori
Un aspetto che non si considera quasi mai, quando si parla di attenzione ai prodotti che scegliamo di acquistare come consumatori, riguarda la manodopera che c’è dietro il prodotto in vendita.
Come vengono trattati i dipendenti lungo tutta la filiera, dalla produzione delle materie prime fino al confezionamento dei prodotti, al trasporto e alla vendita? Quali sono i rischi a cui chi lavora ai prodotti si espone? Quanto inquinamento lasciano sul terreno le nostre scelte di acquisto?
Per quanto riguarda la produzione di tè, le informazioni raccolte da quest’indagine sono drammatiche. Nei Paesi produttori della materia prima – come India, Sri Lanka o Kenya – i dipendenti vivono e lavorano in condizioni disumane, di sfruttamento estremo e di pericolo.
Troppi lavoratori ogni giorno rischiano la salute (e la vita stessa), spruzzando pesticidi vietati nelle coltivazioni senza l’adeguata protezione. Le conseguenze di questa pratica sono spaventose e vanno dai sintomi di avvelenamento fino alla morte.
Si stima che ogni anno, nel mondo, circa 11.000 persone muoiano a causa dell’avvelenamento da pesticidi: si tratta di una tragica realtà che non può essere ignorata.
I lavoratori del tè, tra l’altro, sono spesso costretti a lavorare a cottimo, e ricevono compensazioni così misere che non riescono neanche a coprire le spese di vitto e alloggio.
Tali importi sono lontani anni luce da un salario dignitoso, che dovrebbe includere anche spese per l’istruzione, assistenza medica, trasporti e una piccola somma da poter accantonare per situazioni di emergenza.
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Fonte: Öko-Test
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