Blitz delle forze dell'ordine in diversi supermercati del Lazio in cui si vendevano alimenti scaduti di anni. Sequestrate 6 tonnellate di cibo
La nota insegna dei supermercati nella bufera dopo il maxi-sequestro nel Lazio di alimenti scaduti da anni sarebbe la UniCoop Tirreno, tuttavia estranea ai fatti.
Erano scaduti non da qualche settimana, né da qualche mese, ma addirittura da anni. Eppure, gli alimenti venivano messi in vendita nei banchi frigo e dei surgelati di diversi supermercati del Lazio. A scoperchiare il vaso di Pandora, il corpo dei Carabinieri NAS di Roma, insieme ai Carabinieri del Comando Provinciale di Roma e alla Polizia di Tivoli, che hanno sequestrato tonnellate di cibo, tra cui anche carne e prodotti ittici.
I Nas hanno comunicato gli esiti dell’operazione, senza però specificare quali erano i supermercati al centro del blitz. La maxi perquisizione, come siamo riusciti a sapere da fonti certe, è avvenuta in un deposito e in sei punti vendita legati alla nota catena di supermercati Coop, che però ribadiamo nulla ha a che fare con la vicenda.
Alimenti scaduti da anni e in cattivo stato di conservazione
La maxi perquisizione è avvenuta in un deposito e in sei punti vendita affiliati alla nota catena di supermercati, tutti riconducibili ad un imprenditore 63enne, adesso indagato per i reati di frode in commercio di sostanze alimentari nocive e in cattivo stato di conservazione. Sono ben sei in totale le tonnellate di cibo sequestrate dalle forze dell’ordine.
Nei vari negozi (che al momento non sono stati resi noti dalle forze dell’ordine), sparsi fra Tivoli, Roma e Latina, molti degli alimenti scaduti da anni erano stati già messi in vendita: tra questi anche carne, pesce, salumi, latticini e insaccati. Un vero pericolo per la salute dei poveri clienti, ignari della frode. E diversi prodotti erano anche totalmente privi di tracciabilità. Ad essere posto sotto sequestro pure un intero magazzino con due celle frigorifero e tre congelatori.
A quanto pare, quindi, i punti vendita in questione appartenevano a Unicoop Tirreno, che li aveva ceduti per il risanamento all’imprenditore 63enne. Quest’ultimo ha pensato bene, però, di mettere a rischio la salute dei consumatori in nome del profitto.
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Fonte: NAS
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