A meno di due mesi dall'entrata in vigore della Sugar Tax, le associazioni di categoria chiedono al Governo l'eliminazione dell'imposta
Ci troviamo ancora a parlare della cosiddetta Sugar Tax, l’imposta maggiorata sulle bevande zuccherate ed edulcorate che ha l’obiettivo di scoraggiare il consumo di bevande il “cui eccessivo utilizzo può generare un aggravio di spesa pubblica, connesso alla conseguente necessità di assicurare appropriate cure attraverso il Servizio sanitario nazionale”.
La tassa si traduce in una maggiorazione di di 10 euro per ettolitro nel caso di prodotti finiti e 0,25 euro per kg nel caso di prodotti predisposti a essere utilizzati previa diluizione.
Introdotta dalla Legge di Bilancio del 2020, la sugar tax è stata oggetto di dibattito feroce negli ultimi anni (mentre in altri Paesi, come il Regno Unito, è già approvata).
Sembrava che tutto fosse risolto, con la sentenza della Corte costituzionale che dichiarava non fondata la questione di legittimità costituzionale dell’articolo 1, commi 661-676, della legge e ne disponeva l’entrata in vigore, senza ulteriori slittamenti, il primo luglio 2024.
Eppure, in questi giorni, si è tornato a parlare di Sugar Tax e della possibilità di rinviare ancora l’introduzione di questa imposta – addirittura al 2026!
Da una parte c’è il Governo, che spinge verso la definitiva entrata in vigore della tassa, dall’altra ci sono i produttori di bevande zuccherate, che vedono la Sugar Tax come una minaccia ai loro guadagni.
Un tentativo di compromesso è rappresentato da un emendamento della maggioranza al decreto Superbonus, che dimezza il peso della tassazione (da 10 a 5 centesimi al ettolitro litro e da 25 a 13 centesimi al chilogrammo).
La maggiorazione ridotta, però, dovrebbe durare solo fino al 2026, quando la tassa dovrebbe raddoppiare e raggiungere prezzo pieno.
Ovviamente il compromesso non è stato accettato dalle associazioni sindacali di settore, che considerano questa legge superflua e dannosa per una fascia di prodotti, le bevande zuccherate, che stanno già conoscendo un periodo di crisi.
In una dichiarazione riportata dalla rivista Il Salvagente Giangiacomo Pierini, presidente di Assobibe (associazione di Confindustria che rappresenta i produttori di bevande analcoliche in Italia), afferma:
Chiediamo al Governo di continuare a lavorare per individuare soluzioni utili al rinvio di misure puramente ideologiche dannose per il Paese perché aumentano l’inflazione, penalizzano i cittadini e affossano le imprese nel picco di produzione in vista della stagione estiva.
Vanno evitati gli effetti della tassa su tutti gli anelli della Filiera, stimati da Nomisma in una contrazione delle vendite (-16%), degli investimenti (-46 mln), degli acquisti di materia prima (-400 mln), oltre ai rischi occupazionali conseguenti (-5 mila posti di lavoro).
Oltre ai rappresentanti delle industrie interessate dalla nuova tassa, anche le associazioni dei lavoratori della filiera produttiva e della distribuzione esprimono preoccupazione per le conseguenze negative che l’approvazione della Sugar Tax potrebbe avere su migliaia di lavoratori.
Ci teniamo a ricordare, come dimostrato nei Paesi in cui questa imposta già esiste, che l’obiettivo della Sugar Tax non è tanto quello di “fare cassa” o di mettere in atto una strategia proibizionistica.
L’imposta vuole essere un disincentivo per i consumatori all’acquisto di bevande zuccherate che, come spieghiamo spesso nei nostri articoli, creano dipendenza (soprattutto nei consumatori più piccoli) e concorrono a un aumento del rischio di insorgenza di molte patologie croniche – dal diabete all’obesità.
Quanto tempo dovrà ancora passare prima dell’approvazione di questa tassa?
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