Succhi d’arancia dal sapore amaro: il lato oscuro delle “nostre” spremute confezionate

Un test mostra che non tutti i succhi d'arancia hanno la stessa qualità e le condizioni dei lavoratori non sono sempre buone

Le condizioni in cui i contadini di Brasile, Messico, Egitto e Sud Africa raccolgono le arance per il nostro succo per la colazione a volte sono davvero amare.

Il succo d’arancia è una bevanda molto apprezzata, soprattutto per la prima colazione. Per valutare qualità e condizioni dei lavoratori che lo producono, Öko-Test ha confrontato 20 differenti marche.

In una delle sue ultime indagini, la rivista tedesca Öko-Test  si è concentrata sull’analisi di alcuni succhi d’arancia acquistati nei supermercati tedeschi. La maggior parte delle referenze sono vendute esclusivamente in Germania ma il test fornisce comunque delle indicazioni utili anche a noi consumatori italiani.

Per il test sono stati presi a campione 20 succhi d’arancia (di cui 5 biologici), tutti con il 100% di frutta (anche se alcuni utilizzavano il concentrato). Ogni prodotto è stato analizzato secondo diversi parametri:

  • aspetto, odore e gusto
  • presenza di residui di pesticidi
  • contenuto di vitamina C

Il test ha valutato però anche le condizioni dei braccianti agricoli che raccolgono le arance che, nei prodotti presi a campione, provenivano principalmente dall’America Latina, oltre che le condizioni di lavoro nelle fabbriche. A tutte le aziende è stato somministrato un apposito questionario per poter segnalare questi aspetti della produzione.

I risultati

Solo 8 succhi su 20 hanno ottenuto un punteggio “buono” e nessuno il massimo. Anche in questo caso il test mostra che non sempre i prodotti più costosi sono anche quelli che assicurano una migliore qualità e trasparenza.

Per quanto riguarda il sapore, solo 3 succhi hanno ottenuto un “molto buono” nel test sensoriale (tutti succhi non concentrati) ma molti altri non hanno convinto gli esperti. Alcuni prodotti presentavano riflessi di colore brunastro, il che potrebbe indicare un inizio di deterioramento e dunque non proprio la freschezza che un consumatore vorrebbe trovare.

Il succo d’arancia è considerato una buona fonte di vitamina C. Tuttavia non sempre è così e alcuni prodotti presentavano un livello al di sotto del contenuto minimo di vitamina C di 200 milligrammi per litro raccomandato nelle linee guida per i succhi di frutta.

D’altra parte, c’era un prodotto che aveva aggiunto vitamina C, che secondo gli esperti del test era superflua. Le arance contengono abbastanza vitamina C naturale, ma per ottenerla è sempre meglio orientarsi su una spremuta fresca.

La buona notizia è che il laboratorio non ha rilevato pesticidi in nessuno dei succhi. 

Lo sfruttamento “amaro” dei contadini

Tutti i succhi d’arancia prodotti in modo convenzionale provengono dal Brasile, i succhi biologici del test hanno le loro origini in Messico, Paraguay, Sud Africa, Spagna ed Egitto. Quali sono le condizioni per i lavoratori nelle piantagioni e nelle fabbriche di succhi? Non “dolci”!

Sul fronte dei diritti dei lavoratori e della trasparenza,  gli autori del test si mostrano soddisfatti che tutti i fornitori hanno risposto ai questionari (cosa non scontata) e in alcuni casi hanno inviato ampi documenti e ricevute per dimostrare le loro affermazioni. 10 su 20 sono riusciti a mostrare tutta la loro catena di approvvigionamento.

Ma gli esperti tedeschi segnalano una delusione in merito ai prodotti biologici:

Nonostante le cooperative di coltivazione più piccole e le filiere più corte, solo due di loro hanno mostrato piena trasparenza.

Gli studi dimostrano che – scrive la rivista – i lavoratori agricoli spesso guadagnano troppo poco per poter assicurare cibo, vestiti, istruzione e assistenza sanitaria a loro e alla loro famiglia e spesso vi è una mancanza di sicurezza sul lavoro.

I prodotti che vantavano l’etichetta Rainforest Alliance sono stati considerati dal test i migliori, quelli che garantivano una maggiore tutela ai lavoratori e più alta trasparenza sulle informazioni.

I risultati sulle marche che, come dicevamo, sono tipiche del mercato tedesco, non ci interessano in questo caso più di tanto. Vi segnaliamo comunque che tra i prodotti che hanno ottenuto “buono” c’è il Selevita 100% Orange di Lidl.

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Fonte:  Öko-Test

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