La shrinkflation è una pratica utilizzata dalle aziende per ridurre le dimensioni dei loro prodotti senza aumentarne il prezzo (che in realtà risulta comunque più alto a fronte di un quantitativo minore di prodotto). I nostri lettori ci hanno segnalato alcuni "restringimenti" che riguardano lo yogurt. Ma si tratta davvero di shrinkflation?
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Nell’ultimo anno, molti consumatori attenti hanno iniziato a notare un fenomeno che riguarda i prodotti venduti nei supermercati e di cui vi abbiamo parlato spesso. Si tratta della “shrinkflation”, pratica utilizzata dalle aziende per ridurre le dimensioni dei prodotti senza però diminuire contemporaneamente il prezzo.
Una sorta di rincaro mascherato insomma, un “restringimento” del prodotto che risulta essere di peso o volume minore rispetto a quello a cui erano precedentemente abituati i consumatori. Questa strategia consente alle aziende di mantenere i prezzi invariati, a fronte però di un cambiamento (di cui non tutti si accorgono).
Una pratica del tutto legale, lo diciamo subito, anche se indubbiamente controversa e sulla quale anche l’Antitrust ha annunciato un monitoraggio “al fine di verificare se possa avere rilevanza ai fini dell’applicazione del Codice del Consumo, con particolare riferimento alla disciplina in materia di pratiche commerciali scorrette”.
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Tra gli alimenti e i prodotti colpiti da questa tendenza che – lo ricordiamo – non è un nuova ed è globale, vi è un po’ di tutto: dagli snack al cibo per animali, dai gelati alle patatine, dai pacchetti di fazzoletti ai detersivi, dalla pasta agli yogurt (di cui vi parliamo oggi).
Attenzione, però, non tutto ciò che è più piccolo può essere considerato un caso di shrinkflation. Vi avevamo parlato, ad esempio, della nuova linea di pasta Barilla trafilata al bronzo, venduta in confezioni da 450 grammi invece che nella classica da 500 grammi.
In questo caso per tale scelta, che ci può apparire insolita, non si può parlare di shrinkflation. Con questo termine ci si riferisce esclusivamente a prodotti già in commercio in formati più grandi che poi appunto si “restringono”.
La shrinkflation negli yogurt
Il “restringimento” degli yogurt è un problema che riguarda anche l’Italia. Se guardiamo con attenzione nel banco frigo dei supermercati possiamo notare contenitori più piccoli o anche uguali a prima ma con all’interno un quantitativo minore di prodotto.
Tuttavia, il prezzo rimane invariato (o in certi casi addirittura aumenta), portando ad una diminuzione del rapporto qualità-prezzo per i consumatori.
Già diversi mesi fa, alcuni nostri lettori ci hanno segnalato lo yogurt greco Fage Total, passato da una confezione da 500 g a 450 g.
E anche la confezione piccola si è ridotta da 170 g a 150 g.
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Ora una nuova segnalazione riguarda lo yogurt Vipiteno che anche visivamente, come potete vedere dalla foto che ci ha inviato una nostra lettrice, risulta di due dimensioni differenti.
Nel caso dello yogurt magro, la confezione non è da 500 g ma è da 400 g. In questo caso, però, il consumatore ha l’opportunità di notare subito la differenza.
La replica di Vipiteno
In seguito al nostro articolo e alla segnalazione della nostra lettrice, Vipiteno ci ha scritto per chiarire meglio la questione.
L’azienda fa sapere che quella dello yogurt da 400 grammi è:
una scelta fatta ben oltre 11 anni fa (esattamente nel 2012) per avere un formato (appunto da 400g) adatto per i consumi di nuclei familiari più piccoli. Pertanto, non si tratta di nessun nuovo lancio e/o operazione di sgrammatura tesa a mascherare “aumenti nascosti”, essendo l’articolo presente sul mercato da oltre un decennio.
Anche il prezzo al chilo:
rimane sostanzialmente proporzionato (euro/kg) tra le varie insegne che trattano questi articoli (ferma restando l’autonomia della distribuzione di determinare in autonomia il prezzo di vendita al pubblico).
Di seguito un esempio:
Quindi possiamo concludere che, dato che il formato da 400 grammi esiste già da anni così come l’altro da 500 grammi, e il prezzo al chilo è proporzionato, non si può definire questo un caso di shrinkflation.
Ringraziamo l’azienda per aver chiarito.
Come difenderci dalla shrinkflation
Le multinazionali in questo periodo di crisi, alle prese con maggiori costi energetici e rincari delle materie prime, sembrano essere sempre più attirate dalla possibilità di ridurre le confezioni e di conseguenza i prodotti.
Come consumatori, però, abbiamo il diritto di difenderci. Come? Innanzitutto è bene leggere sempre attentamente l’etichetta dei prodotti che intendiamo acquistare. Questa può rivelare, guardando il peso, eventuali variazioni rispetto al consueto.
Ricordatevi anche di considerare il prezzo al chilo e non quello del singolo prodotto. Questi consigli valgono anche in caso di offerte.
Vi invitiamo a segnalarci eventuali casi di shrinkflation che notate al supermercato.
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