Nuovo caso di shrinkflation segnalato in Francia: il gelato Carte d'Or si è "ristretto" e il marchio ha addirittura pubblicizzato il cambiamento come un vantaggio per i consumatori (che così hanno più spazio in freezer!). Chi acquista, però, non ama farsi prendere in giro
Si parla sempre più spesso di shrinkflation, ovvero della riduzione delle dimensioni di un prodotto senza che a questo “restringimento” corrisponda anche una diminuzione di prezzo. In Francia, questa pratica poco trasparente da parte dei produttori (spesso i consumatori non vengono avvisati dalle aziende e non si accorgono della differenza), è al centro dell’attenzione e uno dei nuovi casi segnalati riguarda una nota marca di gelato.
Parliamo del Carte d’Or, il cui packaging (ma di conseguenza anche il peso che è passato da 900 ml a 700 ml) ha subito una drastica riduzione in altezza e larghezza, suscitando molte polemiche tra i consumatori.
L’operazione di “restringimento” è stata in questo caso segnalata dall’azienda produttrice stessa attraverso un messaggio presente su tutte le nuove confezioni di gelato dove si legge: “nuovo formato, risparmia spazio nel congelatore“. Tuttavia, la cosa non è stata molto gradita dai consumatori che si sono chiesti come una riduzione così evidente potesse essere giustificata addirittura come un vantaggio per loro.
La logica dietro il restringimento del gelato è in realtà tutt’altra e si basa sull’idea di controllare il prezzo di vendita al consumo per gestire la domanda.
Come ha spiegato , esperto francese di grande distribuzione:
Carte d’Or è tipicamente un esempio di shrinkflation “utile”: controllare il prezzo di vendita al consumatore per regolare la domanda. Il gelato è un prodotto “costoso” (almeno più di una confezione di yogurt) e non necessariamente indispensabile. Quindi sensibile al prezzo. L’inflazione generale (che Unilever voleva scaricare) presentava il rischio di un calo della domanda con un PVC (prezzo di vendita al consumatore, n.d.r) superiore a 4€ (e una minore competitività rispetto al grande concorrente La Laitière). Per questo motivo si è deciso di ridurre il formato del 22% a cui si aggiunge per il momento (prima degli allineamenti intermarca) un aumento del PVC dell’8%.
Provare a “mettere una pezza” facendo notare un presunto vantaggio, in casi come questi, non basta a far passare un cambiamento così rilevante (in negativo) per i consumatori addirittura come qualcosa di cui essere contenti. Ai consumatori, giustamente, non piace essere presi in giro.
Tutto questo accade in Francia ma, come è tristemente noto, anche in Italia la situazione non è molto diversa. A far notare come questo fenomeno sia diffuso nel nostro Paese è stato recentemente Massimiliano Dona, avvocato dalla parte dei consumatori molto noto sui social, che ha realizzato un video su Instagram mostrando alcuni dei marchi “furbetti” che hanno messo in pratica la shrinkflation.
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Fonte: Olivier Dauvers
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