Sai davvero cosa c’è nel tuo cacao in polvere? Nesquik tra i peggiori del nuovo test tedesco

Un nuovo test sul cacao in polvere ha trovato ancora troppo zucchero in quasi tutte le referenze, ma anche la presenza di alcuni contaminanti come oli minerali e cadmio. Tra i prodotti peggiori, anche stavolta troviamo il cacao più noto e acquistato: il Nesquik (Nestlé)

La rivista tedesca Öko-Test torna ad analizzare uno dei prodotti più amati dai bambini per la prima colazione o la merenda: il cacao in polvere. Per la nuova indagine sono state prese a campione 16 polveri di cacao, di cui 7 biologiche.

Si tratta di referenze tipiche del mercato tedesco ma non può mancare ovviamente il cacao in polvere più noto e acquistato anche in Italia, il Nesquik Nestlé.

In laboratorio, ogni cacao (tutte le marche scelte presentavano il prodotto come rivolto specificatamente ai bambini) è stato analizzato per:

  • contenuto di zuccheri e grassi
  • metilxantina (teobromina, caffeina)
  • contenuto di cacao in polvere
  • presenza di cadmio
  • presenza di oli minerali
  • contaminazione con germi quali enterobatteriacee, E. coli, salmonella e muffe

Sono state controllate anche le etichette dei prodotti per valutare eventuali carenze nella dichiarazione dei valori nutrizionali, la dimensione della porzione specificata e le indicazioni del Nutri-Score.

Dato che si tratta di cacao, materia prima molto controversa in termini ambientali ma soprattutto dei diritti dei lavoratori, gli esperti tedeschi hanno chiesto ai vari produttori informazioni sulla trasparenza lungo la loro filiera, sulle certificazioni esistenti, sul pagamento dei salari minimi e altro.

Inoltre, è stato chiesto se e come ogni azienda assicura e controlla  il rispetto dei diritti umani fondamentali nella loro catena di approvvigionamento ed evita il lavoro minorile.

Per quanto riguarda gli aspetti ambientali della coltivazione del cacao, è stato chiesto se l’uso di pesticidi altamente tossici era proibito e come si garantiva che nessuna foresta fosse disboscata illegalmente per la coltivazione del cacao.

I risultati

Öko-Test sintetizza così i risultati del nuovo test sul cacao in polvere (il precedente era stato condotto nel 2019 e ve ne avevamo parlato QUI):

Inquinanti, zucchero, aromi e tanto margine di miglioramento in fatto di commercio equo e solidale: questi i problemi della nostra prova sul cacao.

Secondo quando scoperto (anzi per meglio dire confermato) dal nuovo test, il cacao in polvere può contenere tracce (entro i limiti) di oli minerali come il MOSH e cadmio (metallo pesante), due sostanze potenzialmente pericolose in quanto, come ricordano gli esperti tedeschi:

I MOSH si accumulano nel tessuto adiposo umano e nel fegato. Sono probabilmente il più grande contaminante nel corpo umano e si trovano in sette polveri di cacao nel test. Il metallo pesante cadmio, contenuto in cinque polveri, si accumula soprattutto nel fegato e nei reni e può danneggiare gli organi per un lungo periodo di tempo.

Nulla sembra essere cambiato anche sotto il fronte dello zucchero, davvero eccessivo in questi prodotti: sono 10 su 16 le bevande che contengono più dell’80% di zucchero.

Proprio lo zucchero è ancora l’ingrediente principale nelle polveri di cacao (e non il cacao come ci si aspetterebbe). La cosa è particolarmente preoccupante se pensiamo che si tratta di prodotti principalmente rivolti ai bambini.

Come sottolinea Öko-Test:

Con una sola porzione di alcune polveri di cacao nel test, i bambini consumano già più zucchero di quanto raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) al giorno.

Coltivazione del cacao e condizioni dei lavoratori

Anche le condizioni di coltivazione del cacao rimangono problematiche e le violazioni dei diritti umani continuano ad essere un serio problema da affrontare. Il cacao viene infatti coltivato nei paesi del Sud del mondo e la filiera non è sempre trasparente:

Pochissimi produttori hanno documentato completamente la catena di approvvigionamento per il lotto che abbiamo testato. Solo due volte abbiamo ricevuto prove fino ai piccoli agricoltori , che abbiamo utilizzato per tracciare completamente la filiera. Altri li portavano solo al fornitore di cacao.

Secondo gli esperti tedeschi, i certificati Fairtrade e Rainforest Alliance sono ora lo standard minimo per la polvere di cacao nel test ma, nonostante i buoni propositi, queste certificazioni “presentano aree grigie”.

Un esempio riguarda il salario minimo:

Il prezzo minimo, fissato da Fairtrade e integrato da un premio, ha lo scopo di garantire la sussistenza finanziaria degli agricoltori. In teoria questo è buono e meglio regolato rispetto alla Rainforest Alliance, che prevede anche un piccolo premio ma nessun prezzo minimo. In realtà, però, è evidente che anche il prezzo minimo è tutt’altro che sufficiente in molti luoghi. Nessuna certificazione garantisce salari dignitosi. I prodotti con certificazioni biologiche sono leggermente migliori.

C’è poi il discorso che riguarda l’uso di pesticidi tossici che danneggiano la salute dei coltivatori e l’ambiente. I fornitori dovrebbero almeno garantire che non vengano usati quelli inseriti nell’elenco dei più pericolosi dal Pesticide Action Network (PAN) .

Ma delle 338 sostanze, sia Fairtrade che Rainforest Alliance coprono meno della metà. Anche qui i prodotti biologici hanno un vantaggio, poiché la stragrande maggioranza dei pesticidi è vietata nella coltivazione biologica.

Infine, un ultimo problema è l’abbattimento illegale di foreste pregiate per dare spazio agli alberi di cacao, un caso non raro.

Come avrete capito, dietro alla nostra polvere di cacao si nasconde una situazione estremamente complessa, sia in termini di contaminazione del prodotto stesso che ambientale e dei diritti dei lavoratori.

Il cacao peggiore

Dal test non emergono dei veri e propri prodotti consigliati, nessuno ottiene infatti un semaforo completamente verde.

Raggiungono un soddisfacente o sufficiente alcune referenze tipiche del mercato tedesco, tra cui il Goody Cao di Lidl (che non sappiamo però se sia lo stesso identico prodotto venduto in Italia).

cacao sufficiente

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

cacao bio test

@ÖkoTest

Proprio come nel test precedente, il cacao peggiore si conferma essere il Nesquik, insieme al Kaba, giudicati “insufficienti”, insieme alla referenza biologica Caribo.

Nella referenza Nesquik sono stati trovati:

  • troppo zucchero
  • idrocarburi saturi di olio minerale (MOSH)
  • aromi aggiuntivi

Al noto prodotto viene contestata anche la coltivazione del cacao, la trasparenza e la pubblicità. Su Öko-Test si legge:

Con il proprio programma Cocoa Plan, il produttore Nestlé cerca di presentarsi come pioniere nella coltivazione equa e sostenibile del cacao con opuscoli colorati e parole fiorite. Ma se diamo un’occhiata più da vicino, c’è poco dietro dal nostro punto di vista.

In merito alla pubblicità scrive invece:

Nestlé pubblicizza sfacciatamente che un bicchiere di Nesquik “come porzione di latte” può “contribuire a una colazione equilibrata” accanto a ogni sorta di cibi sani. I copywriter omettono di dire che il valore aggiunto è dovuto solo al latte e non alla bomba di zucchero contenente cacao.

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cacao peggiore test

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Fonte: Öko-Test

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