Sai cosa si nasconde nella tua tazza di tè nero? Pesticidi (anche vietati) e terribili condizioni dei lavoratori

Un nuovo test condotto in Germania rivela la presenza di pesticidi (anche vietati nell'Ue) e altri contaminanti controversi in alcuni tè nero. Altro problema che emerge dall'indagine sono le terribili condizioni di lavoro nelle piantagioni di tè, soprattutto in India, Sri Lanka e Kenya

Il tè, dopo l’acqua, è la bevanda più consumata al mondo, con una storia e una tradizione secolari. Tra le varietà più popolari c’è senza dubbio il tè nero e proprio su questo si è concentrato l’ultimo test della rivista dei consumatori tedeschi ÖKO-TEST.

L’analisi è stata condotta su un campione di 24 tè neri, di cui 10 erano biologici. I tè sono stati selezionati in un ampio range di prezzo, con costi variabili da 1,13 euro a 13,80 euro per 100 grammi, dunque si trattava sia di prodotti di supermercati e discount che di produzioni più pregiate.

Come è stato condotto il test

Questi i principali parametri utilizzati per valutare le diverse referenze:

  • Residui di pesticidi: i residui sono stati cercati nelle foglie di tè e non nell’infuso
  • Glifosato: sebbene sia consentito nell’UE, la sua presenza preoccupa gli esperti
  • Interazione tra pesticidi: in quanto il cosiddetto “effetto cocktail” è ancora poco studiato
  • Clorato e tossine vegetali: oltre ai pesticidi, il test ha esaminato il contenuto di clorato, che può danneggiare la tiroide se consumato in quantità eccessive, e la presenza di sostanze vegetali tossiche, come gli alcaloidi pirrolizidinici, che possono danneggiare il fegato e sono potenzialmente cancerogeni
  • Condizioni di lavoro: un aspetto importante del test è stato il monitoraggio delle condizioni di lavoro nelle piantagioni di tè

I risultati

Dalle analisi di laboratorio emerge la presenza in alcuni tè di pesticidi vietati nell’UE o non più consentiti nelle coltivazioni di tè nero. Si trattava sempre di quantità bassissime, inferiori ai limiti legali, ma la questione dell’interazione tra diversi pesticidi preoccupa gli esperti e non poco.

Sono stati individuati un totale di 12 diversi pesticidi, molti dei quali classificati dal Pesticide Action Network (PAN) come “altamente pericolosi”. Tra questi il Tiaclopride che è sospettato di essere cancerogeno, e il Probargit, che è valutato dall’Agenzia europea dei prodotti chimici (ECHA) come “presumibilmente cancerogeno”.

Non poteva mancare ovviamente il glifosato, erbicida controverso che è stato rilevato in tutte le varietà di tè coltivate convenzionalmente.

Il valore massimo rinvenuto in un prodotto è stato di 7 diversi pesticidi contemporaneamente, di cui 2 il cui utilizzo non è consentito nell’UE.

Ma come è possibile che nelle nostre tazze finisca un tè che contiene pesticidi vietati nell’UE? Questa la risposta degli esperti tedeschi:

I pesticidi sono vietati solo nella coltivazione – sono ammessi residui di questi nel prodotto. Abbastanza bizzarro. In altri paesi verranno ulteriormente iniettati e l’UE non è così coerente da vietare anche l’importazione di alimenti contaminati proprio da questi veleni iniettabili. Così i pesticidi che i nostri agricoltori non possono più iniettare qui arrivano comunque nei nostri piatti – o nelle nostre tazze.

Il laboratorio ha anche rilevato contenuti di clorato che superavano notevolmente i limiti legali. Questa sostanza è in grado di infiltrarsi negli alimenti attraverso l’acqua potabile trattata con cloro o attraverso prodotti per la pulizia. Il suo consumo eccessivo e prolungato può causare problemi, inibendo l’assorbimento dell’iodio e potenzialmente creando problemi alla tiroide.

Inoltre, alcuni tè contenevano veleni vegetali sotto forma di alcaloidi pirrolizidinici, derivanti da erbacce accidentalmente raccolte insieme alle foglie di tè. Sorprendentemente, due dei prodotti testati avevano superato il limite legale di questi alcaloidi in misura superiore al 50%.

Le condizioni dei lavoratori

Il problema più grande del tè nero non è rappresentato solo dai possibili residui nella nostra tazza, ma dalle condizioni disumane in cui lavorano molte persone nelle piantagioni, in luoghi come India, Sri Lanka o Kenya.

Troppi lavoratori ogni giorno rischiano la salute (e la vita stessa), spruzzando pesticidi vietati nelle coltivazioni senza l’adeguata protezione. Le conseguenze di questa pratica sono spaventose e vanno dai sintomi di avvelenamento fino alla morte. Ogni anno nel mondo, migliaia di persone muoiono a causa dell’avvelenamento da pesticidi, una tragica realtà che non può essere ignorata.

Leggi anche: Siamo avvelenati dai pesticidi: 385 milioni di casi all’anno nel mondo (e sono sottostimati)

I lavoratori del tè, tra l’altro, sono spesso costretti a lavorare a cottimo, e ricevono compensazioni così misere che non riescono neanche a coprire le spese di vitto e alloggio. Tali importi sono lontani anni luce da un salario dignitoso, che dovrebbe includere anche spese per l’istruzione, assistenza medica, trasporti e una piccola somma da poter accantonare per situazioni di emergenza.

Per quanto riguarda la valutazione delle condizioni di lavoro e della trasparenza nella catena di approvvigionamento, solo due fornitori hanno ottenuto un punteggio “molto buono”.

I (pochi) tè “puliti”

In questo caso, la classifica dei tè migliori non ci interessa più di tanto dato che si tratta soprattutto di referenze tipiche del mercato tedesco.

tè migliori

Solo 2 tè, comunque, ottengono “molto buono”, altri buono e dunque sono consigliati, diversi altri raggiungono un “soddisfacente”, tra questi il tè nero venduto alla Lidl (che però non sappiamo se sia lo stesso presente nei punti vendita italiani del marchio), penalizzato in quanto contiene tracce di 3 pesticidi e glifosato.

test tè nero lidl

La referenza Twinings testata strappa una sufficienza. 5 tè, infine, vengono completamente bocciati.

tè nero twinings test

Non sappiamo quale sia la situazione del tè nero venduto in Italia, ci auguriamo che presto venga effettuato un test simile prendendo a campione le marche più note sul nostro mercato.

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Fonte: ÖKO-TEST

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