Oli minerali cancerogeni, pesticidi e altre sostanze controverse e pericolose: ecco il "condimento" delle patatine alla paprica in busta, analizzate dai ricercatori tedeschi
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Le patatine in busta sono uno snack molto goloso, apprezzato da grandi e piccini, consumato in occasione di una festa, durante un aperitivo o in compagnia di un bel film.
Non è un segreto, però, il fatto che le patatine in busta siano un cibo non molto sano, il cui consumo andrebbe evitato (o quantomeno limitato al minimo): si tratta di prodotti ultraprocessati, che subiscono molte trasformazioni prima di essere imbustati, ricchi di grassi, aromi e sostanze controverse.
Ma quanto fanno male le patatine in busta? Molto più di quello che immaginiamo, come dimostra l’ultima indagine condotta dalla rivista tedesca Öko-Test, che ha analizzato diverse confezioni di patatine alla ricerca di residui di pesticidi, acrilammide, oli minerali e altre sostanze controverse
Il test
I ricercatori tedeschi hanno selezionato un campione di 20 confezioni di patatine aromatizzate alla paprica; in sette casi si trattava di prodotti biologici.
In generale, come dimostrano anche le infografiche qui sotto, i prodotti analizzati hanno disatteso gli standard di qualità e salubrità imposti da chi ha condotto lo studio.
Solo un prodotto su venti ha ottenuto un punteggio elevato ed è stato classificato come “ottimo”, altri sei campioni hanno ricevuto il giudizio “buono”, mentre quasi la metà dei prodotti analizzati contiene così tante sostanze nocive da esserne sconsigliato il consumo.
Trattandosi di un test condotto in Germania, tutte le referenze o quasi sono disponibili solo sul mercato tedesco. Sarebbe interessante, però replicare un test simile anche su prodotti venduti nel nostro Paese.
L’analisi dei ricercatori tedeschi si è concentrata sulla presenza di sostanze chimiche controverse e pericolose che, in molti casi, sono state trovate in quantità eccessive – tanto da rappresentare un rischio per la salute dei consumatori.
Acrilammide
I ricercatori tedeschi hanno evidenziato livelli pericolosi acrilammide in otto dei prodotti analizzati. Si tratta di una sostanza cancerogena presente in molti alimenti a base di amidacei che subiscono processi di cottura (in forno o in frittura) o di tostatura.
Pane, biscotti, fette biscottate, crackers, merendine confezionate, caffè ne contengono alti livelli – insieme alle patatine fritte, sia confezionate che prodotte al momento.
La cosa interessante che emerge dallo studio tedesco è il fatto che i campioni di patatine provenienti da agricoltura biologica sono risultati essere quelli con i maggiori livelli di acrilammide. Gli autori suggeriscono una possibile spiegazione a questo:
Nell’agricoltura biologica è vietato l’uso di inibitori della germinazione. Per poter conservare le patate a lungo, sono necessarie temperature comprese tra due e quattro gradi Celsius.
Tuttavia, l’ambiente freddo provoca l’accumulo di zuccheri come glucosio o fruttosio nel tubero. Questi a loro volta possono contribuire alla formazione di livelli più elevati di acrilammide durante i processi di frittura.
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Oli minerali
Tracce di idrocarburi aromatici degli oli minerali (MOAH) si trovano in moltissimi dei cibi che consumiamo quotidianamente – dal latte formulato all’olio extravergine, dalle creme spalmabili ai biscotti, dai dadi da brodo alla margarina ai vegan burger.
L’analisi sulle patatine alla paprica ha riscontrato principalmente idrocarburi saturi di petrolio, sostanze potenzialmente cancerogene che si accumulano nell’organismo, amplificando così la loro tossicità.
Esteri glicidilici degli acidi grassi
Le analisi hanno evidenziato la presenza di esteri glicidilici degli acidi grassi solo in quattro campioni: si tratta di sostanze che si sviluppano durante la formazione di olii e grassi vegetali.
Tali sostanze, elaborate all’interno del nostro organismo, possono trasformarsi in glicidolo, una sostanza pericolosa per i reni e potenzialmente cancerogena.
Altre sostanze chimiche
Infine, dall’analisi tedesca è emersa la presenza di 1,4-dimetilnaftalene, utilizzato in sostituzione del clorprofam (attualmente vietato in UE) per la conservazione delle patate nel lungo periodo.
Questa sostanza, inquinante per le acque e per il terreno, è stata trovata in ben tredici dei prodotti analizzati – di cui due biologici.
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Fonte: Öko-Test
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