Quali sono i prodotti di tutti i giorni che contengono PFAS?

Si parla molto di PFAS, ma sai in quali prodotti che usi ogni giorno (o quasi) si trovano davvero? Scopriamo i principali oggetti di uso comune in cui si nascondono queste sostanze chimiche pericolose e persistenti

Negli ultimi anni, l’attenzione verso i PFAS, sostanze per- e polifluoroalchiliche, è aumentata considerevolmente. Conosciuti negli Stati Uniti come “forever chemicals“, questi composti chimici sono noti per la loro straordinaria resistenza all’acqua, al grasso e alle macchie, motivo per cui vengono utilizzati in una vasta gamma di prodotti di uso quotidiano.

La preoccupazione sorge però dalla loro capacità di persistere nell’ambiente e nel corpo umano senza degradarsi. I PFAS, infatti, si accumulano sia nell’acqua che nel suolo, e possono entrare nel nostro organismo attraverso il consumo di alimenti contaminati o il contatto con oggetti trattati.

Diversi studi hanno rivelato che l’esposizione a questi composti può avere gravi impatti sulla salute, tra cui un maggior rischio di malattie del fegato, disturbi ormonali e problemi al sistema immunitario. Di conseguenza, cresce la preoccupazione riguardo alla presenza di queste sostanze in prodotti di uso comune.

Ma dove si trovano esattamente i PFAS nelle nostre case? Ecco 10 oggetti dove spesso si “nascondono”.

Padelle antiaderenti

Le padelle antiaderenti sono uno degli esempi più noti di prodotti contenenti PFAS. In questo caso, i noti composti chimici vengono usati per creare superfici che impediscono agli alimenti di attaccarsi durante la cottura. Anche se l’uso di PTFE (politetrafluoroetilene), un tipo di PFAS, è stato ridotto nei modelli più recenti, molte padelle economiche e di vecchia generazione possono ancora rilasciare questi composti nel cibo.

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Giacche impermeabili e abbigliamento outdoor

Un altro esempio di prodotti contenenti PFAS sono le giacche impermeabili e altri articoli di abbigliamento tecnico, come le tute da sci o le scarpe da trekking. Per rendere questi indumenti resistenti all’acqua e allo sporco, i produttori li trattano con alcuni PFAS.

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Cosmetici

I PFAS sono presenti anche in molti cosmetici, tra cui fondotinta, mascara, rossetti e creme per il viso, dove questi composti chimici vengono utilizzati per conferire ai prodotti maggiore durata e resistenza all’umidità. L’uso di PFAS in questo tipo di prodotti suscita però molta preoccupazione per la potenziale esposizione attraverso l’assorbimento cutaneo.

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Cibo contaminato

I PFAS sono stati trovati in diverse specie ittiche e in alcuni alimenti come il sale marino e persino nel latte. Queste sostanze possono accumularsi nei tessuti degli animali e nei pesci a causa della contaminazione dell’acqua o dei terreni. L’esposizione può avvenire quindi attraverso il consumo di cibi contaminati, contribuendo all’assorbimento di PFAS nel nostro corpo.

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Contenitori e imballaggi per alimenti

Non è solo il cibo che acquistiamo ad essere a rischio PFAS, ma anche gli imballaggi con cui viene confezionato. I contenitori per il take-away, i cartoni della pizza e la carta per alimenti che resistono all’olio o all’umidità possono essere trattati con PFAS. Se da un lato i PFAS impediscono che grassi e liquidi si trasferiscano sui prodotti, dall’altro possono migrare dai contenitori al cibo e, successivamente, al nostro organismo.

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Tappeti e moquette

Anche la nostra casa può nascondere PFAS, in particolare in prodotti come tappeti, moquette e tessuti per arredamento. Per rendere i materiali più resistenti alle macchie e facili da pulire, vengono trattati con queste sostanze chimiche. Sebbene la presenza di PFAS in questi oggetti non sia così diretta come nei cosmetici, nell’abbigliamento o peggio ancora nel cibo, l’esposizione può avvenire attraverso il contatto con i prodotti che li contengono.

Cartucce per stampanti e toner

Molti prodotti da ufficio, come le cartucce per stampanti laser e i toner, contengono PFAS. Questi composti chimici sono utilizzati per migliorare la qualità della stampa e per garantire una maggiore durata. Sebbene non siano in contatto diretto con il nostro corpo, l’inquinamento ambientale derivante dall’uso di questi materiali può contribuire alla diffusione dei PFAS.

Strumenti da cucina in teflon

Oltre alle padelle, anche altri utensili da cucina, come spatole e mestoli in teflon, possono contenere PFAS. Questi prodotti, spesso utilizzati per evitare che i cibi si attacchino durante la cottura, possono rilasciare micro-particelle di PFAS quando vengono sottoposti a alte temperature.

Carta forno e pellicole

La carta forno e le pellicole per alimenti, che spesso troviamo nelle cucine, sono un altro esempio di prodotti che possono contenere PFAS. Questi materiali sono trattati con sostanze chimiche per renderli resistenti al calore e all’umidità. La carta forno utilizzata per cuocere o conservare alimenti può rilasciare PFAS nel cibo, specialmente quando esposta a temperature elevate.

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Imbottiture di mobili e materassi

Mobili come divani, poltrone e materassi possono contenere PFAS, soprattutto per via del trattamento anti-macchia applicato ai tessuti. L’esposizione diretta può avvenire nel tempo, specialmente se i materiali vengono usati frequentemente o se si verificano danni alla superficie trattata.

Mentre alcuni di questi prodotti sono difficili da evitare completamente, come nel caso degli imballaggi alimentari o dei vestiti impermeabili, è importante essere consapevoli delle alternative disponibili. In ogni caso, conoscere dove si trovano i PFAS può aiutarci a ridurre l’esposizione a questi pericolosi composti chimici.

Vuoi saperne di più sui PFAS?

A chi desidera approfondire il tema dei PFAS, consigliamo di ascoltare la seconda stagione del podcast “Ehi Erica, parliamo di PFAS?”, un progetto di Erica Srl nato per fare chiarezza su questi inquinanti “eterni”. In otto episodi, il podcast esplora le origini, gli effetti sulla salute e le problematiche che i PFAS rappresentano per tutti noi, con contributi di esperti e cittadini.

Nell’episodio conclusivo, la direttrice di GreenMe Simona Falasca intervista Edoardo Slavik, per discutere soluzioni e prospettive future nella lotta contro questi inquinanti.

Puoi ascoltare “Ehi Erica” su tutte le principali piattaforme di streaming, tra cui Spotify.

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