Le aziende alimentari che infrangono le promesse sulla riduzione della plastica

Secondo una nuova indagine, due terzi degli impegni a diventare più ecologici quanto all’utilizzo della plastica falliscono o vengono abbandonati. Ecco come le aziende alimentari e delle bevande europee infrangono i propri impegni e come una legge ad hoc potrebbe ritenerle responsabili

La maggior parte delle promesse sul minor uso della plastica falliscono o non se ne sente parlare più. Una a caso: nel 2009, il colosso alimentare francese Danone fece una promessa ambiziosa: entro due anni, il 20-30% della plastica utilizzata nelle bottiglie d’acqua sarebbe stata realizzata con materiali riciclati. Sarebbe stato un passo nella giusta direzione nella lotta contro l’inquinamento globale da plastica, ma è stata una promessa mantenuta? Non proprio e, anzi, quasi nessuna azienda mantiene i propri impegni.

Lo mettono in evidenza Deutsche Welle (DW) e l’European Data Journalism Network (EDJNet)m che hanno posto in esame alcune delle più grandi società europee di produzione alimentare e di bevande.

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Tra queste ci sono le prime 10 aziende italiane nel settore, per vendite, escluse le sussidiarie e quelle con sede in Paesi esteri:

  • Aia
  • Cremonini
  • Veronesi
  • Agricola tre valli
  • Inalca
  • Lavazza
  • Gesco (Amadori)
  • Casillo
  • Granlatte

alle quali è stata aggiunta Ferrero, tra le principali aziende europee, ma con sede in Lussemburgo.

La plastica non è solo uno dei principali prodotti a base di combustibili fossili come petrolio e gas naturale: è anche uno dei più duraturi. Le bottiglie di plastica, ad esempio, possono richiedere fino a 450 anni per disintegrarsi totalmente. I pezzi di microplastiche, lo sappiamo, danneggiano allo stesso modo ambiente, animali ed esseri umani, inquinando gli oceani, il suolo e persino l’aria.

E l’industria alimentare e delle bevande è uno dei maggiori inquinatori di plastica al mondo.

Cosa (non) fanno le aziende

Secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, nel 2019, 79 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica sono state rilasciate nell’ambiente attraverso perdite terrestri o acquatiche, incendi a cielo aperto o discariche. Ciò rappresenta oltre un quinto del totale globale.

Le aziende hanno mantenuto le promesse di ripulire il loro atto? Danone, per esempio, no. Entro il 2014, l’obiettivo dell’azienda sulla plastica riciclata era cambiato:

L’obiettivo è raggiungere un tasso del 25% di PET riciclato entro il 2020, si legge sul loro sito web.

danone plastica

©DW

Gli sviluppi nel settore del riciclaggio più ampio, alcuni dei quali sono fuori dal controllo delle aziende, influenzano anche la quantità di PET riciclato che può essere integrato. Ma nel 2020, Danone utilizzava ancora solo il 20% di PET riciclato nelle sue bottiglie d’acqua in tutto il mondo e per il 2025, a 14 anni dalla sua prima scadenza, Danone si è posta un nuovo obiettivo: il 50% di plastica riciclata nelle bottiglie d’acqua.

In generale, il report ha individuato 98 promesse fatte in relazione alla volontà delle aziende di ridurre la plastica negli ultimi due decenni.

37 di queste dichiarazioni avrebbero già dovute essere operative, invece il 68% ha chiaramente fallito l’obiettivo oppure l’azienda ha fatto perdere le sue “tracce”, nel senso che hanno lasciato cadere l’argomento o più semplicemente hanno spostato più avanti la scadenza.

plastica aziende

©DW

Quanto alle aziende italiane, queste hanno fatto solo 5 promesse sugli imballaggi in plastica, nessuna mantenuta (due infrante, due ambigue e una fissata per il 2025).

La Ferrero ha iniziato ad aumentare la quantità di PET riciclato utilizzato negli imballaggi secondari nel 2010 ( le promesse sono otto, delle quali solo una mantenuta, relativa all’aumento dell’utilizzo di rPet negli imballaggi secondari, e 5 future). La società svizzera di imbottigliamento Coca-Cola Coca-Cola HBC, invece, ha lanciato una bottiglia realizzata al 100% con PET riciclato per quattro dei suoi marchi di acqua nel 2019, dopo averlo annunciato l’anno prima.

plastica aziende

©DW

In definitiva? Va molto male. Nei prossimi anni, l’Unione euroepe ha in programma di attuare una legislazione più approfondita sulla plastica nell’ambito del piano d’azione per l’economia circolare, che includerà obiettivi per il riciclaggio della plastica e misure per evitare che gli imballaggi divengano rifiuti inutilizzabili.

E il cambiamento è assolutamente necessario: la produzione globale di plastica è ancora in crescita e si prevede che continuerà a farlo nei prossimi decenni.

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Fonti: DW / EDJNet)m

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